Cronaca
6 Luglio 2013
Baristi a rischio di sfratto, ma sono loro in realtà a sostenere le spese per l'ordine pubblico

Postribolo, la voce dei bar: “Abbiamo la coscienza pulita”

di Ruggero Veronese | 4 min

admin-ajax (10)L’ira funesta del vescovo Luigi Negri sul “postribolo a cielo aperto” e gli “atti orgiastici” nelle serate studentesche ferraresi rischia di mettere a repentaglio proprio quelle attività che in questi anni hanno cercato di prevenire i problemi di ordine pubblico. Dopo le ultime dichiarazioni del vescovo, in cui affermava di voler rescindere i contratti di locazione ai bar meno graditi per prevenire il caos, si respira una certa preoccupazione tra i gestori dei bar di piazza Duomo, anche se parlando con loro della situazione ci si accorge che le risorse investite dalle attività per prevenire i sporcizia e atti di inciviltà sono ingenti. Dettagli di cui forse non è ancora a conoscenza il nuovo vescovo.

Enrico Zikos gestisce assieme al fratello Paolo i due locali “gemelli” di fianco al sagrato, bar Duomo e Agorà. Di famiglia greca e ferrarese di nascita, Enrico non può certo essere tacciato di anticlericalismo: “Sono uscito da quel portone – dice indicando la cattedrale – a 18 anni, dopo essermi fatto battezzare per mia scelta. Negli ultimi 12 anni ho visto passare altri vescovi e non ho mai avuto nessun problema con la curia, anzi c’era anche qualche monsignore che scendeva a trovarmi. Ora non ho idea di cosa abbia visto il vescovo, ma so che noi abbiamo la coscienza pulita e facciamo quello che possiamo per essere di aiuto”.

Ci vuole un po’ di tempo per farsi raccontare tutte le spese che, tra un cambio dei regolamenti comunali e l’altro, i locali devono affrontare. Con le liberalizzazioni introdotte dal decreto “salva-Italia” i locali non hanno più restrizioni negli orari di apertura, e i problemi di ordine pubblico nelle serate studentesche oggetto di ordinanze comunali sono rimasti fondamentalmente quattro: la sicurezza, il volume della musica, le bottiglie di vetro abbandonate per strada e gli angoli dei palazzi storici usati come “toilette” sotto le stelle. Quattro questioni su cui i bar non si sono fatti trovare impreparati.

“Per dare una mano a mantenere l’ordine – spiega Zikos – abbiamo due referenti alla sicurezza fuori dal locale durante le serate di sicurezza. Ci costano 1400 euro al mese, ma controllano cosa succede in tutta l’area di nostra competenza e nella zona intorno. Il problema del vetro non è causato dai locali, ma da chi organizza i ritrovi in cui si portano le bottiglie da casa o dai minimarket: in realtà da tre anni i locali non servono più nelle bottiglie di vetro. Sembra un sacrificio da nulla, ma un locale come il nostro, che lavora soprattutto di sera, arriva a spendere 8mila euro all’anno solo in bicchieri di plastica. E non sono di certo i clienti dei bar a lasciare in giro le bottiglie”.

Un discorso analogo vale per l’igiene pubblica: “Una volta a Ferrara – afferma il barista – c’erano bagni pubblici in centro, adesso restano solo i sevizi dei locali. Abbiamo ricavato a nostre spese una toilette in un palazzo del ‘400, in cui si può accedere anche senza scontrino. Tra una comitiva di turisti e l’altra ci costa mille metri cubi di acqua all’anno, ma almeno si mantiene la piazza pulita. Perché il Comune non fa la stessa cosa montando dei bagni pubblici?”.

Una delle note più dolenti è quella sulla musica nei locali, che ha visto nascere una palese contraddizione tra il regolamento comunale e quello di polizia municipale. “Dopo il 2010 ci siamo dovuti munire di due autorizzazioni con perizie fonometriche – spiega Zikos sfogliando i corposi fascicoli –, che ci sono costate 800 euro l’una”. Nelle conclusioni del documento si trova scritto che “l’attività non è in grado di causare particolare disturbo dal punto di vista acustico (meno di un dB)”, ma i problemi sorgono quando, nel febbraio 2012, entra in vigore il nuovo regolamento di polizia urbana, “in cui – spiega il commerciante – anche i bar rientrano nelle ‘attività rumorose’ e viene dato mandato alla polizia municipale di fare la multa in maniera discrezionale, senza parametri oggettivi. E queste due perizie intanto non servono più a nulla”.

Una situazione quindi in cui le spese affrontate dai locali per mantenere l’ordine e adeguarsi ai regolamenti comunali sono state molto alte e i baristi ora non vogliono vedersi indicare come responsabili del famigerato “postribolo”. “Non è una questione di serate studentesche – conclude Zikos -: ritrovarsi in piazza nel corso degli anni è diventata una consuetudine, ma nel frattempo non sono nati i servizi adatti. Dovete dirci dove stiamo sbagliando: noi rispettiamo tutte le normative e in tutti questi anni non abbiamo mai ricevuto una segnalazione, ma sono anche i vigili e chi amministra la città a dover guardare quello che accade nella piazza e mantenere l’ordine. E, da questa polemica, i primi a essere danneggiati siamo noi”.

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