Attualità
4 Aprile 2013

Geotermia, scottarsi con l’acqua fredda?

di Michele Fabbri | 3 min

La centrale di teleriscaldamento rifiutata dagli abitanti di Pontegradella, ora si farà a Malborgetto. Lì, in zona Conchetta, sorgerà l’impianto in cui l’acqua calda che esce dal sottosuolo e vi rientra (ciclo chiuso) cede calore a quella  che circola nei tubi del teleriscaldamento cittadino, dopo essere stata ulteriormente riscaldata dall’inceneritore, da caldaie a metano e un po’ di solare termico. Anche lì cresce la temperatura della protesta dei i cittadini e l’atmosfera si sta facendo incandescente.

Ma, indipendentemente da dove sorgerà la centrale, dai pro e contro della localizzazione di Malborghetto rispetto a Pontegradella, perché il pozzo è previsto proprio da quelle parti? E perché perforare fino ad una profondità di 3000 metri? E’ il posto più sicuro in cui scavare? Mah! Leggendo il progetto vien proprio da chiederselo …

Beh, la risposta più ovvia alla prima domanda sembrerebbe: perché lì c’è l’acqua calda, visto che si tratta di geotermia. Ma questa volta “scoprire l’acqua calda” è fin troppo facile. Sì, perché a quella profondità –fra i due e i tremila metri – l’acqua è sempre calda intorno ai 90 gradi. Anche nel mio giardino.

“Il principio è il seguente, afferma Karl Urban, su Le Scienze di febbraio,: trivellando in profondità si trovano rocce sufficientemente calde ovunque. [… all’inizio del secolo scorso] i minatori sapevano già che, via via che si scava, il terreno diventa sempre più caldo. Per ogni chilometro di profondità la temperatura cresce in media di circa 30 gradi.”

È il cosiddetto “gradiente geotermico”, secondo cui a quella profondità, in assenza di sorgenti termiche anomale, la temperatura è sempre quella, ovunque si scavi.

Completamente diversa è la situazione di Casaglia,  dove il primo  impianto di teleriscaldamento è stato invece realizzato in corrispondenza di una vera anomalia, in quanto l’acqua calda a 100 ° C  si trova già a circa 1000 metri di profondità.

Quindi, sulla base dai dati riportati nella relazione geologica, si può affermare che il nuovo campo geotermico rientra nelle condizioni di normale gradiente geotermico e che non è perciò corretto parlare di una “vera” geotermia, a differenza del caso dei pozzi di Casaglia, caratterizzati da acque ospitate nei calcari molto più calde di quelle dei sedimenti alluvionali circostanti.

E allora, se si poteva fare anche nel mio giardino, perché farla lì? il posto previsto è il più sicuro? È il più sicuro dal punto di vista sismico?

Premesso che i geologi affermano che, in generale, quando si perfora un pozzo e si fa della geotermia, le energie che entrano in gioco sono molto basse, tali da non essere commensurabili con quelle degli eventi sismici e che i pozzi si trovano in prossimità di faglie (per sfruttare il “vantaggio” delle rocce fratturate), cosa succederebbe se ci fosse un nuovo evento sismico?

Se per caso ci fosse da queste parti anche un’altra faglia, “carica come una molla”, che decidesse a un certo momento di rilasciare tutta l’energia accumulata (anche indipendentemente dalla faglia interessata dalla geotermia), producendo un terremoto, chi potrebbe provare scientificamente e convincere l’opinione pubblica che la geotermia non c’entrava nulla?

La situazione non è affatto semplice, non è  chiara la situazione in cui ci troviamo, e ben poco si è fatto per fugare  i dubbi della popolazione.

Come è noto, i terremoti del 20 e del 21 maggio avvertiti a Ferrara sono il risultato dell’attivazione di due faglie a ovest della città, e la Protezione civile, sulla base delle considerazioni della Commissione grandi rischi, il 7 giugno 2012 ha dichiarato (dichiarazione non ritirata) che: “Non si può altresì escludere l’eventualità che, pur con minore probabilità, l’attività sismica si estenda in aree limitrofe a quella già attivata sino ad ora” .

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