Indiscusso
23 Marzo 2024

Vento da destra porta tempesta

di Marzia Marchi | 5 min

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Partiamo da tre fatti recenti.

Il Ministro dell’istruzione (e del merito), leghista, si è preso la briga – diremmo noi ferraresi – di intervenire sulla scelta di una scuola di chiudere un giorno per consentire alla propria, alta, affluenza musulmana di festeggiare la fine del Ramadan, principale festa della religione islamica. “Non voglio intervenire sull’autonomia scolastica” – ha dichiarato ma ha detto e fatto che alla fine han trovato il cavillo per sanzionare la suddetta scuola, dal nome evocativo Iqbal Masih, sullo sforamento del numero di giorni che una scuola può scegliere di derogare alle chiusure consentite.

Il ministro della Giustizia, fratello d’Italia, intervenendo sulla situazione difficile delle carceri italiane, rispetto alle quali ci informa che saranno sbloccati gli investimenti per costruire nuovi padiglioni, è riuscito a dichiarare che “lo sport e il lavoro sono le uniche fonti di rieducazione per il condannato, secondo l’indirizzo della nostra Costituzione.”

Il Ministro dell’Interno, vicino alla Lega, ha nominato una commissione per verificare l’ipotesi di scioglimento dell’amministrazione del capoluogo pugliese, guarda caso gestita da un Sindaco dell’opposizione. 

Tre situazioni in cui i Ministri intervengono interpretando di fatto un allargamento delle loro competenze.

Il Ministro dell’Istruzione dovrebbe garantire le condizioni affinchè l’art.33 della Costituzione fosse praticato: l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi” e nondimeno dovrebbe attivarsi come Ministro della Repubblica per porre in pratica anche l’ultimo comma dell’art. 34, sempre della Costituzione: La Repubblica rende effettivo questo diritto (scuola aperta a tutti, obbligatoria e gratuita per almeno 8 anni) con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze che devono essere attribuite per concorso.

Il Ministro della Giustizia dovrebbe ripassarsi l’ordinamento penitenziario del 1975 e successive integrazioni che così recita all’art 15: “il trattamento del condannato e dell’internato è svolto avvalendosi principalmente dell’istruzione, del lavoro, della religione, delle attività culturali, ricreative e sportive, e agevolando opportuni contatti con il mondo esterno ed i rapporti con la famiglia». Quindi non solo lavoro e sport ma istruzione come mezzo cui “principalmente” avvalersi nel trattamento dei detenuti.

Il Ministro dell’Interno che prontamente ha istituito la Commissione in realtà non ha nessun potere di intervento sull’ipotesi di scioglimento del Comune, procedimento che resta nelle mani del Prefetto di Bari, ma evidentemente il Ministro si pensa ancora nelle vesti di ex Prefetto.

I casi potrebbero moltiplicarsi a livello nazionale e a livello locale ma già questi raccontano come a fronte della litania di disinvestire sul pubblico perché “le tasse sono un pizzo, un mettere le mani nelle tasche degli italiani” e via lamentando, di fatto c’è uno Stato che entra prepotentemente nelle situazioni che non gli competerebbero ma utili a fini strumentali di propaganda.

Denigrare la scuola pubblica e il suo personale, specialmente quando si tratta di iniziative che hanno per oggetto i più fragili come gli immigrati o i detenuti, serve strumentalmente a veicolare un’idea di cultura che va meritata non pretesa come diritto! E in tutte le autocrazie notiamo come il primo tassello per creare apparente consenso sia mettere le mani sull’istruzione e sulla cultura: non è nemmeno un caso infatti che anche nelle Università si stiano verificando situazioni di censura quando si esprime dissenso sulla narrazione governativa in materia di guerra, per esempio! Censura che abbiamo visto al lavoro in maniera plateale sugli studenti pisani delle medie superiori che manifestavano per il cessate il fuoco in Palestina.

Il secondo aspetto è quello dell’influenza sulle votazioni, come accade a Bari.  “Abbiamo commissariato 15 comuni, anche di centro destra” – dichiara il Ministro dell’Interno con ciò non giustificando l’intervento a gamba tesa su Bari, a pochi mesi dalle elezioni.  

Ultimo ma non per importanza, l’attivismo del Ministro per gli Affari europei e il PNRR, sempre fratello d’Italia, che ha accentrato la gestione di fondi europei previsti dal PNRR, sottraendoli in parte a capitoli come la spesa sanitaria o l’istruzione e la ricerca per destinarli al Ministero della Difesa, col rischio di trasformarli in finanziamento ad armi e munizioni, cosa recentemente chiesta dal Capo di Stato Maggiore. 

La Destra non perde tempo per consolidare i propri strumenti di potere e lo vediamo anche a livello locale con cinque anni di politica contro i deboli e non italiani. Ruspata ai nomadi, cancelli ai parchi, case popolari prima ai ferraresi e CPIA senza sede. Quest’ultima vicenda è emblematica del potere che si arroga l’amministrazione comunale in carica, che mentre stringe l’occhio al CPR, di fatto un centro di detenzione per migranti, non mette in campo, da anni, la destinazione per una scuola statale pubblica, poiché frequentata al 90 % da stranieri, il CPIA appunto, la scuola per gli adulti. Mentre l’assessore comunale al patrimonio snocciola l’elenco delle operazioni che hanno caratterizzato la gestione immobiliare del Comune, vantandosi delle opere messe in campo, dimentica stranamente che un immobile per il CPIA non è stato ancora trovato: “interlocuzioni con la Curia” dichiara l’assessore esibendo un interesse che non corrisponde ai fatti: “una realtà cui teniamo e che rappresenta un valore aggiunto per il territorio”. Una realtà cui tengono così tanto che da un anno sta accampata in strutture inidonee e per lo più della Provincia. Sorte comune ad altre situazioni, quella della scomoda scuola, così come il CSV, il Centro servizi del volontariato, in attesa di conoscere il proprio destino dopo una forte mobilitazione in seguito allo sfratto dall’attuale immobile destinato all’assai più attraente Contrada di San Giorgio, o quella del Centro sociale della Resistenza, di fatto espulso dalla propria sede con la scusa di lavori di imprescindibile manutenzione.

C’è una Destra che persegue sistematicamente una politica di restrizione delle voci di dissenso e un confinamento di tutte quelle realtà che creano un tessuto sociale difforme dalla narrativa imperante: il comando del più forte.

Stiamo scrivendo la storia ____________senza leggerla. Copyright Maicol & Mirco  

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