L'inverno del nostro scontento
4 Agosto 2025

Mentre i palestinesi muoiono di fame, Israele lancia un’offensiva propagandistica

di Girolamo De Michele | 10 min

Leggi anche

“Mi è stato chiesto di tradurre dal tedesco un articolo comparso ieri [29 luglio] su Der Spiegel a firma di Mathieu Von Rohr. Lo pubblico interamente qui senza commenti, inserendo il link all’articolo originale. Da qualsiasi parte del mondo siate, quello che sta accadendo in questi mesi a Gaza non può lasciare indifferenti anche perché fornirà il paradigma della nostra vita futura” [Vittorio Iervese]

Una vecchia regola della propaganda consiste nel ripetere una grande falsità abbastanza spesso in modo che nessuno sappia più a cosa credere. La Russia ha perfezionato questa tecnica, ad esempio sostenendo che gli “omini verdi” (N.d.T. vengono chiamati così truppe armate senza insegne) in Crimea non hanno nulla a che fare con Mosca. Anche il governo israeliano utilizza questo metodo, anche sotto la pressione delle proteste mondiali contro la morte per fame della popolazione di Gaza.
I messaggi inviati dal governo di Netanyahu sono confusamente contraddittori: primo, non c’è fame a Gaza (è una bugia). In secondo luogo, le Nazioni Unite sono in realtà da biasimare per la scarsa situazione dei rifornimenti (anche questa è una bugia). In terzo luogo, Israele sta improvvisamente concedendo più aiuti a causa delle pressioni internazionali. Ha persino sganciato dall’aria su Gaza la miseria di sette pallet di aiuti, che è pura politica simbolica e un’ammissione indiretta che la fame è reale.
L’iniziativa IPC, lo strumento riconosciuto a livello internazionale per la classificazione delle crisi alimentari, sostenuto dalle Nazioni Unite e dall’OMS, ha lanciato martedì un altro drammatico avvertimento: Gaza sta attualmente raggiungendo “lo scenario peggiore di una carestia”, una classificazione che di solito viene data a disastri come quelli in Somalia o in Sud Sudan.

Non c’è dubbio che sia stato Israele stesso a causare questa crisi di carestia. L’inedia della popolazione è iniziata a Marzo, quando il governo di Netanyahu ha bloccato quasi completamente l’importazione di aiuti per mesi, in modo da fare pressione su Hamas. All’epoca Netanyahu aveva dichiarato: “Israele ha deciso di non permettere più l’ingresso di merci e aiuti a Gaza”.
Il potente ministro delle Finanze e degli Insediamenti di estrema destra, Bezalel Smotrich, lo ha detto più chiaramente: “Nemmeno un chicco di grano entrerà a Gaza”. Smotrich aveva già detto l’anno scorso: “Sarebbe giusto e moralmente corretto far morire di fame due milioni di persone a Gaza, ma il mondo non ce lo permetterà”.
Da Maggio, il governo israeliano ha trasferito la distribuzione degli aiuti alla Gaza Humanitarian Foundation (GHF), un’organizzazione militarizzata e non trasparente, legata all’esercito israeliano e a società statunitensi. Poiché la GHF viola i principi umanitari di neutralità e indipendenza, le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie si rifiutano di collaborare: gli aiuti non devono essere controllati da una parte in guerra. Tuttavia, questo è esattamente ciò che sta accadendo in questo caso.

Il mito di Hamas e le consegne di aiuti rubati

Ma perché Israele ha effettivamente distrutto il precedente sistema di distribuzione degli aiuti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie internazionali che collaborano con esse? La giustificazione, ripetuta più volte, è che Hamas rubava sistematicamente gli aiuti dalle Nazioni Unite per finanziarsi. Israele non ha fornito alcuna prova. Le stesse Nazioni Unite hanno sempre negato l’accusa senza mezzi termini.
La scorsa settimana è stato reso pubblico un rapporto interno dell’agenzia statunitense USAID: non c’erano prove che Hamas stesse sistematicamente deviando gli aiuti. Il New York Times ha persino rivelato, sulla base di ambienti militari israeliani, che l’esercito stesso non ha mai trovato alcuna prova di ciò. Se ci sono stati casi isolati di saccheggi, sono stati compiuti da bande locali e, di norma, non sono state le Nazioni Unite a essere colpite, ma organizzazioni umanitarie più piccole. Il sistema delle Nazioni Unite si era persino dimostrato efficiente in termini di distribuzione.

In altre parole, la storia del furto di aiuti su larga scala da parte di Hamas è stata finora priva di fondamento e viene comunque utilizzata come strumento di propaganda mirato.

