La capra sulla rupe
1 Agosto 2025

Di tutta l’erba

di Alessandro Chiarelli | 3 min

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Un fascio, lo riconosci sempre. Le caratteristiche che lo individuano sono molteplici e sono sempre tutte presenti contemporaneamente, sebbene con gradazioni che variano da esemplare a esemplare.

Oggi esaminiamo la caratteristica più evidente – condicio sine-qua-non per essere fascio: la mancanza di coraggio, o manifesta codardia, fate voi.

Sembra paradossale per uno che adora e sbava per ogni esibizione di forza, ma è proprio nella mancanza di coraggio che si radica l’identità fascia. Crede che diventare fascio gli darà la forza che il suo cuore impaurito vuole sopra ogni altra cosa.

È come comprare le alghe di Vanna Marchi per dimagrire, ma ecco un’altra caratteristica del fascio: non ha eccelsa intelligenza (ma su questo mi ascolterete un’altra volta).

Il fascio è sempre uguale a stesso, e quindi un po’ in ritardo sul resto dell’umanità. Ha così paura del mondo che solo fondersi al gruppo dei forti lo fa sentire protetto. Ha occhi da cane, quello che abbaia ma si gira di continuo a cercare l’approvazione del padrone.

Anche se usa la violenza come strumento di lotta politica, evita accuratamente scontri leali. Ci vuole un numeroso gruppo di eroi per uccidere un prete, o per assassinare a tradimento uomini di cultura o politici che non si allineano.

Se sceglie il terrorismo, il fascio rimane il fascio, ed evita accuratamente di esporsi in prima persona. Preferisce lasciare bombe che uccidono persone a caso mentre lui è già a casa a guardare la tv.

Se il suo regime implode dopo aver prima ispirato e poi seguito i nazisti, il capo dei fasci si mette l’uniforme da soldato semplice e fa l’indiano, chi dite che io sia? No no, vi sbagliate, sono un soldato semplice. Sempre a proposito del coraggio.

Se vince le elezioni e deve governare il fascio va in crisi perché essere responsabile delle sue azioni non è il suo forte. Farà il bullo coi deboli, con gli ultimi della società e sorriderà compiacente a qualsiasi altro che abbia cose da offrire in cambio. Il fascio ha bisogno di tutto anche se ha tutto, perché niente può saziare il buco che ha nell’anima.

In politica cercherà sempre e comunque qualcuno che gli dia riparo, perché il sistema fascio si regge (e poi crolla per questo) sul fatto che ognuno delega a quello sopra di lui il saper cosa fare, sino ad arrivare a chi non può più delegare e di fatto decide, ed è il disastro, perché il capobranco fascio arriva dove arriva perché è scosso da disturbi mentali che i fasci scambiano per virtù messianiche.

Il fascio dei quadri intermedi non deve, non può assolutamente, chiedersi dove stia portando la nave il capitano. Non gliene frega niente, se nel frattempo può prendersi la rivincita contro l’umanità che lo ha sempre rifiutato. Il fascio, non riconoscendo la vera forza e il vero coraggio, finisce inevitabilmente per adorare l’idiota spaccone di turno, e non capisce che lo porterà alla rovina.

Nel sedersi dalla parte sbagliata della storia, il fascio è infallibile.

Il mondo libero si oppone al genocidio in corso, ma il fascio no. Tentenna, aspetta ordini, non ha coraggio di dire quello che pensa, ammesso che pensi. Sui dazi medievali che squassano l’economia mondiale il fascio dice che sono accettabili, perché non osa – non riesce a dire una cosa non allineata – proprio come D’Alema non riusciva a dire una cosa di sinistra.

Che sia il primo ministro, il duce, oppure il più stordito dei consiglieri comunali dell’ultimo comune, non cambia nulla. Il tipo antropologico è quella roba lì. Come l’amore di Tiziano Ferro, il fascio è un cosa semplice, e adesso.. adesso te lo dimostrerà.

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