Blog
19 Ottobre 2012

Le infinite trasformazioni dell’io. Da Omero a Battiato

di Francesca Boari | 2 min

I parametri che ci consentono di distinguere nettamente il confine tra normalità e anormalità sono sicuramente ancora sulla strada di una ricerca che sembrerebbe non avere un punto d’arrivo. Interessante notare che ancora oggi il folle, che proviamo a definire come colui che manifesta una sofferenza interiore, è di grande imbarazzo per chi gli vive attorno. Se con la legge 180 del 1978 di Basaglia il manicomio spalanca le porte, altrettanto si constata a distanza di anni che quella apertura non è stata risolutiva dell’atteggiamento sociale che ci si poteva aspettare. Grande interesse, da Omero ad oggi, desta il tema del dualismo anima/corpo. E se il corpo è facilmente riconducibile ad organo, cosa, qualora si ammali e abbia bisogno di cura, diverso e più complesso è affrontare quella che viene riconosciuta come sofferenza interiore, per i necessari caratteri di soggettività che contraddistinguono questo tipo di malattia.
La psiche non si riconduce dunque ad organo, troppo complesso l’universo di pulsioni di cui si compone.
E’ evidente a chiunque ne abbia esperienza che la cura della psiche, in stretta relazione con il vissuto di ciascuno, e la sua eventuale cura dovrebbero necessariamente essere delegati a chi ha il dono dell’ascolto, inteso come com-prensione dell’altro, capacità di immedesimarsi nella sua vita interiore. “Morbus sine materia”, questa la definizione delle sofferenze dell’anima, che certo materia non hanno, ma attraversando il corpo in cui abitano, attraverso esso principalmente si esprimono.
La lettura e l’ascolto attento di un corpo, non più inteso come scisso e quindi solo veicolo di una interiorità celata, sono gli strumenti principali che deve sapere usare chi si propone nell’aiuto e nella cura di chi soffre di lacerazione.
Mentre l’ultima canzone di Franco Battiato, illuminato da tempo dagli studi filosofici, canta delle trasformazioni dell’io, mi sento di lanciare una pro-vocazione.
Perché non ricominciare a rivalutare la filosofia, sovrana nella gerarchia dei saperi, anche e soprattutto nella sua valenza terapeutica?
La grande adesione di pubblico ai vari festival della parola e alle lezioni di felicità che spuntano ovunque dimostra chiaramente che c’é urgenza di un linguaggio che sappia svelare l’essere e riportarlo a casa propria.
E se il rinnovamento delle coscienze individuali, la salute dei singoli ritornasse ad essere un dovere della filosofia?
Un ritorno all’ordine non potrebbe essere la risposta che cerchiamo vagando come involucri senza forma e direzione?

Grazie per aver letto questo articolo...

Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com