Sono riassumibili in soli tre numeri le motivazioni per cui l’autostrada Cispadana è inutile:
1) e’ una sistema di comunicazione obsoleto: la strada a pagamento
2) inquina
3) qualcuno guadagna su un servizio pubblico.
Ora articolo punto per punto.
Punto n.1: le strade le hanno inventate gli antichi Romani, oltre 2000 anni, elaborando il concetto di viabilità di lungo percorso, ne abbiamo le tracce tuttora, basti per tutte la via Emilia. Ci si muovevano le bighe, ora abbiamo le auto. Decisamente un’evoluzione, infatti oltre alle strade abbiamo inventato, molto, molto più tardi le ferrovie, i treni e le metropolitane. Tornare a progettare strade invece di ferrovie significa ragionare all’indietro!
Punto n.2: Le strade sono luoghi ad alto impatto ambientale, nella fase di costruzione perché distruggono suolo e paesaggio, richiedono un alto tasso di energia in fase di implementazione e per la manutenzione, veicolano oggetti inquinanti come le auto e i camion e sono costrette a giri tortuose per il trasporto non efficiente di cose e persone, poiché le auto viaggiano ad una media di due persone a bordo e i camion effettuano turni di trasporto a vuoto.
Punto n.3: le autostrade sono a pagamento e gli utenti rimborsano un gestore privato che ha costruito e speso con soldi pubblici (già versati dai cittadini) nel fantastico imbroglio costituito dal project financing che altro non è che rischio pubblico e profitto privato. Le strade sono un servizio pubblico di recente conquista rispetto nella storia del nostro paese. L’invenzione dell’autostrada a pagamento aveva un senso finchè il gestore era pubblico e il pedaggio poteva essere inteso come tassa su uno specifico servizio, ora è solo un pedaggio di medievale memoria che serve ad arricchire alcuni grossi gruppi.
Tuttavia in un consiglio provinciale, teoricamente progressista, il progresso viene ancora identificato con l’autostrada : “la Cispadana è una priorità imprescindibile per il territorio centese e per tutta la provincia”. Un‘urgenza addirittura, di cui solo a latere si colloca la necessità di “prestare attenzione ai temi dell’ambiente, alla salvaguardia del territorio e all’impatto sulle zone residenziali (…)”. Qualche dubbio tuttavia deve aver fatto capolino anche nell’unanimità dell’approvazione, se si scrive che bisogna “proseguire per affiancare alla Cispadana vie di comunicazioni più ecologiche e alternative al trasporto su gomma (ferrovia e idrovia)”. Ma “Ferrara attende da troppo tempo” questo progetto e ci si chiede come si è potuti sopravvivere dall’86, data del primo progetto preliminare, fino ad oggi senza quest’opera che oggi viene riproposta dopo un terremoto dalle conseguenze devastanti, ma per la quale di prevedono “ricadute su tutta la realtà economica e sociale ferrarese”. “La nuova infrastruttura – raccontano – servirà a facilitare l’uscita di Ferrara e del suo territorio dall’oggettivo isolamento stradale e geografico nel quale si trova”.
Finora Ferrara era fuori dal mondo e serve proprio un’obsoleta inquinante autostrada come mezzo di comunicazione che tra i vantaggi porterà “anche quello di incentivare investimenti e nuovi insediamenti produttivi e di facilitare l’afflusso turistico sul territorio ferrarese”, ovvero una bella sfilza di centri commerciali, outlet, magazzini industriali davanti ai quali parcheggiare le auto per andare a comprare altrettanti inquinanti oggetti. Tutto ciò a dispetto di un terremoto che ha dimostrato l’insussistenza della solidità dei principali capannoni aziendali, di un territorio che continua tremare e di un economia che dimostra di aver raggiunto limite di sovrapproduzione.