Attualità
26 Ottobre 2012

Il vizio della memoria

di Piero Stefani | 3 min

Gherardo Colombo ha scritto un libro intitolato, Il vizio della memoria (Feltrinelli, Milano 2002). Il testo è dedicato a ricostruire i grandi casi giudiziari dell’epoca di «mani pulite». Mutatis mutandis un saggio con lo stesso titolo lo si potrebbe scrivere per la politica culturale di Ferrara.

Ricordo che passeggiando per la città, non molti anni fa, si vedeva da più parti un logo costituito da una «f» con incorporata una «r». Simboleggiava «Ferrara città del rinascimento». Che ne è stato? Dove sono andati a finire i loghi e le iniziative da esso annunciate? Che ne è di Casa Minerbi di via Giuoco del Pallone presentata come futura, prestigiosa sede dell’Istituto di Studi Rinascimentali (che, a quanto si dice, è ormai prossimo a essere declassato a semplice ufficio comunale)?

Ricordo di aver visto, passeggiando per le vie del centro, strumentisti di varie provenienze  che formavano l’orchestra giovanile europea. Ferrara doveva essere la sede stabile del complesso. A tal fine, sotto la spinta della famiglia Abbado, il maestro e il genero architetto, si è avviata la ristrutturazione del teatro Verdi. Lo scatolone di cemento è ancora vuoto e i lavori sono fermi da anni. Non c’è alcuna prospettiva che vengano ultimati e se lo fossero non ci sarebbero il soldi per gestire il teatro; inoltre sulle esangui casse comunale pesa la minaccia di dover restituire allo stato, a quanto si dice, otto milioni di euro. Nel frattempo i giovani strumentisti, biondi o corvini che siano, hanno preso altre direzioni.

Ricordo il presidente Napolitano inaugurare in pompa magna la sede dell’Ermitage Italia, istituzione strappata  da Ferrara a Mantova dopo una lotta a coltello. Ora si dice che la palazzina verde sanpietroburghese di corso Giovecca sia destinata a una prossima chiusura. Del resto, anche se al suo interno si svolge ancora qualche attività, non si può dire che la maggior parte dei ferraresi se ne sia accorta. Di mostre  di richiamo se ne è svolta  una sola ed è stata un fallimento. Dello sbandierato progetto di grande mostra internazionale sull’arte islamica si ricorda solo chi ha il vizio della memoria.

Essendo stato parte in causa, in questo ultimo punto mi muovo più a disagio. Circolando appena al di là delle mura vedo molti cartelli con scritto parcheggio Meis, però dietro la ristrutturata palazzina di via Piangipane scorgo ancora solo le vecchie carceri di un tempo. Si parla di un primo blocco di lavori che inizieranno a gennaio. Ma se giungessero effettivamente a termine, quale allestimento sarebbe accolto nell’edificio? Per quel poco che se ne sa (l’opinione pubblica è tenuta all’oscuro), non è stato ancora elaborato alcun serio e dettagliato progetto espositivo. Almeno così ha dichiarato nella primavera scorsa l’ex sindaco ed ex coordinatore del Meis Gaetano Sateriale e da allora non sembra che si siano fatti passi avanti. Il minimo che si può dire è che le indicazioni stradali sono state un po’ troppo precoci (e perciò controproducenti) e certo non giustificate dalle modeste mostre svoltesi nella prima metà dell’anno negli angusti  spazi della palazzina.

Può ben essere che parte delle sensazioni sopraesposte siano superficiali. Ma per confutarle ci sarebbe bisogno di risposte. Perché il Comune e gli altri enti interessati non emettono un comunicato complessivo che chiarisca, in sintesi, ai cittadini il perché a Ferrara avvengono tante ripetute e costose false partenze? Senza questo chiarimento è difficile scacciare il sospetto che la politica culturale ferrarese sia stata per la massima parte poco previdente se non velleitaria. E sul conto di chi vanno addebitati gli sprechi?

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