L’episodio che abbiamo definito “inquietante” dell’ambulanza giunta dopo 29 minuti (quindi in ritardo rispetto ai 20 minuti massimi previsti) sul luogo di un incidente (vai all’articolo) con un ferito grave sulla Virgiliana non merita di essere commentato. Non necessitano spiegazioni né approfondimenti o rassicurazioni ai cittadini-utenti, perché si tratterebbe di un ‘non problema’. Sembrerebbe essere questo il pensiero del direttore generale dell’Azienda Usl di Ferrara, Paolo Saltari, visto il suo ‘no comment’, affidato peraltro al filtro della portavoce/responsabile dell’ufficio stampa dell’Ausl, che ha spiegato in questo modo la volontà dello stesso Saltari di non rilasciare dichiarazioni sul caso specifico. Non sarebbe, dunque, un ritardo preoccupante, per le condizioni estreme di visibilità e la concatenazione di eventi che hanno determinato non poche difficoltà agli operatori del 118.
Operatori ai quali va infatti un plauso incondizionato per la capacità di gestire situazioni di emergenza non sempre dettate dalle condizioni delle persone soccorse, ma dalla scarsità di mezzi e personale impiegato nei servizi. Capacità senza le quali, crediamo, il ritardo avrebbe potuto essere ben più consistente. Ma l’episodio è apparso a molti inquietante non tanto per il ritardo in sé, bensì per il segnale che ha fornito, quel segnale di avvertimento tanto temuto che ha messo in evidenza quella che potrebbe definirsi una “falla nel sistema”. E che ha levato un coro di voci preoccupate per le altrettanto temute, e possibili, scelte di ulteriore impoverimento di quello stesso sistema.
Avrebbero meritato risposte, ad esempio, i dubbi del Gruppo Proposta di Bondeno, un movimento culturale di cittadini che da quattro anni si occupa di proporre, con i suoi gruppi di lavoro, soluzioni ai vari problemi del territorio, proprio quel territorio in cui si è verificato l’episodio. “A nostro avviso – riferisce il portavoce del movimento, Fabiano Campi – l’operatività delle ambulanze che coprono l’Alto Ferrarese, una a Bondeno e una a Cento, al di là del fatto che quella notte siano scattati due codici rossi contemporaneamente, va messa in relazione alla criticità del nostro territorio, fatto di strade non certo agevoli e di condizioni meteo spesso non favorevoli. Nel caso poi, come sembra sia già deciso, debba rimanere solo un’automedica a Casumaro a coprire tutto l’Alto Ferrarese, la situazione diventerebbe ancora più critica. Oggi a Bondeno l’unico presidio alla vita è l’ambulanza con medico in un ospedale Borselli svuotato dopo il terremoto, senza contare che il pronto soccorso dell’ospedale di Cento è al collasso, dato che tutti i bondenesi si recano lì in caso di necessità. Tutto ciò perché si sta puntando a concentrare le risorse nel progetto di una Casa della Salute proprio a Bondeno”.
E’ solo una voce, tra le tante, di un disagio diffuso e di preoccupazioni crescenti. Avrebbero meritato risposte, infatti, anche le domande poste dal presidente dell’ordine dei medici di Ferrara, Bruno Di Lascio, sull’organizzazione della sanità nella nostra provincia alla luce di risorse sempre più scarse con le quali dover fare i conti e in base alle quali impostare scelte di priorità indirizzate ai bisogni del cittadino-utente. “A beneficio di chi – si è chiesto Di Lascio – vengono inaugurate tre sale operatorie ad Argenta in pompa magna? Per la stampa o per la gente? Vogliamo farla finita con queste impostazioni”. Lo ha detto ieri in conferenza stampa, sottolineando, a proposito di ambulanze, che con il decreto Balduzzi nel 2013 si passerà a da 5 per la sola Ferrara a 6/7 per tutto il territorio provinciale di ambulanze avanzate (con infermiere a bordo), calcolate in base alla popolazione, ossia una ogni 60mila abitanti.
Avrebbero meritato poi di essere almeno prese in considerazione alcune voci dell’opposizione, come quella di Valentino Tavolazzi (Ppf) secondo il quale l’episodio del ritardo dell’ambulanza sulla Virgiliana sarebbe stato un evento prevedibile. “E’ stato ipotizzato più volte da parte nostra – sostiene Tavolazzi – sia prima che dopo il referendum sul mantenimento del pronto soccorso a Ferrara. Avevamo detto che lo spostamento del baricentro a Cona avrebbe prodotto fortissimi disagi all’utenza, senza contare i problemi per i day hospital e le prestazioni specialistiche. Riguardo le ambulanze, il raggiungimento del paziente è il problema minore. Il problema maggiore è rappresentato invece dal rientro il ospedale. Ci sono situazioni di emergenza e patologie, come l’infarto al miocardio, l’ictus cerebrale o il politrauma da incidente, per le quali è possibile stabilizzare il paziente, ma i danni che lo stesso rischia di subire sono comunque proporzionali a tempo che intercorre tra l’evento e l’inizio della terapia vera e propria. E questo è un rischio che si è aggravato pesantemente per i cittadini con lo spostamento dell’ospedale a Cona. L’unica soluzione sarebbe stata il mantenimento a Ferrara di un pronto soccorso collegato a un piccolo ospedale universitario con una dotazione massima di 150-200 posti letto, soluzione adottata in quasi tutte le città capoluogo dell’Emilia Romagna”.
Opinioni, dubbi, apprensioni e timori crescenti giorno dopo giorno. Condivisibili o meno, è chiaro. Ma considerando un sistema sanitario provinciale che denuncia quantomeno qualche falla e il fatto che sia in ballo la vita delle persone e il diritto alla salute, avrebbero meritato risposte e chiarimenti soprattutto i cittadini-utenti. Sono le circostanze in cui la comunicazione diventa di fondamentale importanza. Per questo certi silenzi appaiono a volte più assordanti delle molte voci che, inevitabilmente, si levano attorno a episodi definiti inquietanti.
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