Attualità
30 Gennaio 2013

Eroi della vita moderna

di Elena Bertelli | 5 min

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“Ogni secolo e ogni popolo ha avuto la propria bellezza, noi dobbiamo per forza avere la nostra. E ciò è nell’ordine delle cose. […] Lo spettacolo della vita elegante e delle innumeri esistenze vaganti che si aggirano negli apogei di una grande città, – criminali e puttane mantenute, – «La Gazette des tribunaux» e «Le Moniteur» dimostrano che bisogna solo aprire gli occhi per conoscere il nostro eroismo.” Charles Baudelaire ‘Dell’eroismo della vita moderna’, in Scritti sull’arte, Torino, Einaudi, 2004

locandina-webPer il poeta, a metà ‘800, l’artista contemporaneo era degno di tale nome se riusciva nella missione di vivere la vita moderna, al punto di individuare e portare alla luce la bellezza ingenua e inconsapevole che vi è insita, “perché ogni modernità acquisti il diritto di diventare antichità”*. Oggi, all’inizio degli anni duemila, si parla di cicaliche suburbane, portando avanti l’idea che ha attraversato più di un secolo e mezzo senza invecchiare: l’arte è nelle cose che ci circondano, ha solo bisogno di intuizione e creatività per emergere.
Lo sa bene Alì che ha lavorato dal 2010 – trascorrendo anche molte serate all’interno della sala, durante le proiezioni, per indagarne e riprenderne la realtà – al suo documentario sul cinema Mignon, l’unico a luci rosse sopravvissuto in città (per leggere la scheda del film e vedere il trailer clicca qui). E lo sa bene Paolo che, con Alì e altri membri dell’Associazione Feedback, è impegnato nella causa per diffondere l’arte foto-cinematografica, all’interno della loro base operativa: la, ai più sconosciuta, Sala Vigor, situata accanto al cinema Boldini.
«Siamo nati nel 2006 – mi raccontano, mentre ce ne stiamo chiusi clandestinamente in un locale del centro, cercando di non farci trovare dall’umida Oscurità dell’inverno padano – Feedback si occupa soprattutto di formazione, corsi di storia del cinema e di fotografia, rassegne di film a tema ma, negli ultimi anni siamo diventati noti soprattutto per la maratona di fotografia che raccoglie quasi 300 iscritti» Ah, sì! Di quella ho sentito tanto parlare e ricordo anche le pesanti reflex appese al collo di sciami di partecipanti, aggirarsi per la città con l’aria di chi cerca un tesoro nascosto, in un limpido giorno di primavera di qualche anno fa. «Lo sai che la nostra maratona è la più importante in Italia e che quest’anno ne abbiamo organizzata una anche a Sarajevo?» dice Paolo. «Davvero? E come funziona?» Chiedo io.
Mi spiegano che per partecipare non è obbligatorio essere professionisti, basta iscriversi e pagare la quota, arrivare alla fine delle 12 ore con 12 foto scattate sui 12 temi dati dall’organizzazione. Beh, se la fanno così facile, quest’anno mi iscrivo anche io e proverò a fotografare tutte le cicaliche che trovo in giro. Deve essere un evento impegnativo da mettere in piedi, se in quell’occasione, oltre ai soci attivi, che sono circa 15, si aggiungono un’altra decina di persone che, tra allestimenti, promozione, coordinamento di tutti i partecipanti, lavorano come i matti.
Quello che mi incuriosisce, oltre ai tanti progetti che i diversi membri di Feedback portano avanti (tutti sul loro sito www.feedbackvideo.it), è sapere come si sostiene un’associazione del genere, come riesce a sopravvivere e a offrire così tante attività al proprio pubblico (seppur limitato, dato il numero ristretto di posti che tiene la sala Vigor, ahimè non più di 40 allievi per carità!). Semplice, mi dicono: raccogliamo le quote associative, di 10 euro all’anno, le quote di iscrizione alle diverse attività, mettiamo a disposizione il nostro lavoro volontario, l’usufrutto gratuito degli ambienti, concessi dal Comune che ne è proprietario e, per finire, l’appoggio tecnico, in termini di materiali e supporto personale, da parte dell’Ufficio Cinema, che presta, all’occorrenza, ciò che serve per riprese e montaggio – luci, microfoni e via dicendo. Non è molto ma è davvero importante, anche perché le attività di Feedback permettono di mantenere viva la sala Vigor con la sua video-biblioteca che torna così a essere frequentata e consultata. Ancora una volta, sembra chiaro come ad animare la diffusione di un certo tipo di cultura cittadina, siano la volontà delle persone e la loro capacità di lavorare bene insieme, quando a guidarle è la passione.
Una passione che pur esprimendosi attraverso forme e linguaggi differenti, accomuna tanti giovani e bravi creativi che ho avuto modo di conoscere nella nostra città; una spinta che va assecondata e guidata, perché forza centrifuga che, generata dal singolo, travolge il tessuto cittadino, nei progetti e nelle idee. Ecco che Alì si immagina una Ferrara che, in un momento storico in cui l’industria del cinema si sta decentralizzando dal polo di produzione romano, diventa satellite, mettendo in piedi una piccola impresa che accolga, per iniziare, piccoli progetti di regia, mettendosi magari in rete con gli altri centri emiliani costruendo un piano di crescita comune. Anche Paolo ha un desiderio, gli piacerebbe ripetere l’esperienza di Sarajevo in un altro centro del nord Europa, in cui esportare il modello vincente che a Ferrara, tra tante altre città che fanno la maratona fotografica, ha riscosso il maggior successo.
Alla mia domanda: «cosa volete fare da grandi?» i loro occhi si illuminano di sogni cinematografici: «vogliamo continuare a insegnare, scrivere sceneggiature, girare, per arrivare ad avere un nostro film da produrre qui, immaginandoci nel prossimo futuro, una Ferrara piccolo distretto di produzione filmica.»
E io non posso che ricambiare il loro sguardo lucido e pensare “caspita quanti siamo, forse il loro sogno è anche il mio, ci deve pur essere un modo per illuminare tutta la città e trasformare il moderno e transitorio in classico ed eterno”.

* Charles Baudelaire, “Il pittore della vita moderna”, in Scritti sull’arte, Torino, Einaudi, 2004, p. 289

 

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