Ciononostante, è stata ripresa più volte, persino politici tedeschi come Frank-Walter Steinmeier e Armin Laschet l’hanno ripetuta. In alcuni media, è stata inserita nei notiziari come un presunto fatto.
La rivendicazione è servita al governo israeliano come pretesto per sostituire il sistema di distribuzione degli aiuti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni umanitarie che collaboravano con esse. Il GHF ha assunto il controllo della distribuzione degli aiuti, con conseguenze disastrose. La dubbia organizzazione distribuisce gli aiuti solo in quattro luoghi protetti militarmente, per raggiungere i quali la gente deve talvolta camminare per ore e dove prevalgono condizioni caotiche. Secondo le Nazioni Unite, da Maggio più di 1.000 persone sono state uccise a Gaza mentre cercavano di procurarsi del cibo.

Il bombardamento di chi cerca aiuto

Numerosi rapporti, tra cui le indagini compiute da Der Spiegel, ne forniscono la prova: I soldati israeliani e i mercenari del GHF hanno sparato contro le persone in cerca di aiuto nei punti di distribuzione. L’esercito israeliano ha ammesso di aver sparato “colpi di avvertimento” e la procura militare ha avviato un’indagine. I soldati hanno riferito ad Haaretz di aver sparato sulla folla per preciso ordine dei loro superiori, con conseguenze fatali. Un ex soldato statunitense che ha lavorato per il GHF ha dichiarato alla BBC che i membri dell’esercito hanno deliberatamente sparato contro i civili. È stato testimone di crimini di guerra.
Ma il problema non è solo la violenza nei centri di distribuzione: Il GHF sta semplicemente portando troppi pochi aiuti a Gaza. Troppo poco cibo e niente medicine, tende o qualsiasi altra cosa possa essere necessaria.
I dati forniti dall’autorità israeliana responsabile mostrano un calo massiccio nelle consegne di cibo da quando il GHF ha assunto la responsabilità. Prima di allora, a Gaza non arrivava nulla per settimane. Le organizzazioni internazionali hanno lanciato avvertimenti urgenti per mesi. Secondo il Programma alimentare mondiale, un terzo della popolazione non ha avuto nulla da mangiare per giorni la scorsa settimana e sono stati segnalati i primi decessi.
Nonostante tutti i dati, il governo israeliano continua a negare che a Gaza si stia morendo di fame.

La teoria della cospirazione “Pallywood”

Al contempo, sui social network è in corso una campagna di disinformazione apparentemente orchestrata: le immagini di bambini affamati o di persone disperate in fila alle mense dei poveri sono generalmente etichettate come false, presumibilmente generate dall’IA o provenienti da altri Paesi, unite a una cattiveria disumana. Gli influencer sostengono che Hamas controlla comunque tutto, che non bisogna credere a nulla, come se Hamas fosse onnipotente e controllasse ogni immagine e ogni notizia.
Naturalmente Hamas usa le immagini della fame a proprio vantaggio, ma questo è possibile solo perché Israele ha creato questa fame e quindi fornisce ad Hamas queste immagini.
Fin dall’inizio della guerra, Gaza è stata falsamente dipinta come un luogo da cui si suppone non provengano informazioni credibili – anche se ci sono rapporti e immagini verificabili. Ma il messaggio dell’universo parallelo propagandistico è: a Gaza non ci sono vittime, ma solo terroristi. La cospirazione “Pallywood” circola sui social network: ogni immagine da Gaza è inscenata, ogni scena manipolata. È una disumanizzazione deliberata, con l’obiettivo di negare ogni sofferenza.

Le foto di bambini che già soffrivano di problemi di salute sono un tema ricorrente e danno vita a foto particolarmente crude. Ma anche questi bambini, con un’alimentazione adeguata, latte speciale e farmaci, non devono morire di fame. La questione se avessero già delle malattie è quindi una mera distrazione: non dovrebbero morire se Israele permettesse un’assistenza adeguata alla popolazione.

Inoltre, l’assistenza medica a Gaza è stata in gran parte distrutta. Le Nazioni Unite e le organizzazioni umanitarie classificano migliaia di bambini come malnutriti.
La strategia è la seguente: Seminare dubbi, screditare le immagini, mettere in dubbio le cifre, anche se i fatti sono chiari.
Il discredito dell’ONU in quanto fornitore indipendente di aiuti, osservatore e organizzazione delle emergenze si inserisce in questo contesto. Le Nazioni Unite godono di un’ottima reputazione per quanto riguarda gli aiuti in caso di disastri nelle regioni di crisi in tutto il mondo. Tuttavia, il governo israeliano la sta accusando di essere in combutta con i terroristi.

