Indiscusso
24 Dicembre 2023

La scuola sotto l’albero

di Marzia Marchi | 3 min

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Caro Babbo Natale non mi resta che rivolgermi a te anche se sono un po’ cresciutella.

Ti scrivo questa letterina sperando tu faccia in tempo a leggerla prima di lunedì 25 dicembre e possa esaudire un desiderio che mi cova nel petto ormai da mesi, mesi difficili, in cui mi sono state fatte tante promesse che poi si sono rivelati dei bluff. Non è un regalo egoistico quello che ti chiedo, per questo spero che prenderai in considerazione questa mia.

Voglio una scuola! O meglio un edificio per la mia scuola, una scuola speciale, speciale perché accoglie gli adulti che hanno ancora voglia e bisogno di istruzione. E’ una scuola abbastanza giovane ma ha già dato tanti frutti, ha permesso ai ragazzi che avevano abbandonato anticipatamente il loro percorso formativo di avere una seconda opportunità e – come sai – anche nella provincia di Ferrara, sono in tanti che purtroppo abbandonano la scuola prima dei 16 anni…ma poi spesso ci ripensano e allora arrivano nella mia scuola e quasi sempre si diplomano pure.

In questa scuola arrivano anche persone molto mature, magari donne che hanno perso l’opportunità di studiare per motivi di famiglia, e anche tanti, tanti stranieri, forse tutti gli stranieri che arrivano a Ferrara fanno un passaggio per la mia scuola, dove trovano insegnanti competenti che a costo zero insegnano loro la nostra lingua e gli elementi costituzionali del nostro vivere civile. Sono profughi di guerra, studenti universitari, ingegneri e ricercatori, migranti scampati all’odissea del viaggio nel Mediterraneo, mamme che hanno raggiunto i propri mariti che spesso vengono a scuola insieme ai figli, sono lavoratori che arrivano a scuola la sera con ancora le scarpe antinfortunistiche, perfino militari di stanza a Poggio Renatico.

La mia scuola entra anche in carcere, dove crescono le richieste di partecipazione all’istruzione e offre tutto questo gratis perché è una SCUOLA PUBBLICA STATALE, in cui insegnano docenti che hanno vinto un concorso pubblico e accoglie tirocinanti universitari che vogliono imparare ad insegnare.

La mia scuola ora non ha nemmeno uno spazio dove fare un albero di Natale, caro Babbo, perché si trova accolta di malavoglia in locali inadeguati e fatiscenti, deve utilizzare di pomeriggio gli spazi di una scuola del mattino e ridurre gli orari di lavoro lasciando a casa moltissimi studenti che chiedono di venire ad apprendere: una cosa tremenda, di questi tempi, lasciare a casa chi chiede istruzione!

Non solo, se continua così, il prossimo anno anche il numero dei docenti, che è rapportato al numero degli studenti, sarà dimezzato, anche questa è una cosa tremenda con i tassi di disoccupazione che vanta la nostra città.

Nessuno ci vuole! Tante parole ma nessun impegno reale per trovarci una sede, un posto tutto nostro, come avevamo prima, dove poter fare semplicemente il nostro lavoro di insegnanti statali per un’utenza che tutti, a parole, dicono di volere aiutare, lo dice perfino l’UE che il nostro lavoro è importante ma in tutta la città non si trova un posto per noi.

Caro Babbo Natale, ti prego, fai qualcosa almeno tu!

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