Piove. Governo ladro! Un adagio questo che è rimasto chissà perché nella storia. Una figura retorica, lo straniamento, eppure mai come in questo momento così piena di significato reale.
Quando piove si ha la sensazione più nitida che il governo sia ladro. Ladro di risorse, ladro di suolo, ladro di prevenzione. Che il cambiamento climatico sia in corso, nessuno oggi si sogna più di negarlo, alla faccia di noi ambientalisti cassandre quanto lo paventavamo in tempi non sospetti. Periodi di prolungata siccità e periodi di prolungate piogge a carattere sempre più torrentizio. Non siamo ancora ai monsoni ma ci stiamo avvicinando! Ebbene il Governo, inteso in quanto organo esecutivo di strategie politiche, che fa? Che ha fatto in questi anni in cui gli scienziati (geologi, metereologi, biologi..) oltre che gli ambientalisti suggerivano strategie di prevenzione e di intervento per mitigare gli effetti devastanti sia della siccità che delle alluvioni? Non solo non ha fatto nulla in quella direzione ma ha fatto qualcosa di peggio. A livello nazionale la lista è lunga e parla da sé, devastazione dell’Appennino del centro Italia con l’alta velocità ferroviaria e con la terza corsia della’Autosole. Nella Val di Susa devastazione in corso della vallata e delle montagne con l’inutile progetto Tav. Cementificazione selvaggia delle coste praticamente di tutta la penisola, via libera alle città delle auto con i megacomplessi commerciali in mezzo alle campagne, mancata prevenzione all’abbandono degli ambienti collinari e montani prima coltivati e scarsissima manutenzione degli ecosistemi più delicati, i fiumi, gli ambienti palustri e quelli montani. Vogliamo stare a casa nostra, nella bassa padana, per metà insistente sotto il livello del mare?
E’ cronaca quotidiana l’erosione delle spiagge dei lidi, gravate da una cementificazione selvaggia e indiscriminata, a fronte delle cui problematiche si investe su un’improbabile idrovia e su di un porto turistico che prevede soprattutto la costruzione di altri inutili migliaia di alloggi. La città sopravvive circondata dagli impianti industriali che le hanno lasciato pesanti eredità di inquinamento delle falde, rispetto alla cui bonifica siamo ancora all’abc dopo anni di progetti di caratterizzazione del danno. Il Po transita da una situazione di secca che mette a rischio l’approvvigionamento idrico a quello di allerta piena. Nell’alto ferrarese ad ogni pioggia le strade si allagano e salvo dichiarare volta per volta lo stato di emergenza il governo locale annaspa nel tamponare le contingenze. Hera, la big multiutility, dalla sua nascita nel 2002, continua a macinare utili su utili ma le perdite di acqua potabile in rete si sono ridotte di soli 6 punti percentuali , dal 35 al 29%. Perdiamo prezioso bene comune, l’acqua, in fogne che non sono più adeguate a smaltire i nuovi flussi di precipitazioni. La manutenzione di strade e scoline , poco redditizia, viene fatta in maniera residuale e gli asfalti si riducono a groviera perché qualcuno specula sugli appalti.
Un piccolo esempio: vicolo del centro storico dove risiedo, un buco nell’acciotolato si allarga ogni giorno di più, si sente acqua che scorre che par d’essere in montagna. Chiamata di segnalazione ripetuta da più residenti. Dopo dieci giorni finalmente un birillo segna pericolo (in realtà un vero pericolo per la circolazione dei residenti). Dopo due giorni di birillo, una colata d’asfalto che ha pesato sul buco il quale è diventato una voragine che i residenti hanno cercato di colmare con pietre e mattoni. El tacon se pejo del buco, direbbero di là dal Po e mi perdonino il mio imperfetto dialetto!