Cronaca
19 Settembre 2013
Alla sbarra un 52enne per induzione alla prostituzione minorile e atti osceni

Merendine in cambio di favori sessuali

di Ruggero Veronese | 3 min

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admin-ajaxColpevole di induzione alla prostituzione minorile e atti osceni fuori dalla scuola o soltanto vittima di fenomeni di bullismo all’interno di una scuola superiore di Ferrara? Due visioni opposte, che separano difesa e accusa nel processo che vede alla sbarra un 52enne ferrarese con chiare difficoltà cognitive che nel 2008, all’epoca dei fatti, lavorava come ‘factotum’ nell’istituto professionale.

Secondo la ricostruzione emersa dalle indagini l’uomo, che aveva libero accesso ai distributori automatici della Città del Ragazzo, avrebbe offerto a due ragazzi  – all’epoca dei fatti minorenni (15 e 17 anni) – bevande e merendine in cambio di piccoli “favori” di natura sessuale. L’episodio che ha dato il via all’inchiesta è avvenuto nel dicembre 2008, quando l’imputato fu visto da alcuni passanti in un parchetto della periferia di Ferrara in compagnia di due giovani, uno dei quali alunno dell’istituto. Un incontro un po’ sospetto secondo i testimoni che chiamarono i carabinieri, ai quali riferirono di aver visto l’uomo parlare ai ragazzi con modi e atteggiamenti piuttosto ambigui.

Una tesi respinta con forza dall’avvocato difensore Barbara Simoni, anche sulla base della perizia psichiatrica disposta a suo tempo dal gip che, pur giudicandolo capace di intendere e volere, ha sottolineato le difficoltà che l’imputato avrebbe avuto nell’ideare ed eseguire un piano simile.

E nell’ultima udienza – sospesa nelle fasi conclusive a causa di un malore dell’imputato – sono stati chiamati davanti al pm Nicola proto e al giudice Testoni del tribunale di Ferrara (inizialmente il procedimento si era aperto presso la procura dei minori di Bologna) a testimoniare sia le presunte vittime del fatto e i loro parenti, sia le persone che lavoravano o frequentavano il 52 enne: il direttore e un insegnante della Città del Ragazzo e l’addetta ai servizi sociali che attualmente lo segue più da vicino. Proprio quest’ultima ha raccontato la difficile storia personale dell’uomo, allontanato dai genitori a sei anni e ricoverato all’ospedale psichiatrico pedagogico di Aguscello, per poi passare in carico ai servizi sociali che tentarono di reinserirlo in famiglia. Nel frattempo l’allora adolescente mostrava le proprie difficoltà cognitive e fu costretto a ripetere per vari anni le classi della scuola elementare, fino a quando a 13 anni, dopo la morte dei genitori, fu trasferito in un’altra famiglia e infine alla Città del Ragazzo, dove resterà anche in qualità di socio lavoratore di una cooperativa per l’inserimento lavorativo delle persone con infermità.

La sua vita nell’istituto è stata raccontata da un insegnante di lunga data e dal direttore, che hanno negato di aver visto “atteggiamenti sospetti o equivoci” nei confronti degli studenti. Il dirigente della struttura ha affermato anzi di aver visto in passato episodi di ragazzi che cercavano l’uomo oggi imputato per chiedergli l’accesso gratuito ai distributori automatici, e che qualcuno tendeva ad approfittarsi di lui.

In mattinata sono stati ascoltati anche i due ragazzi a cui l’imputato avrebbe fatto le “proposte” e alcuni famigliari, con una delle madri a sostenere che il proprio figlio, dopo il 2008, avrebbe mostrato alcuni “problemi comportamentali”. Dall’esame degli due ex studenti non sono però emersi maggiori particolari, e i due hanno sostenuto di non ricordare con precisione la dinamica di quanto accaduto cinque anni fa. Decisivo potrebbe essere quindi l’esame dell’imputato, che ha però accusato un malore prima dell’udienza e sarà ascoltato nell’udienza finale del prossimo dicembre.

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