La capra sulla rupe
16 Ottobre 2024

Tu sia per me il coltello col quale frugo in me stesso

(Foto di Reza Hasannia su Unsplash)
di Alessandro Chiarelli | 2 min

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Esci da casa con un coltello da cucina in mano, ma non hai un’idea precisa del perché.

Magari incontri una donna che cammina di notte da sola, oppure incroci un ragazzo che indossa due cuffie economiche, e succede che magari li uccidi, ma non eri uscito per cercare quella donna, e nemmeno per cercare cuffie da pochi euro. No, il punto non è cosa cercavi. Non cercavi niente di particolare.

Non avevi un desiderio di esaudire, perché avere un desiderio presuppone un ordine di priorità. Si può ben uccidere per un desiderio; anzi, si è sempre ucciso per un desiderio, frustrato, negato, voluto ad ogni costo.

Ma siccome il tuo desiderio non ha un oggetto su cui posarsi, tu langui nell’indeterminatezza, e senti che la vita non ha senso né direzione.

Sei disperato.

Hai disperatamente bisogno di un oggetto per poter sentire la vita pulsare dentro di te e sei disposto a fare qualsiasi cosa, perché la vita fa qualsiasi cosa per perpetuarsi, sboccia nel cemento, lotta senza arrendersi mai.

Tu uccidi per sapere cosa si prova, per un paio di cuffie, oppure stermini la tua famiglia perchè ti sei convinto che il tuo malessere è colpa loro.

Sei poco più di un bambino, e uccidi per sentirti vivo, perché altre cose non ne hai trovate.

Nello stesso istante in cui uccidi comprendi che non è servito a niente. Stai come prima, il vuoto è ancora più vuoto, gli altri sono morti e indietro non si torna.

Lo so che gli esseri umani hanno sempre ucciso gli altri esseri umani e non c’è troppo da preoccuparsi.

Tuttavia, in un tempo non tanto lontano gli omicidi senza motivo erano commessi dai folli, mentre ora no.

La follia è una categoria inadatta a spiegare il ragazzo che prima di uscire di casa prende il coltello da cucina anche se non sa bene il perchè, né se lo userà o contro chi; lo prende come uno strumento che può schiudergli il possesso di qualcosa che desidera, ammesso che finalmente possa davvero desiderare qualcosa.

Ci sono persone che per le loro qualità e/o fragilità fungono da recettori ipersensibili del sentire collettivo. Sono persone che riescono a codificare il sentimento nascosto che vibra in una comunità; se hanno in mano una penna sono poeti e scrittori, se hanno un pennello sono pittori, se hanno un coltello sono assassini.

In ultima analisi fanno un po’ la stessa cosa; ci dicono cosa siamo diventati.

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