Se niente importa
14 Novembre 2012

Giustificabile e atroce

di David Zanforlini | 3 min

“ciò che è inevitabile può essere anche spiritualmente intollerabile. Ciò che può essere giustificabile può essere atroce” (La famiglia Winshaw – J. Coe).

 

Noi spesso dimentichiamo di chiederci il perché di quello che ci avviene intorno e così facendo perdiamo di vista il significato intrinseco della realtà che ci circonda, mal interpretando gli eventi sociali. E pensare che tutti noi, durante la nostra infanzia, abbiamo attraversato la fase del “perché”.

Purtroppo, poi, questa bella e sana abitudine la perdiamo per strada e diamo per scontato le risposte che via, via, ci vengono date o, ancora peggio, sopportiamo supinamente quello che avviene intorno a noi, mal giudicando il comportamento degli altri, vuoi per superficialità o, anche, per pregiudizio. Molti confondono questo atteggiamento con la “tolleranza”.

Si arriva però ad un punto di rottura e questo avviene quando il confine ideale della tolleranza viene scosso da un qualche evento che per noi è insopportabile, anche se la morale del tempo in cui viviamo ci dice che si tratta di un evento giustificabile.

E allora si crea una linea paradossale: da una parte un diritto “deviato”, nel senso che non corrisponde al sentimento dei cittadini, che giustifica una situazione che è insopportabile. Dall’altro c’è il comportamento messo sotto accusa dal sistema civile che viene percepito come iniquo: questo comportamento può essere considerato come lecito per l’Etica comune, ed essere sanzionato dal nostro diritto (la liberazione da parte di alcuni manifestanti dei cani di Green Hill per esempio, costituisce di fatto un furto od una rapina, ma i cittadini lo percepiscono come un’azione giusta), ovvero illecito per il senso comune ed essere giustificato dal nostro sistema normativo (il finanziamento pubblico ai partiti consente, per esempio, situazioni che la totalità degli italiani percepisce come ingiuste).

Basti pensare che tempo addietro il buon senso, rispettato da norme più “elastiche”, ci consentiva di risolvere anche situazioni, per così dire, ambigue: cioè si riusciva a dare una risposta alla richiesta di Giustizia che rimaneva i linea con il sentimento comune. Ora, invece, la rigidità normativa, data anche da un esorbitante numero di leggi, ci blocca nella soluzione Etica dei problemi sociali più rilevanti.

Ma perché è sorta questa necessità di aggiungere norme su norme, di codificare qualunque comportamento possibile (intento fra l’altro errato di per sé, visto che la natura umana è portata -per fortuna- a produrre situazioni sempre nuove)?

La risposta è stata data da un noto giurista, che ha affermato come il numero di leggi di uno stato sia inversamente proporzionale alla sfiducia che il cittadino ha in quello stato.

Forse è il caso, ora, di soffermarsi più di un attimo sulla richiesta che Noi Cittadini stiamo rivolgendo sempre più convinti alle Istituzioni: abbiamo bisogno del rispetto dell’Etica perché, se si continua per questa strada, la Nostra vita rischia di diventare atroce e nessuno di Noi vuole essere messo in questa condizione.

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