La campagna di Israele contro le Nazioni Unite

È iniziata con la campagna contro l’UNRWA, l’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei palestinesi. Israele ha accusato una dozzina di dipendenti di essere coinvolti nel terrore del 7 ottobre. L’organizzazione ha immediatamente sospeso le persone interessate. Tuttavia, il governo ha continuato ad ampliare le accuse, sostenendo che un gran numero di dipendenti dell’UNRWA avesse legami con Hamas – senza fornire alcuna prova reale. Alcune indagini indipendenti hanno riscontrato “problemi di neutralità”, ma nessuna prova di legami sistematici con Hamas. Nonostante ciò, l’UNRWA è stata diffamata a livello internazionale e il suo lavoro in Israele è stato vietato. Molti Paesi, tra cui la Germania, sospesero temporaneamente i pagamenti, per poi riprenderne alcuni in seguito. Da allora, anche in Germania si sostiene regolarmente che l’UNRWA è praticamente identica ad Hamas. È una calunnia che non ha più bisogno di prove, perché la propaganda ha già da tempo sortito i suoi effetti.
Dopo la chiusura dell’UNRWA, l’organizzazione umanitaria con maggiore esperienza a Gaza, altre organizzazioni delle Nazioni Unite hanno preso il loro posto, fino a quando anche loro sono state estromesse dal GHF a maggio.
Nel frattempo, Israele sta prendendo provvedimenti anche contro l’OCHA, l’organizzazione delle Nazioni Unite che si occupa dei soccorsi in caso di calamità. Il suo capo non riceverà un nuovo visto perché ha criticato pubblicamente il fatto che civili siano stati uccisi mentre facevano la fila per ricevere gli aiuti nelle stazioni di distribuzione della GHF.
Il successivo assurdo colpo di scena è avvenuto la settimana scorsa: Il governo ha incolpato l’ONU, che è stata esautorata, per la mancanza di aiuti: ha diffuso video di droni che mostravano pallet di aiuti ai valichi di frontiera che l’ONU non aveva raccolto. Anche prima di ciò, le Nazioni Unite si erano ripetutamente lamentate di poter svolgere il proprio lavoro solo in misura limitata a causa delle massicce restrizioni israeliane. Circa la metà di tutte le richieste di trasporto di merci all’interno di Gaza erano state respinte dall’esercito che hanno reso molto complicato ottenere le autorizzazioni ed effettuare tutte le procedure per la distribuzione. Molte consegne vengono anche saccheggiate per disperazione, a volte sotto gli occhi dei soldati israeliani. Secondo il diritto internazionale, Israele, in quanto potenza occupante, sarebbe responsabile della sicurezza.
È evidente che il GHF e il governo israeliano non stanno fornendo alla popolazione forniture sufficienti.

Il tentativo di spostare la responsabilità

Ciononostante, il governo israeliano non solo ha cercato di incolpare le Nazioni Unite per la fame, ma ancora oggi sostiene che a Gaza non c’è fame. Persino Donald Trump non ha voluto allinearsi alla grottesca distorsione della realtà operata dal Primo Ministro Benjamin Netanyahu Lunedì scorso. Quando gli è stato chiesto se fosse d’accordo con Netanyahu sull’assenza di fame a Gaza, il Presidente degli Stati Uniti ha risposto: “Non lo so. Se si guarda in televisione, direi che non è detto. I bambini sembrano molto affamati”. Poi ha aggiunto: “È una vera fame”.
Domenica, il governo israeliano aveva già avviato un’inversione di rotta, con l’esercito israeliano che aveva annunciato un cessate il fuoco giornaliero in tre Regioni per consentire l’ingresso degli aiuti. Allo stesso tempo, il governo ha autorizzato le Nazioni Unite a portare altri aiuti via terra dall’Egitto a Gaza. L’azione era una dimostrazione: Israele stesso aveva bloccato gli aiuti, causato la fame – e ora stava parzialmente cedendo sotto la pressione internazionale.
Alcuni giorni di miglioramento dell’assistenza non risolveranno il problema. Il sistema GHF rimane inaffidabile, inefficiente e pericoloso. Deve essere interrotto. Le organizzazioni umanitarie concordano sul fatto che anche le consegne di aiuti per via aerea sono insufficienti, costose e inefficienti: il governo israeliano deve tornare a permettere alle Nazioni Unite e alle altre organizzazioni umanitarie internazionali di portare aiuti affidabili via terra. E, naturalmente, è necessario un cessate il fuoco permanente e un accordo sugli ostaggi per porre fine alla guerra devastante che, secondo l’autorità sanitaria controllata da Hamas, ha già causato più di 60.000 morti e distrutto quasi tutta la Striscia di Gaza.
Invece, Netanyahu ha appena proposto al suo gabinetto un piano per annettere Gaza in parti, al fine di mantenere la sua coalizione con gli estremisti di destra. Secondo i media israeliani, questo piano potrebbe essere accompagnato da un nuovo blocco totale di Gaza.
Queste verità sono facili da ricercare, non sono complicate – eppure non sempre prevalgono. Domenica, il corrispondente capo di Deutsche Welle ha detto al “Press Club” che si trattava di “dichiarazioni contro dichiarazioni” quando si trattava di stabilire di chi fosse la colpa della fame.
Se anche i giornalisti più esperti credono che si tratti di “dichiarazione contro dichiarazione”, la propaganda ha avuto successo. Ciò che rimane è una campagna per spostare la colpa – sulle Nazioni Unite, sugli operatori umanitari e sugli affamati.
Una lezione di disinformazione.

Grazie per aver letto questo articolo...

Da 20 anni Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.

 

OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:

Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com