“Bello viaggiare. Tu questa cosa qua papà mica l’hai mai capita”
E così oggi torno a casa.
Casa, che parola strana per me. Appartengo a quel ceppo di persone per cui nessun posto è casa.
Ho dormito in 13 posti diversi. Li ho appena contati. Da un mese e mezzo apro le valigie ed è casa.
Non ho smesso di lavorare in tutto questo tempo, certe malattie non vanno in ferie, per cui mi sono connessa da remoto più volte. È stato strano, per certi aspetti più terapeutico anche per i pazienti.
Il posto che più mi ha incantato? Senza dubbi Antelope Canyon, una magia creata in milioni di anni dal vento e dall’acqua.
Il posto in cui sono stata più felice? Lungo la strada, al tramonto, nella Monument Valley.
Quello che più mi ha rattristato? Il degrado delle grandi città del Nord America, gli spacciatori di Fentanyl, la polizia che pattuglia h 24 le uscite e le entrate degli hotel di lusso e gli homeless spaventati quando mi avvicinavo per dare a loro i miei doggy bag. Del movimento hippy e della cultura progressista, che aveva smosso soprattutto la splendida San Francisco, ne è rimasto il degrado che arriva anche sulle famigerate spiagge di Venice beach e Santa Monica.
Bello però Ludo che si taglia i capelli in un quartiere dell’America non turistica e non caotica dove ci sono le case con appese le bandiere americane e le scritte “We believe: Black Lives Matter, Science is real, Women’s Rights are Human Rights”. Bello fermare la bicicletta pedalando all’indietro. Bello i ristoranti che alle 8 di sera hanno gia’ sistemato le sedie rovesciate sopra il tavolo. Si chiude presto e magari si va a vedere il rodeo. Bello veder caramellare i marshmallow intorno ad un fuoco acceso nel Gran Canyon.
Bello viaggiare. Tu questa cosa qua papà mica l’hai mai capita. Partivo per l’Africa e non lo comprendevi “cosa vai a fare laggiù che è pericoloso?”. Questa continua lava che mi ribolle dentro chissà come e quando mi si è sedimentata. Tu non ce l’avevi. Per te la forza era la famiglia e avevi ragione.
Io invece non riesco mai a stare ferma. Ti scrivo dalla casa al mare (dopo l’ormai classica capatina ligure per rivedere gli amici che trascuro da un po’ per colpa del lavoro, ah il lavoro, che cruccio! Rimango o no a Milano?).
Ti penso, ti parlo e chissà se il riccio, che ho rivisto dopo tanto tempo ieri sera, in giardino, era un tuo segnale. Io ci credo a queste cose, è un modo per aggrapparmi a te.
Fine delle chiacchiere per ora. Prossimo viaggio? Tra poco più di un mese e oltre 10 ore di volo.
Buon nuovo inizio a me e a chi mi ha letto fino in fondo!