L’avevamo detto! Frase antipatica ma veritiera. Lo scorporo della proprietà delle reti da quello della gestione in base all’ art.35 della legge 448 del 2001, antesignana delle leggi neoliberal sulla presunta concorrenza, non aveva senso e dopo quasi dieci anni di raddoppio di consigli di amministrazione e di inutile sperpero di denaro pubblico, si torna indietro. La legge, insensata a suo tempo, che, in nome della concorrenza, ha disgiunto la proprietà delle reti dell’acqua, (ma anche del gas) dalla gestione del Servizio, era una “schiocchezza”, a che sta dimostrando anche tutta la sua inefficienza. E’ così che il CADF Spa, azienda di gestione del servizio idrico integrato, partecipato al 100% da 15 comuni del basso ferrarese, si accinge ad incorporare per fusione la Delta Reti Spa, proprietaria dei beni e delle infrastrutture patrimoniali di CADF, dalla quale era stata scorporata nel 2004. Come Comitato acqua di Ferrara puntammo molto l’attenzione su CADF ai tempi del famigerato decreto 133 del 2008 (poi trasformato nella legge 135 del 25 settembre 2009), ovvero in specifico sull’articolo 23 bis che sembrava dover imporre, in nome della concorrenza, la messa in vendita della quote azionarie pubbliche. La storia recente ci ha dato ragione, non solo per le società cosiddette “ in house” (al 100% di proprietà pubblica) non vi era nessun obbligo di privatizzazione, ma i referendum del 2011 hanno definitivamente abolito il famigerato 23 bis. Quindi ora si mantiene l’in-house, e si riaccorgano anche anche patrimonio e gestione, come logica economica vuole!
Mentre questa procedura avviene in silenzio nei consigli comunali e nelle blindatissime assemblee dei soci CADF, alla faccia del risultato referendario che sanciva in maniera inequivocabile la volontà dei cittadini di tornare a riappropriarsi del controllo della propria acqua, qualcosa a Comacchio si muove.
La giunta a grillina di Marco Fabbri ha deciso di cogliere l’occasione della rimodulazione della forma societaria di CADF per proporre ciò che aveva costituito una delle cinque stelle della propria campagna elettorale, ovvero la trasformazione del CADF da Spa, azienda soggetta al diritto privato, in azienda consortile di diritto pubblico. Un passo che il Comitato acqua pubblica aspettava da tempo, un passo cui non osta altro che la volontà politica, poiché la dottrina giuridica in materia è chiarissima: ne è testimonianza quanto avvenuto a Napoli e quanto sta avvenendo a Reggio – Emilia e Piacenza, in occasione della scadenza dei contratti di gestione con Iren, la Hera del Nord.ovest.
Una volontà che il Pd ha rinnegato il giorno dopo averla votata ufficialmente in occasione dei referendum sull’acqua del 13 giugno 2011. Che il Pd sia il partito dei voltafaccia è cronaca quotidiana, importante è invece capire quanta credibilità possono avere gli amministratori locali che dicono di agire per gli interessi del loro territorio. La giunta Fabbri ha convocato un consiglio straordinario, aperto alla cittadinanza, per il 6 maggio, in cui sono invitati in qualità di esperti membri del Comitato Ferrara acqua pubblica e del Forum nazionale dell’acqua, nella cui struttura giuridica collaborano giuristi del Calibro di Stefano Rodotà. In questo Consiglio dovrà emergere la posizione ufficiale della giunta Fabbri in merito alla ripubblicizzazione e anche la consapevolezza che un processo irreversibile sull’acqua è ormai in movimento. La stagione delle privatizzazioni dei beni comuni ha mostrato di essere fallimentare oltre che inutile.
Sono in corso in questi giorni i Consigli comunali per l’approvazione della fusione per incorporazione dei Delta reti in CADF e potrebbe essere l’occasione giusta per parlare del nuovo assetto pubblico di un’azienda che non ha nessun motivo tecnico per rimanere Spa e ora neanche più alcun motivo giuridico.