Acque agitate in casa Conserve Italia dopo l’informativa dell’11 novembre scorso, che la cooperativa ha fornito al coordinamento delle rappresentanze sindacali del gruppo. Un incontro di routine, annuale, che quest’anno ha messo in evidenza alcune difficoltà economiche che renderanno necessaria una riorganizzazione dei costi, operazione che secondo i primi propositi manifestati dai vertici aziendali non interesserà, se non marginalmente, i lavoratori dipendenti, mentre l’intenzione sarebbe quella di agire soprattutto su quadri e dirigenti.
La situazione prospettata verbalmente, pur non essendo drammatica, ai sindacati ha fatto accendere la classica “lampadina”, così come una certa preoccupazione ha serpeggiato mercoledì scorso fra i lavoratori dello stabilimento di Pomposa, uno dei più importanti per dimensione e livelli occupazionali, nel corso dell’assemblea sindacale durante la quale sono stati riportati i contenuti del coordinamento. Per i dipendenti dello stabilimento, operai e impiegati (160 a tempo indeterminato e circa 900 avventizi nei periodi di maggiore occupazione), a rischio potrebbero essere i premi di produzione, ma il taglio maggiore sui costi del personale dovrebbe interessare il gruppo dirigente: su questo versante, infatti, una quindicina di collaborazioni cesseranno (4-5 entro quest’anno e 7-8 nel 2014), in parte per il raggiungimento dell’età pensionabile. Il tutto con l’obiettivo di coprire il buco di circa 4,5 milioni di euro di disavanzo che si è registrato quest’anno a causa di una concomitanza sfavorevole di circostanze.
Una cosa è certa: pur non trattandosi, per come prospettata, di una situazione di profonda crisi di Conserve Italia – che mantiene comunque un fatturato consolidato e volumi di vendita invariati – sulle reali intenzioni del gruppo i sindacati vogliono vederci chiaro, tanto da aver chiesto la riconvocazione del coordinamento per i 20 novembre, per poter avere dall’azienda un documento scritto sul persorso di riorganizzazione che si intende mettere in campo. Verbalmente il presidente di Conserve Italia, Maurizio Gardini, avrebbe dato garanzie sul mantenimento dei livelli occupazionali degli stabilimenti italiani (sono nove in tutto, oltre ai tre stabilimenti in Francia e a quello in Spagna) per i prossimi anni. Il “buco” di bilancio che si è venuto a creare, oltre a essere figlio di una crisi che ha investito tutto il settore alimentare per il calo dei consumi, deriva in buona parte anche dall’alluvione della maremma grossetana che ha interessato lo stabilimento di Albinia, finito sott’acqua, per il quale l’azienda ha deciso di investire ben 25 milioni di euro per poterlo rimettere in funzione.
Si tratterà probabilmente di stringere la cinghia per un certo tempo e rivedere alcuni meccanismi di gestione, soprattutto nello stabilimento di Pomposa che risulta l’unico a non aver raggiunto quest’anno gli obiettivi di produzione, essendo il più condizionato dall’andamento della campagna inn quanto stabilimento per la trasformazione di prodotti freschi.
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