Attualità
1 Novembre 2012

Un’opportunità tramontata per la vita della Diocesi

di Piero Stefani | 3 min

Nel cinquantesimo del Vaticano II, il consueto convegno ferrarese di teologia della pace organizzato da Pax Christi, Rinascita cristiana, Istituto Superiore di Scienze Religiose e Chiesa Evangelica Battista di Ferrara sarà dedicato al Concilio. L’appuntamento (previsto per sabato 17 novembre alle ore 15,00 a Casa Cini) era stato concepito come un confronto tra i vari modi di intendere quell’evento capitale nella vita della Chiesa cattolica del Novecento. Per questa ragione erano stati invitati anche i Francescani dell’Immacolata, ordine religioso a cui è stata affidata la parrocchia cittadina di S. Spirito. Questa recente branca del francescanesimo si colloca su un fronte molto tradizionalista e devozionale. Essa fornisce  una lettura critica dello spirito di apertura da molti attribuito al Vaticano II (vedi il convegno organizzato nel 2010 a Roma). Mossi dalla volontà di comprensione reciproca e di dialogo, è sembrato perciò opportuno avere, per una volta, l’occasione di parlarsi tra chi non la pensa allo stesso modo. Ascoltare le ragioni gli uni degli altri è sempre atto di civiltà.

In un primo momento vi è stata una adesione da parte dei Francescani dell’Immacolata. In un secondo momento essa è stata ritirata. Il confronto così non ci sarà, a meno che non intervengano ulteriori, auspicabili ripensamenti. In realtà, già da tempo l’arcivescovo Mons. Rabitti avrebbe dovuto farsi carico di organizzare un simile incontro. È stato infatti Rabitti ad affidare una importante parrocchia della città a un ordine religioso chiaramente orientato in senso tradizionalista. Per volontà dell’arcivescovo, l’undici ottobre scorso è stato celebrato solennemente in cattedrale il cinquantesimo del Vaticano II. In quell’occasione ha parlato il noto teologo, Mons. Piero Coda. Invero non si è trattato di un intervento di particolare rilievo. La sua linea interpretativa è stata, comunque, una difesa, convinta e non avventuristica, delle aperture apportate dal Vaticano II. A fronte di due imput così eterogenei, qual è, ci si chiede, la linea della Diocesi nei confronti del Concilio?

Che nella vita della Chiesa cattolica ferrarese si tengano assieme orientamenti così diversi si può motivare solo in base a quello che in effetti avviene, vale a dire la situazione si spiega in ragione di una frammentazione che rende, in pratica, la maggior parte delle parrocchie autoreferenziali. Il piccolo gruppo organizzatore dei convegni di teologia della pace (giunti alla diciannovesima edizione) non ha la forza di convocare attorno a uno stesso tavolo le parti diversamente orientate. Ha provato e non c’è riuscito. Il vescovo avrebbe invece l’autorevolezza per farlo. Sarebbe un giorno significativo per la nostra città se il confronto tra le varie ermeneutiche conciliari passasse dall’ambito del confronto tra studiosi a quello di momento qualificante della vita diocesana.

Colgo l’occasione per ringraziare “Estense.com” per l’attenzione riservata  a un mio precedente intervento dedicato ad alcuni aspetti della politica culturale a Ferrara (cfr. “Il vizio della memoria”). Al di là di qualche importante precisazione (relativa per es. a Ferrara città del Rinascimento e a Casa Minerbi), mi pare di poter affermare che il quadro generale da me prospettato è risultato confermato dalle parole dell’assessore Maisto. Non accanirsi sulla ricerca di torti e ragioni è certo conveniente, basta che ciò non equivalga alla volontà di cancellare precise responsabilità. Di sicuro è importante collaborare per salvare il salvabile.

Le considerazioni avanzate indicavano, comunque, dei casi e non esprimevano una valutazione complessiva sulla politica culturale del Comune la quale ha molti altri aspetti ricchi e di ricadute indirette. Per esempio gli incontri, in pratica quasi quotidiani, che avvengono in biblioteca Ariostea, sono un dato che va ascritto, senza incertezze, a merito  alla  disponibilità comunale di concedere gratis sala Agnelli.

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