Attualità
11 Aprile 2013

10 motivi per mangiarsi le mani

di Elena Bertelli | 3 min

È ciò che ho pensato ieri sera, rincasando alla fine della proiezione del tanto atteso ‘Mignon’, di Massimo Alì Mohammad, quando aprendo Facebook l’ho trovato saturo dei commenti dei malati del futbol che sbraitavano per il risultato di una qualche partita della Cempions. Che sciocchi che si sono persi la prima del docufilm sul cinema porno (e diciamola questa parola che si fa prima! Che male c’è? Io i pudichi che perseverano nell’utilizzo dell’espressione ‘a luci rosse’ non li capisco…) di Ferrara che si trova nella chiesa.

Beh un po’ ho anche pensato che hanno fatto bene a starsene a casa, perchè c’era talmente pieno di gente alla Sala Boldini, che quasi quasi rischiavo di restare in piedi. E invece per fortuna ho trovato l’ultimo posto libero, il 364esimo, laggiù in fondo, proprio accanto a un signore che ho poi scoperto essere uno dei protagonisti della proiezione.

Non starò a dilungarmi su analisi stilistiche e contenutistiche, mi limiterò a elencare alcune cose che non può sapere chi ieri sera s’è perso a guardar rimbalzare un pallone sull’erba di cui, dalla tv, manco si può sentire l’odore.

  1. Mignon è un docufilm sul cinema, un’appassionata dichiarazione d’amore per la settima arte. Ma anche un flirt tra un ragazzo parteno-kistano (Alì ha la mamma napoletana e il papà che viene dal Pakistan) e la Ferrara che l’ha adottato.

  2. È tutta colpa di Napoleone. Sì, c’è di mezzo il nano malefico (ma non questo qui che non sa scegliere se fare il presidente del consiglio o organizzare festini con le ragazzine – che pure ha un suo cammeo in ‘Mignon’), quel piccoletto che il pittore David ritrasse in sella a un meraviglioso destriero pezzato, impennato sulle zampe posteriori.

  3. ll quartiere di via Saraceno, fino a non molto tempo fa, era chiamato ‘Il Vaticano’, il pittore Gianni Vallieri ne spiega il motivo davanti alla cinepresa di Mohammad.

  4. Quando in Mignon compare il titolo ‘il buco infinito’ non si parla nè della biogrfia di un eroinomane, nè di romanzi alla Asimov, ma di cose ben più terrene.

  5. A Natale al Mignon si festeggia proprio come in tutte le famiglie che si rispettino, con addobbi e lucine (mica solo rosse).

  6. Mignon vive di contraddizioni, ad esempio, il costo del biglietto di una proiezione è ridotto per i pensionati, mentre gli studenti pagano l’intero.

  7. Il Mignon odora di anni ’70 e, se avrete modo di conoscere il regista, potrete in parte capire come mai abbia deciso di farne il protagonista del suo documentario.

  8. Il Mignon è un cinema democratico, infatti, molto spesso la programmazione di una giornata viene modificata all’ultimo per accontentare le richieste del pubblico.

  9. In gergo ‘mignonesco’ si usa il termine ‘Avvoltoi’ per indicare gli spettatori che vengono non solo per guardare la proiezione del film, ma anche per godere delle peripezie che hanno luogo tra le poltroncine.

  10. Il cinema di via Porta San Pietro è un luogo di socialità. C’è chi vi si sente libero dalle inibizioni e chi ci va per essere ‘più uguale’ agli altri, perchè il buio della sala nasconde i difetti.

Potrei continuare, ma credo possa bastare per incuriosire il lettore, che può andarsi a vedere Mignon alla prossima tappa della rassegna DocInTour (www.docintour.it) e leggersi un altro po’ di curiosità sulla prima del docufilm cliccando qui: http://www.estense.com/?p=292167.

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