Enogastronomia
28 Novembre 2011
Uno stile di vita sano a tavola che si impara anche a scuola

Dieta mediterranea tra i banchi

di Tiziano Argazzi | 3 min

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La dieta mediterranea arriva nelle scuole di tutta Europa, con progetti condivisi di educazione alimentare volti alla promozione del benessere personale, sociale e ambientale. Una serie di iniziative rivolte non soltanto agli alunni e le loro famiglie, ma anche a tutto il personale scolastico, che coinvolgano istituzioni sanitarie, enti locali, industria alimentare, mondo agricolo, della distribuzione, della vendita e della comunicazione.

Queste le indicazioni emerse ad Imperia al Forum sulla Dieta Mediterranea, una importante iniziativa che si è svolta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica. Numerosi progetti sono già attivi con successo in Italia, Francia, Gran Bretagna, Irlanda, Spagna e Portogallo, unico paese –quest’ultimo- dell’Unione Europea dove l’educazione al consumo, di cui l’educazione alimentare fa parte, è insegnata curricolarmente in molte scuole pubbliche.

È  improprio in questo caso parlare di trasmissione alle nuove generazioni dei principi basilari della dieta mediterranea soltanto perchè tra i paesi più attivi figurano due stati che non si affacciano sul Mare Nostrum, Irlanda e Gran Bretagna. Tuttavia, educare fin da piccoli a uno stile di vita sano come quello iscritto nel DNA della dieta mediterranea, è una priorità per tutti. Anche per i paesi anglosassoni. Perchè la dieta mediterranea non è soltanto una specifica cultura gastronomica, ma è anche sinonimo di convivialità e di benessere a tavola, accompagnato dalla giusta dose di attività fisica quotidiana.

Uno stile di vita sano che dovrebbe essere già trasmesso ai figli dai propri genitori fin dalla nascita e che dovrebbe proseguire anche sui banchi di scuola, stimolandoli a scoprire ogni giorno sapori nuovi senza perdere di vista il principio basilare del consumo degli alimenti necessari per la crescita e lo sviluppo e combattere quel fenomeno in via di espansione nei paesi investiti dal benessere economico che è il sovrappeso e l’obesità infantile, i cui costi sia monetari e sia sociali crescono progressivamente. La vasta scelta di prodotti immessi sul mercato porta infatti a un aumento di assunzione di prodotti ad alto contenuto lipidico e zuccherino e a un sempre minore consumo di alimenti “sani” quali frutta, verdura, cereali e carne perchè dotati di minore “appeal”.

Per avvicinare i ragazzi al consumo di frutta e verdura in sostituzione di merendine confezionate e snack grassi, in Italia ed in quasi tutta l’Europa  è stato promosso un progetto ministeriale di distribuzione gratuita di frutta e verdura nelle scuole, affiancato da campagne di sensibilizzazione. L’iniziativa è stata recepita nei vari paesi in modo diverso, con un obiettivo comune: formare un pacchetto di “best practices” da condividere per migliorare l’applicazione dei programmi educativi nei singoli Stati.

Il governo italiano, ad esempio, nello scorso mese di ottobre  ha pubblicato, come risultato del lavoro del Comitato Scuola e Cibo – percorso formativo interdisciplinare quinquennale rivolto a studenti, dalla scuola primaria all’università – le “Linee guida per l’Educazione alimentare nella scuola italiana”, che ufficializzano l’introduzione dell’educazione alimentare nei programmi scolastici e tracciano il quadro di riferimento per il suo sviluppo.

I dati confermano indirettamente anche le conclusioni espresse dal tavolo di lavoro sulla comunicazione, in cui si sottolinea quanto sia radicata e forte la percezione del concetto di dieta mediterranea nei paesi affacciati sulla sponda nord del Mare Nostrum e di quanto sia importante fare una corretta informazione – anche a livello mediatico, altro contesto in cui i ragazzi in età scolare hanno un ruolo di primo piano perchè i più facili da influenzare con spot e cattivi esempi da imitare – sui benefici che l’adozione di uno stile di vita sano può avere sulla salute e sul miglioramento dello stato psicofisico di ciascun individuo.

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