Politica
1 Ottobre 2013
Malgauti e Di Martino criticano le decisioni dei vertici. Cimarelli: "No comment fino a quando sarà fatta chiarezza"

La crisi di governo apre le falle nel Pdl ferrarese

di Ruggero Veronese | 5 min

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admin-ajax (4)“Non rilascerò dichiarazioni sulla questione nazionale fino a quando non si sarà fatta chiarezza tra i gruppi parlamentari”. Risponde con un deciso “no comment” il coordinatore provinciale del Pdl Luca Cimarelli alle domande sul futuro del suo partito e sui possibili risvolti sul piano locale della crisi di governo aperta sabato scorso dalle dimissioni collettive dei parlamentari e ministri del più influente partito di centrodestra. Una situazione che negli ultimi giorni ha creato il caos non solo nell’esecutivo ma in tutto il Popolo della Libertà, diviso tra berlusconiani e “diversamente berlusconiani”, per usare le parole del vice premier Angelino Alfano, che ha risposto con toni tutt’altro che concilianti al duro editoriale di Alessandro Sallusti sulle pagine de Il Giornale.

Nel Pdl ferrarese si cerca quindi di guadagnare tempo per capire quali saranno le prossime evoluzioni della vicenda, e dal coordinamento provinciale non giungono commenti o critiche alla decisione di Berlusconi. Certo è che i malumori non mancano e che, se la linea del partito dovesse seguire quella del suo fondatore, la nascita della nuova Forza Italia sarà accompagnata da varie diserzioni. Tra le più probabili sembra esserci quella del consigliere regionale Mauro Malaguti, che vede le ultime mosse come un deciso “passo indietro” rispetto agli obiettivi che si era posto il Pdl alla nascita. “Sento di far parte di questo partito perchè sono un bipolarista convinto – conferma Malaguti -, ma se mi verrà imposta un’altra idea ci penserò molto bene: con la nascita di Forza Italia non avrò vincolo di mandato e sarò libero di fare le mie scelte. Certo è che è difficile capire i primi vagiti del nuovo partito e allo stato attuale mi sembra molto difficile poterlo appoggiare”.

Malaguti non ha timore a esprimere la propria opinione e chiarisce che “a mio avviso queste dimissioni collettive rappresentano una scelta sbagliata, anche se non va neppure demonizzata. D’altra parte il primo a proporle fu Togliatti e non si tratta di una novità, ma in questo momento e con questa crisi contingente credo che il paese abbia bisogno soprattutto di stabilità”. Una sensazione che secondo il consigliere regionale è diffusa sia tra gli “addetti ai lavori” che tra la base del partito. “C’è un’incertezza che si sente anche tra l’elettorato: la gente non capisce i passaggi che sono stati fatti e neanche chi è nel partito. Ho letto che secondo Berlusconi bisogna fare in sette giorni i provvedimenti economici e la legge elettorale e poi andare al voto, ma non so come questo sia possibile senza un governo. È difficile prendere provvedimenti a livello nazionale se non c’è stabilità”.

Più variegata la posizione del capogruppo in consiglio provinciale Cristiano Di Martino, che non nasconde le “beghe interne” del partito e ipotizza una “influenza di Daniele Santanchè negli editoriali di Sallusti”, ma non crede che a causare la crisi di governo siano i guai giudiziari di Berlusconi. Anche se resta costante l’appello per la stabilità del governo e del paese. “In questo momento c’è uno scontro in atto tra i cosiddetti falchi e colombe per avere questa sorta di egemonia, anche per il fatto che Berlusconi, per i noti fatti di cronaca, non potrà più fare politica ativa a causa della condanna. Bisogna capire se si vuole arrivare alla distruzione di un paese per le beghe di basso livello interne al partito o pensare, come Alfano, che in questo momento il paese ha bisogno di un governo”.

Beghe di basso livello in cui per Di Martino rientrano la composizione delle liste elettorali o le rivalità interne, mentre i guai giudiziari del leader restano solo sullo sfondo. “Credo che persone come Berlusconi e Alfano ragionino a un livello più alto di questo. Questa questione è da legare fondamentalmente a quella dell’iva: è fondamentale che non venga alzata e credo sia per questo che Berlusconi ha chiesto le dimissioni dei ministri. Il giudiziario è un contorno, anche se chiaramente non è bello che il nostro leader venga messo in questa situazione”. Per quanto riguarda l’attacco di Sallusti sulle pagine de Il Giornale, la risposta di Di Martino non lascia adito a molti dubbi: “Sallusti è il compagno della Santanchè, posso commentare una cosa fatta in famiglia? È come se mia moglie scrivesse l’editoriale di Estense.com”. Di Martino non crede però che il caos nel Pdl possa avere pesanti ripercussioni sulpiano locale e nella corsa alle prossime amministrative: “Non è tanto la questione nazionale che scompaginerà il tavolo del centrodestra – afferma il consigliere-, ma la volontà ferrea di trovare una persona che faccia da coagulo a tutte queste teste pensanti. Dopodichè bisogna avere un programma preciso. La questione dei simboli è marginale”.

Posizioni diverse ma che riassumono una certa perplessità riguardo alle scelte dello storico leader del centrodestra italiano. D’altra parte anche il sindaco di Sant’Agostino Fabrizio Toselli, pochi giorni prima che Berlusconi aprisse la crisi, si augurava una stabilità di governo. Pur avendo la chance di essere “ripescato” per un posto da parlamentare in caso di dimissioni nel Pdl. “Sinceramente mi sembra un po’ esagerata la proposta di dimissioni di massa – sono le parole di Toselli -. Credo che i problemi della gente siano altri e la piazza non capirebbe. È vero che c’è un problema giustizia, ma lo si affronta come abbiamo fatto firmando i referendum o lavorando a livello parlamentare. Se invece non si è più in linea con il governo si stacca la spina togliendo la fiducia e si torna a votare. Personalmente preferirei che si continuasse ad appoggiare il governo Letta per continuare a fare delle cose utili al paese in questo momento di crisi. Quanto a un mio subentro, mi auguro comunque che questa ipotesi non si presenti”.

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