Indiscusso
8 Febbraio 2025

Il trumpismo che è in noi

di Marzia Marchi | 3 min

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La striscia di Gaza ricostruita come un meraviglioso resort sul mare per americani ricchi e i palestinesi  dispersi tra vari paesi arabi. Una Nakba o una Shoah, ovvero una catastrofe, una tempesta devastante se andiamo direttamente alla traduzione dei due termini sinomini  – come ci ha ricordato Gad Lerner dalla conduzione di Prima pagina su Rai 3. Catastrofi  ad opera di esseri umani come Trump, per esempio, che dichiara senza ombra di dubbio di sentirsi in diritto di espellere un popolo, quello palestinese, dal proprio territorio: “saranno più sicuri e staranno meglio”, si sente in diritto di affermare! Certo non è la Shoah hitleriana, dove il diritto all’esistenza non era nemmeno contemplato, ma angoscia e DEVE angosciare la presunzione di arbitrio di qualcuno rispetto all’autodeterminazione di un popolo e al diritto di ogni essere vivente di scegliere il luogo nel quale vivere. Chi sottovaluta le esternazioni del Presidente degli Stati Uniti sottovaluta la sua potenza non solo militare ma “culturale”, avallando una narrazione che legittima il diritto di espulsione  degli indesiderati e la Shoah cominciò così, con lo sdoganamento del razzismo attraverso le leggi razziali naziste e fasciste.

Ciò che sta accadendo in Palestina non può essere giustificato come la reazione di difesa di un popolo, quello israeliano altrettanto vessato dalla Storia, ma come il frutto deliberato di una strategia politica che nulla ci può più impedire di chiamare imperialista. Il primo ministro israeliano non a  caso è il primo ospite  del neoinsediato presidente americano che dichiara e agisce  con spirito colonialista  ed espelle abitanti dei suoi stati federati, presunti illegali, in nome di un’ americanità che deve tornare a dominare il mondo!

Chi non trema a queste parole, che la Storia non ci ha risparmiato con le sue conseguenze nefaste,  ha già maturato il germe  trumpista – chiamiamolo così – al proprio interno: quello che ti fa trovare ragionevole espellere i cosiddetti clandestini, rei di avere cercato un mondo migliore in cui vivere abbandonando i paesi di provenienza, che proprio chi li rifiuta ha reso invivibili.

La senatrice Liliana Segre, testimone  suo malgrado della tempesta devastante  che colpì  non il popolo ebraico, che non esisteva, ma cittadini di diversi Stati rei di essere ascritti alla religione ebraica,  ha detto una  parola molto chiara in occasione della giornata della Memoria: ACCOGLIENZA!

Nulla giustifica la violenza di Hamas nella drammatica data del 7 ottobre 2023, nemmeno la sistematica occupazione del territorio della Striscia di Gaza e in generale del territorio attribuito al popolo palestinese sin dalle risoluzioni ONU 242 (1967) e 338 (1973). Nulla giustifica  questa distruzione totale dei luoghi di abitazione e di vita dei  2 milioni di persone residenti a Gaza. Hamas ha fallito, se anche avesse avuto un piano, ma  non ha fallito la volontà imperialista di governi come quello trumpiano e quello della destra israeliana che perseguono sistematicamente l’usurpazione e la predominanza razziale a Gaza, in Cisgiordania e in generale nel MedioOriente.

Accettare che qualcuno sia First, ovvero Primo, significa incamminarsi verso la strada della guerra che da sempre favorisce solo il potere del più forte, perché non esiste una pace giusta, esiste solo la convivenza pacifica tra umani che si danno delle regole e le rispettano.

Disconoscere il grande patrimonio di regolamentazione internazionale costruito, non a caso, dopo la Seconda Guerra Mondiale, significa sostanzialmente riaffermare la legge della giungla, dove comanda il più forte. Mettere in discussione la validità della Corte Penale Internazionale dell’Aia, come va facendo per calcoli economico-politici il nostro attuale Governo, apre una terribile falla nella perdita di autonomia del nostro Paese, che resterà sempre più invischiato nella rete di potenza dell’America trumpiana, una storia già vista, quella di affiliarsi al carro del più forte, che non ha portato bene!

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