Indiscusso
16 Febbraio 2024

Quei bravi ragazzi ubriachi e fascisti

di Marzia Marchi | 5 min

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Abbiamo bevuto qualche bicchiere in più e alzato la voce come fa qualsiasi persona a una festa di compleanno, sembra che qualcuno abbia dichiarato!

Eh no!! Mi spiace ma non è affatto normale ubriacarsi in un ristorante e alzare la voce al punto da costringere all’intervento delle Volanti.

Non è per niente normale andare a una festa in un locale pubblico vestiti da carcerati stile Guantamano, l’orrore della detenzione e della tortura! Né si può essere tanto ubriachi da inneggiare, guarda caso, al fascismo.

Invito le mie concittadine e i miei concittadini a dare il giusto, grave, peso a questo episodio che al di là delle conseguenze giuridiche, qualora ci fossero, pone un grande problema di cultura e di convivenza civile.

L’ubriachezza è una situazione molesta per la convivenza civile, oltre che dannosa per la persona che la mette in atto, e anni e anni di movida sfrenata e di feste di laurea oltre i limiti dell’osceno ci stanno restituendo gli effetti della sdoganatura di una pratica cui non si presta la dovuta attenzione per i rischi che comporta. L’alcool crea dipendenza e disagio sociale e non si può tollerare che i giovani siano giustificati se alzano il gomito, festa o non festa. Occorre mettere in campo una seria politica di prevenzione sociale e culturale contro un fenomeno che sta diventando seriamente preoccupante.

Questo premesso, qui l’alcool c’entra poco o niente!

Le canzoni fasciste non le impari da ubriaco, né ti può venire in mente di travestirti a Natale da carcerato e di tirare in ballo un poliziotto di cui leggiamo su Wikipedia: La figura di Filippo Raciti è spesso oggetto di un vasto repertorio di cori da stadioslogan e graffiti, espressi da ultras del calcio che intendono offenderne la memoria o colpire le forze dell’ordine in quanto istituzioni.

Così come non è casuale che alle successive indagini sia emerso materiale di stampo fascista. Se ci sia sotto un gruppo organizzato non lo sappiamo e lo appurerà chi di dovere ma tutti noi dobbiamo sentirci minacciati, come i clienti di quella sera al ristorante, se dei giovani, addirittura studenti o sportivi, si sentono il diritto di comportarsi in questo modo. Del resto se un parlamentare si presenta ad una festa di Capodanno con una pistola che spara, quale messaggio si va veicolando in questo povero Paese??

Ci sono segnali inquietanti che nessuno in buona fede può permettersi di ignorare, non potremo dire: non li abbiamo sentiti arrivare!

Il fascismo in questo Paese ha lasciato una traccia di orrore e di morte e ci ha lasciato una Costituzione antifascista che vieta la riorganizzazione, sotto qualsiasi forma, del disciolto partito fascista, da cui discende la legge 645 del 1952 (meglio nota come legge Scelba) in cui leggiamo che si verifica una ricostruzione del partito fascista quando:

“una associazione, un movimento o comunque un gruppo di persone non inferiore a cinque persegue finalità antidemocratiche proprie del partito fascista, esaltando, minacciando o usando la violenza quale metodo di lotta politica o propugnando la soppressione delle libertà garantite dalla Costituzione o denigrando la democrazia, le sue istituzioni e i valori della Resistenza, o svolgendo propaganda razzista, ovvero rivolge la sua attività alla esaltazione di esponenti, princìpi, fatti e metodi propri del predetto partito o compie manifestazioni esteriori di carattere fascista”.

Prima che insorga il gotha di destra di questa città… è vero che molte sentenze hanno di fatto limitato l’applicazione della legge Scelba e della successiva Legge Mancino del 1993 (che rafforza la legge Scelba), ritenendole in conflitto con la libertà di espressione, prevista ovviamente dalla Costituzione.

Se abbiamo dovuto reiterare delle leggi contro l’apologia di fascismo e se l’attuale presidente leghista della Camera sostenne la proposta di referendum per abolirla, posizione condivisa tutt’ora da Fratelli d’Italia, significa che il problema c’è e infatti si vede! Anche in una serata prenatalizia del 2023, cent’anni dopo che altri giovani si sentirono in diritto di tollerare l’omicidio di Giacomo Matteotti!

Il parlamentare Matteotti, il quale in una lettera a Filippo Turati, a pochi mesi dalla sua morte e alla vigilia elettorale del 6 aprile 1924 – che consacrerà la vittoria dei fascisti contro il fronte disomogeneo delle opposizioni – così ammoniva: “Anzitutto è necessario prendere, rispetto alla Dittatura fascista, un atteggiamento diverso da quello tenuto fin qui; la nostra resistenza al regime dell’arbitrio deve essere più attiva; non cedere su nessun punto; non abbandonare nessuna posizione senza le più recise, le più alte proteste. Tutti i cittadini devono essere rivendicati; lo stesso codice riconosce la legittima difesa. Nessuno può lusingarsi che il fascismo dominante deponga le armi e restituisca spontaneamente all’Italia un regime di legalità e libertà; tutto ciò che esso ottiene, lo sospinge a nuovi arbitrii, a nuovi sorprusi. E’ la sua essenza, la sua origine, la sua unica forza; ed è il temperamento stesso che lo dirige”.

Stiamo già vedendo gli effetti di questo vento di destra che soffia sull’Europa e nel nostro Paese siamo arrivati al punto di avere un presidente del Senato che rivendica il diritto di conservare il cimelio di un busto di Mussolini come ricordo del padre (!) e che cerca di reinterpretare la Costituzione dicendo che non è antifascista.

Ma al di là del folclore delle cerimonie a suon di braccio alzato, ciò su cui ci ammonisce ancora Matteotti è il progetto dell’arbitrio della Destra al governo che ora si arroga il diritto di modificare la Costituzione verso un premierato, la cui dizione di derivazione straniera non può esentarci dal ricordo di quanto avvenne proprio con quella legge elettorale che costò la vita a Matteotti.

Chi per festeggiare un compleanno inneggia al fascismo ci dà un segnale terribilmente inequivocabile che sarebbe fatale ignorare.

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