Indiscusso
9 Gennaio 2013

Quanto pesa l’ambiente nelle liste elettorali

di Marzia Marchi | 3 min

Parto da una notizia di cronaca che ai più sarà passata inosservata: nelle liste elettorali del Pd non trovano più posto due parlamentari di chiara matrice ambientalista, Roberto Della Seta, ex presidente nazionale di Legambiente e Francesco Ferrante, direttore della stessa associazione. Associazione della quale sono stata portavoce  locale e membro del direttivo nazionale fino alla fine del 2011. Al di là dell’amarezza di  constatare che la scelta dei compagni ambientalisti di aderire al Pd  era controproducente (come ebbi modo di far notare al direttivo del quale gli stessi facevano parte), restano altre considerazioni da fare. Nel Pd si era costituito un gruppo, poi definito degli ecodem costituito da Ermete Realacci, fondatore di Legambiente e tuttora presidente onorario, da Della Seta, Ferrante e, per qualche strana alchimia, anche dal nostro Sandro Bratti. Ebbene ora nella definizione delle liste – che come sappiamo in base al perverso meccanismo elettorale escludono la possibilità di scelta dell’elettore – scompaiono due ambientalisti, resta Realacci in difficile posizione in Lombardia. Blindato invece, guarda un po’, l’ecopresunto Bratti, che gli ambientalisti di Ferrara ricordano come impegnato a redigere, da assessore all’ambiente, quel capolavoro di Accordo di programma del 2001 che ci ha lasciato in eredità la centrale turbogas, in cambio di un presunto rilancio del petrolchimico di cui la cronaca ci dà quotidiane notizie contrarie.

In quanto a Della Seta invece appare quantomeno sospetta la sua mancata candidatura poiché agli atti resta una missiva che il padrone dell’Ilva di Taranto inviò a Bersani a proposito dell’impegno di Della Seta e di Legambiente contro l’attività inquinante della sua fabbrica. L’e-mail emerge dall’inchiesta sulla famiglia Riva e vi si legge: “Purtroppo siamo al centro di pressione mediatica violentissima alimentata da associazioni locali che spesso trovano sponda in politici. Le racconto di un episodio che ha visto protagonista il senatore Roberto Della Seta che mi ha molto scocciato…”. Lo scocciatore fra l’altro si era schierato con Renzi alle primarie… Ora non voglio  prendere le difese di Della Seta  ma a scorrersi i curricola dei candidati parlamentari del Pd  non si trova più traccia di persone che si siano occupate di ambiente a tempo pieno. Del resto questo è un tema che resta del tutto avulso dal dibattito politico generale, come se le emergenze che si susseguono a raffica non avessero dignità  di priorità. Se l’Ilva  mette ora a rischio posti di lavoro ciò non è altro che il frutto malato di una politica industriale che ha ignorato volutamente, a vantaggio del profitto privato, il costo che stava infliggendo alla salubrità di un ambiente comune e dei suoi abitanti. Se il Petrolchimico ferrarese oggi è un complesso poco appetibile e le multinazionali si spostano è a causa di quello che gli ambientalisti, inascoltati grilli parlanti, denunciavano già nel 2001: non si deve rilanciare la chimica pesante, non si fa innovazione con nuove centrali a combustibili fossili, va avviata la bonifica del sito e sostenuta la conversione alla chimica verde. Ma, come appare evidente dalle scelte delle liste, i posti sicuri vanno ai dirigenti confindustriali e i senatori ambientalisti scomodi restano a casa. Ah… Bersani sostiene di non averla mai ricevuta quella mail di patron Riva. In ogni caso, noi non abbiamo dubbi sul fatto che dell’ambiente non gliene freghi niente!

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