Cronaca
5 Maggio 2012
Due fermi già eseguiti ma gli altri partecipanti alla spedizione punitiva si sono dati alla macchia. Individuato un terzo uomo

Omicidio Tarek: sei ricercati… più uno

di Mauro Alvoni | 3 min

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Sono già due i fermi per l’omicidio di Tarek Hamad, il 26enne tunisino ucciso nel sottomura. Ma oltre a loro sarebbero altre sei le persone ricercate di quella che, secondo le risultanze delle indagini degli inquirenti, è stata una spedizione punitiva per motivi ancora non chiari e da accertare. Ricercati che si sono resi ‘irreperibili’ quasi subito dopo il fatto di sangue, avvenuto probabilmente senza che vi fosse la reale intenzione di uccidere, bensì di impartire una dura lezione. Sono numerose le abitazioni che gli uomini della squadra mobile diretti da Andrea Crucianelli hanno passato al setaccio in questi giorni alla ricerca dei sei uomini di origine marocchina che avrebbero fatto parte della spedizione punitiva, e fra questi vi sarebbe anche colui che ha sferrato il colpo di spada katana risultato poi mortale, avendo reciso l’arteria femorale della vittima. “Se dovessimo riuscire a trovare qualcuno di loro – ha spiegato il pm titolare delle indagini, Ciro Alberto Savino – vi saranno altri fermi,  non li lasceremo certo a piede libero”. Anche se la sensazione è che qualche ricercato – e in particolare quello che ha usato la katana, che sarebbe già stato identificato – possa essere riuscito a uscire dall’Italia rendendo quindi più complicate le ricerche.

Intanto sempre ieri, in tarda serata, sarebbe stata fermata un’altra persona, che non rientrava nel cerchio dei sospetti. La sua posizione è al vaglio degli inquirenti.

Al momento in carcere si trovano il marocchino Nabil Benabdennaby (nella foto), il 23enne che il 3 maggio era fuggito da un locale di Santa Maria Maddalena per essere stato riconosciuto da alcuni tunisini come uno dei membri della spedizione punitiva, e il minorenne di 15 anni, anche lui marocchino, che la sera dell’omicidio rimase ferito e riuscì a trascinarsi fino in via Volano. Non appena dimesso dall’ospedale, il 2 maggio, è stato fermato e condotto all’Arginone. Anche il 15enne avrebbe infierito su Tarek Hamad, ma nessuno dei due fermati, secondo le indagini, ha inferto il colpo mortale, pur rimanendo per la legge accusati di concorso in omicidio.

I punti fermi in questa tragica vicenda sono dunque diversi. Fra cui il fatto che la ‘punizione’ che si voleva infliggere alla vittima e andata oltre le intenzioni. E che tale lezione la si voleva dare al solo Tarek Hamad, dato che – come spiegato in questura nel corso di una conferenza stampa tenuta dal questore Luigi Mauriello e dal dirigente della squadra mobile Andrea Crucianelli – “sembra che solo lui sia stato preso di mira, dato altri due tunisini che si trovavano in sua compagnia non sono nemmeno stati toccati”. Pare inoltre che il tutto possa essere avvenuto per ritorsione dopo un’altra rissa avvenuta nel sottomura, quella del sabato precedente, e che possa essere partito tutto da uno screzio fra un marocchino e un tunisino legato alla spartizione dello spaccio nel territorio, oppure a un debito contratto e non onorato (comunque legato alla droga), o ancora da un motivo passionale. Non si esclude, in questo senso, alcun movente, tenendo presente che nessuna delle persone interrogate ha saputo o voluto dire quale fosse stato il motivo scatenante la violenza. E nemmeno il fatto che per organizzare la spedizione punitiva si siano chiamate addirittura persone da fuori Ferrara.

“Nell’episodio di Santa Maria Maddalena – ha voluto precisare Andrea Crucianelli – non vi è stata alcuna aggressione, bensì un riconoscimento del Nabil il quale, impaurito, è uscito dall’esercizio a gambe levate e, essendo scalzo, con il terreno bagnato dalla pioggia è scivolato rovinosamente a terra procurandosi una ferita al ginocchio. I tunisini presenti in realtà sono stati collaborativi e tranquilli, con tutta l’intenzione pure loro di farci individuare i responsabili”. “E’ un omicidio particolare – ha aggiunto Crucianelli – perché diverse sono le persone coinvolte, delle quali il 90% clandestini e quasi tutti legati nella zona allo spaccio. Stiamo lavorando giorno e notte e ogni giorno c’è una novità”.

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