Economia e Lavoro
9 Maggio 2013
La comunicazione poco prima dell'incontro convocato con sindacati e rsu. Che disertano la riunione e proclamano uno sciopero

Berco avvia la procedura di licenziamento

di Mauro Alvoni | 4 min

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berco presidioCopparo. Berco ha formalizzato ufficialmente l’avvio della procedura di mobilità per 611 lavoratori e la chiusura dello stabilimento di Busano Canavese, in provincia di Torino, che occupa circa 110 dipendenti. Lo ha fatto inviando una comunicazione mezz’ora prima dell’incontro che il nuovo amministatore delegato Berco, Lucia Morselli, aveva convocato per la giornata di ieri con sindacati e rsu per “comunicazioni”. Incontro che, dopo il ricevimento della comunicazione via fax dell’avvio della procedura di licenziamento, i sindacati hanno disertato, proclamando subito per la giornata di oggi due ore di sciopero con assemblea per decidere quali azioni intraprendere, tra le quali sarà discusso un pacchetto di 16 ore di sciopero nel gruppo.

“La convocazione dell’incontro era un tranello – commenta irritato il segretario della Fiom Ferrara, Mario Nardini – dato che oggi (ieri, ndr) alle 15 di fatto si è aperta la procedura di licenziamento. La Morselli ha convocato una riunione con le segreterie dei sindacati e le rsu, mettendo come ordine del giorno semplicemente “comunicazioni”, e poco prima della riunione viene formalizzata la procedura. Non ha avuto nemmeno la creanza di farlo dopo la riunione, alla quale ovviamente non ci siamo presentati. A mio modo di vedere qui siamo ormai al ‘banditismo’”.

La notizia non arriva come un fulmine a ciel sereno, ma certo non ci si attendeva un’improvvisa accelerazione dopo l’intervento del Governo, dell’ex ministro Passera e del nuovo ministro dello Sviluppo Economico, Flavio Zanonato, con la richiesta di un incontro urgente rivolto direttamente alla ThyssenKrupp. Lo stesso Governo, inoltre, ha da poco accolto le richieste di sindacati e lavoratori e presto, probabilmente entro due settmane, convocherà un tavolo unico di crisi nazionale per la siderurgia, con il quale affrontare anche la difficile situazione della Berco assieme alle questioni dei poli nazionali di Lucchini e di Ilva, di Beltrame e di Acciai speciali Terni. Sarà un primo passo ‘propedeutico’ alla presentazione dell’action plan europeo della siderurgia, in programma il 5 giugno come annunciato dal vicepresidente della Commissione Ue Antonio Tajani. Lucchini e Ilva, che rappresentano i principali poli siderurgici italiani, sono ovviamente in cima alle priorità, ma è chiaro che non si tratta di casi isolati, tanto che la situazione di crisi ha coinvolto successivamente altre aziende italiane collegate al settore, fra cui appunto la Berco. Il tavolo unico di crisi servirà quindi a comprendere la matrice comune delle difficoltà delle aziende siderurgiche e a rafforzare la posizione italiana sul piano europeo della siderurgia che sarà varato a giugno.

E invece, mentre si attendeva un incontro ministeriale per la prossima settimana, ecco la mazzata. “Un episodio gravissimo e senza precedenti – ha commentato Sandra Rizzo, segretaria dei metalmeccanici (Fim) della Cisl di Ferrara – che ha colto in contropiede sia i sindacati sia il ministero dello Sviluppo economico, sbarrando così la strada all’apertura di un “tavolo” che avrebbe potuto portare logicamente all’adozione di ammortizzatori sociali”.

Lo stesso Mise, in una nota,

insieme alle Regioni Emilia Romagna, Veneto e Piemonte, oltre a Comune di Copparo e Provincia di Ferrara, registra con sorpresa “l’ennesimo strappo alle regole di corrette relazioni istituzionali e sindacali” e “stigmatizza una decisione che non può non essere considerata come un atto di ostilità nei confronti dei lavoratori e delle istituzioni, tutti impegnati nella ricerca di una soluzione che garantisca il futuro produttivo e occupazionale dei siti in questione”.

Il Mise ha già attivato la richiesta d’incontro con i vertici di ThyssenKrupp per un chiarimento che avverrà in tempi rapidissimi. “Quella sarà certamente l’occasione per ribadire quanto le istituzioni hanno già detto chiaramente ai vertici della Berco. Ovvero: che la disponibilità al confronto è massima, ma i problemi occupazionali vanno affrontati con gli ammortizzatori sociali conservativi (quindi senza la chiusura di alcun impianto) e  che il piano di ristrutturazione deve essere condiviso, anche dall’acquirente. Queste sono le basi per risolvere i problemi di un’azienda fra le più importanti del settore, quello della componentistica per i mezzi pesanti, e fondamentale per i territori in cui opera. Il Ministero, le Regioni e gli Enti Locali interessati continueranno, anche nelle prossime ore, nell’impegno finalizzato a riportare il confronto nell’alveo della correttezza”.

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