Indiscusso
3 Agosto 2024

Le droghe, gli spacciatori e i rimedi

di Marzia Marchi | 4 min

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A voler essere corretti si dovrebbe porre così la questione che porta l’insicurezza di certe aree della città, che qualcuno voleva “bonificate” a suon di cancelli e interventi delle Forze dell’ordine. La prima parola da prendere in considerazione è droga!

Sull’uso della droga leggiamo solo in merito al degrado: gente che si buca, gente che guida in stato di alterazione, gente che viene coinvolta in risse per l’acquisto. E, più o meno annualmente, una conferenza della Polizia di Stato che meritoriamente affronta questo tema anche con campagne di informazione e formazione nelle scuole, ma un serio dibattito, anche e soprattutto politico, sul perché permanga e anzi aumenti il consumo di droga – anche in una fascia di età molto giovane (15-19 anni) – non mi sembra all’ordine del giorno. La questione droga in città è ridotta a una faccenda di ordine pubblico perché ci sono gli scomodi spacciatori e i loro racket.

Lo confermo! Ci sono bande di spacciatori e sono prevalentemente straniere, a differenza dei consumatori che sono prevalentemente italiani! Lo confermo dal mio piccolo osservatorio in carcere – dove insegno da otto anni – ad un’utenza che è totalmente straniera e nella stragrande maggioranza dei casi apprendo, mio malgrado, essere spacciatori. In quanto all’uso di droga, rimando alla Relazione annuale sul fenomeno delle tossicodipendenze 2024 del Dipartimento per le politiche antidroga prevista dal DPR 309/90 da pochissimo presentata in Parlamento.

Ora parto da un primo rimedio, la cui ispirazione mi nasce appunto dall’esperienza in carcere. Gli spacciatori stranieri sono persone non integrate, spesso prive di lingua italiana, che vengono mantenute clandestine in maniera funzionale al sistema dello spaccio, gestito da bande mafiose che importano manovalanza direttamente dai paesi di provenienza, oppure persone allo sbando, magari anche ex detenuti, che senza altre risorse si garantiscono una fonte sicura di reddito. Sicura perché fin che c’è domanda ci sarà sempre l’offerta.

Ed ecco che torniamo alla prima parola: droga e cito sempre dalla Relazione: “Il rapporto mondiale sulla droga 2022 dello United Office of Drugs and Crime ha confermato il sensibilissimo aumento nella coltivazione e nel traffico di cocaina nonchè l’esponenziale crescita della produzione e commercializzazione delle nuove sostanze psicoattive (NPS) individuando nella popolazione giovanile – a livello planetario – il target privilegiato per l’offerta delle sostanze stupefacenti”.

“Nel 2023 quasi 960mila giovani tra 15 e 19 anni, pari al 39% della popolazione studentesca, riferiscono di aver consumato una sostanza psicoattiva illegale almeno una volta nella vita e oltre 680mila studenti (28%) nel corso dell’ultimo anno”. Per quanto riguarda la percezione del rischio, più della metà degli studenti (54%) attribuisce un rischio elevato al consumo di NPS. Tale percentuale scende al 27% tra gli studenti che hanno utilizzato NPS negli ultimi 12 mesi. Inoltre, fra questi ultimi, il 53% riferisce di aver utilizzato queste sostanze sotto forma di pasticche. Non mi dilungo a riportare i dati della Relazione ufficiale ma mi sembra evidente che chi governa, anche a livello locale, deve porsi il problema di capire e prevenire questo crescente bisogno di consumo di sostanze. Un fenomeno, quello dello stordimento, che non esime dall’affrontare anche quello di dipendenze che sembrano minori, come quelle dal fumo e dall’alcool. Consumo, quest’ultimo, che non può dirsi affatto disincentivato dalla politica di aperture di locali e manifestazioni gastro-degustative che vengono promosse a tutto spiano sul nostro territorio, mentre i dati della Relazione citata mostrano un inquietante trend crescente di dipendenza e danni relativi al consumo di alcool che spesso finisce associato al consumo di sostanze.

Penso quindi che occorra attivare una seria politica coordinata non solo con le forze dell’ordine ma con tutti i portatori di interesse: scuole, centri di aggregazione sociale, associazioni che si occupano di minori, presìdi sanitari per affrontare quanto meno le ragioni che rendono così necessario il consumo di sostanze. Solo partendo dalla causa si possono trovare i rimedi che portano ai danni di carcerazioni, spesso non solo inutili ma perfino dannose e al degrado e all’insicurezza di tanta parte della città.

Più che l’esercito servirebbe una flotta di psicologi, sociologi ed educatori adeguatamente formati che si attivi in primo luogo per la riduzione del danno ma soprattutto per una seria politica di prevenzione.

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