Ce n’è veramente per tutti i gusti, sia che si vada alla ricerca dei profumi e dei sapori della Valcellina (una splendida valle alpina che si distende sinuosa lungo l’omonimo fiume Cellina e che separa le Prealpi Carniche dalle Prealpi Bellunesi) sia che si approfitti di un weekend per andare a cercare tartufi: l’invito è quello di andare alla scoperta delle valli dai sapori antichi dominate dalle cime delle Dolomiti Friulane. L’autunno è il periodo migliore per gustare i limpidi panorami e i sapori autentici di questi luoghi, dove raccogliere funghi, castagne, frutti autunnali, tartufi è una tradizione ancora vivissima, la cucina semplice, contadina ma ricca di fantasia (con contaminazioni provenienti dalla tradizione veneta della Serenissima e dalle cucine d’Oltralpe) fa riscoprire gusti antichi, la gente dedica ai prodotti stagionali feste e cibi.
Pitina, formaggio asìno, tartufi. Il prodotto più tipico di queste valli genuine e ricche di storia nel cuore delle Dolomiti Friulane è la pitina, presidio Slow Food, nato nell’Ottocento dalla necessità di conservare la carne di selvaggina che non si poteva consumare subito. Venivano perciò create delle polpette, spolverate con farina di polenta e messe sotto la cappa del focolare: per affumicarle si usava il legno di ginepro. Ancor oggi la pitina è un sorta di grossa polpetta ottenuta esclusivamente da carne di ungulati, ingentilita da erbe aromatiche, sale, pepe, passata nella farina di mais, affumicata e stagionata. La si gusta cruda, a fette (ma deve avere più di 40 giorni) con polenta o pane casereccio; oppure cotta, con le fette scottate velocemente nel burro, servite su una polentina morbida e cosparse di un po’ di ricotta fusa: molteplici sono comunque le ricette di cui è alla base, proposte nei ristoranti della zona. Può essere prodotta solo in Valcellina, Val Colvera e Val Tramontina. Poco lontano troviamo un altro Presidio Slow Food: la cipolla di Cavasso e della Val Cosa, una cipolla dalla tunica rossa con riflessi dorati, croccante e dolce, da mangiare sia cruda, che piccante.
Prelibati anche i formaggi: ricotta fresca e affumicata, caciotte, Montasio Dop, cao ovvero la prima crema di latte appena munto, caprini. Tradizionale è il formaggio asìno, di pasta bianca fatto con latte bovino, originario della zona Vito d’Asio (da cui il nome) e di Clauzetto: deve il suo particolarissimo sapore, sapido e leggermente piccante, alle salamoie – le “salmuerie” gelosamente conservate nei tini di legno, vecchie anche di decenni – in cui viene fatto maturare. Altra specialità è il formadi dal cjt, preparato con formaggio tagliato a pezzettini – proveniente da forme non perfettamente amalgamate – ricoperto di latte, panna e aromi naturali. Mescolato fino a creare una crema densa, veniva conservato in un recipiente di pietra: il “cit”. In autunno, ecco un’altra chicca di questo territorio: i tartufi, per i quali è nota la zona di Solimbergo, una frazione di Sequals, un piccolo comune di 2.300 abitanti in provincia di Pordenone che ha dato i natali al grande pugile Primo Carnera, campione mondiale di pugilato nella categoria dei “massimi” all’inizio degli anni ’30.
Il Consorzio Turistico Piancavallo Dolomiti Friulane ha messo a punto con Turismo FVG (Friuli Venezia Giulia) una serie di pacchetti per una breve vacanza alla scoperta dei sapori e delle tradizioni autunnali del territorio. I pacchetti – che puntano i riflettori anche sui Presidi Slow Food, quale è, appunto, la pitina – propongono due o tre notti in hotel o agriturismo, cene con prodotti e piatti tipici locali, visite a cantine e aziende agricole, degustazioni, corsi di cucina locale. Per ogni proposta c’è inoltre tutto un territorio da scoprire, con le sue bellezze naturalistiche e artistiche. Non mancano i pacchetti a tema che si possono scoprire visitando i siti del Consorzio Turistico Piancavallo Dolomiti Friulane e di Turismo FVG.
Info e prenotazioni: Dolomiti Friulane: 0427 71775 – info@piancavallodolomitifriulane.it – www.dolomitifriulane.info. Turismo FVG numero verde 800 016 044, www.turismofvg.it.
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