Tutti gli spiriti laici e democratici ascrivono a merito della Costituzione italiana non aver mai nominato Dio.
Tutti gli spiriti amanti di una civiltà umana che aspira al bene si rallegrano nel constatare che la Costituzione riporta, nel suo articolo undici, l’affermazione stando alla quale l’Italia ripudia la guerra sia come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli sia come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali.
Qualche lettore più attento si rammarica che in un articolo della Costituzione si sia conservato un retaggio di un retorico linguaggio patriottico-sacrale: «la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino» (art. 52).
In anni recenti l’Inno di Mameli ha goduto di un rinnovato rigoglio. Ciò va, in buona misura, ascritto all’influsso indiretto della Lega nord: se non ci fosse stata la sua azione polemica non ci sarebbe stata neppure una così corale rivalutazione dell’inno.
La più influente riconsacrazione nazional-popolare di Fratelli d’Italia è avvenuta attraverso l’equestre performance di Roberto Benigni al Festival di Sanremo 2011, vera e propria inaugurazione, de facto, delle celebrazione del centocinquantenario.
Ora, attraverso un voto bipartizan del Senato della Repubblica, l’Inno di Mameli diverrà argomento obbligatorio di studio nelle scuole e godrà di uno statuto identico a quello riservato alla Costituzione e alla cittadinanza.
Quando lo si studierà bisognerà riflettere sui contenuti di quei versi esaltanti una sacrale provvidenza storica legata a un’Italia bellicosa e vittoriosa. Se così avvenisse si intaccherebbe la consueta abitudine di ripeterli senza comprenderli. Allora risulterebbe palese la loro incongruenza con i più alti valori costituzionali: «Dov’è la Vittoria?/ Le porga la chioma. /Ché schiava di Roma / Iddio la creò». E si scoprirebbero anche altri versi che tirano in ballo, ugualmente a sproposito, Dio: «Uniamoci, amiamoci, / l’Unione e l’amore / Rivelano ai Popoli / le vie del Signore; /Giuriamo far libero / il suolo natio: /Uniti per Dio / chi vincer ci può?».