Nessuna apertura da parte dell’amministratore delegato Berco, Lucia Morselli, alle richieste dei sindacati e del Ministero. Una doccia fredda, quella di ieri durante l’incontro nella sede nazionale di Confindustria: la Morselli ha infatti riferito di non voler ritirare le procedure di mobilità per 611 lavoratori Berco, dichiarando di voler considerare come unico tavolo quello a Confindustria. Da parte dell’Ad del gruppo Berco, che il giorno prima aveva disertato il tavolo con sindacati e istituzioni al Mise, alla presenza del ministro Zanonato, via è di fatto la volontà di non considerare le sollecitazioni e le richieste provenienti da quella sede.
Una volontà che la stessa Morselli non ha voluto affatto nascondere ieri di fronte ai segretari territoriali delle organizzazioni sindacali. “Quando ci ha ribadito che la procedura di mobilità non verrà interrotta – ha spiegato Mario Nardini, segretario provinciale Fiom Cgil – le abbiamo chiesto di considerare quanto emerso dal tavolo ministeriale. Per tutta risposta ha dichiarato che per lei l’unico tavolo è quello di Confindustria. In merito al prossimo incontro al Mise del 28 maggio ha quindi aggiunto che non ci sarà, in quanto impegnata in Cina. Insomma, l’appuntamento di oggi non ha dato risultati apprezzabili, anzi, al momento il ruolo delle istituzioni è deludente in quanto non viene considerato”.
Tutto questo avviene all’indomani di una sorta di “apertura” da parte della Thyssen, il gruppo tedesco che controlla la Berco, che al ministro Zanonato aveva riferito, tramite i suoi rappresentanti, dell’esistenza di un piano industriale di rilancio (senza tuttavia specificare in che modo il rilancio dovrebbe avvenire), ma anche di lasciare piena facoltà di decisione all’amministratore delegato. “Il piano industriale – ha commentato Nardini – evidentemente non è altro che la conferma dello status quo, nulla di nuovo dunque. A questo punto dovremo riflettere sulle azioni da mettere in campo nelle prossime ore”.
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