Indiscusso
28 Settembre 2023

Perchè si inventa un nemico

di Marzia Marchi | 4 min

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Questo è il volgarissimo poster elettorale di due sigle che abusano, senza cognizione di causa, della parola più eletta che esista: libertà! Associandola al nome della nostra città. Il nome di un territorio dalla lunga storia, una storia di accoglienza e di mescolanza di popolazioni, un territorio di frontiera, crocevia di passaggi.

Chi si permette di dire che a Ferrara non c’è più posto?? Si tratta di una strategia elettorale di bassa Lega, tra le più consumate: quella di inventare un nemico perché non ci sono risposte da dare ai problemi reali dei cittadini e delle cittadine. Una strategia che fa leva sugli istinti peggiori degli esseri umani: l’egoismo e l’avidità.

Quel “non c’è più posto” oltre che essere un falso totale in un paese e in una città con un altissimo tasso di denatalità, trasuda la tracotanza di coloro che si ritengono gli unici detentori dello spazio di una città, o di un Paese, come se qualsiasi territorio fosse dato una volta per tutti ad unico gruppo di abitanti a gestione perpetua.

Come se non esistessero svariati articoli della Costituzione post fascista che tutelano il diritto delle persone di emigrare e di circolare liberamente.

Come se ai nostri giovani che emigrano in cerca di un futuro migliore fosse spianato un “Basta! Non c’è posto per voi”.

Come se gli sbarchi fossero un marchio di infamia per chi è costretto ad emigrare senza poterlo fare in maniera regolare con un visto e un comodo posto in traghetto, che forse costerebbe loro pure di meno.

Come se essere nero costituisse la giustificazione per essere rispedito indietro.

Guardate il poster, non c’è un bianco. Siamo ancora all’uomo nero cattivo!

Mi appello ai miei concittadini e alle mie concittadine affinchè non si lascino abbindolare dalla narrazione tossica di bassa Lega che vuole farci credere in un’invasione, che vuole “dividere per imperare”, creare divisioni al basso per mantenere in alto una cricca di potere che si crogiola nel lusso. Le burocrazie alimentano se stesse, le nuove amministrazioni si consolidano le condizioni (oltre che gli stipendi) per mantenere il proprio potere alla faccia nostra, che prima o poi saremo i nuovi negri. La storia – basterebbe studiarla – insegna.

L’egoismo e l’avidità su cui fanno perno questi presunti liberatori sono quelli che tentano di farci accettare delle carceri non autorizzate, i CPR, per trattenere persone senza reato che sfuggono a povertà, situazioni climatiche inaffrontabili o guerre e persecuzioni. Che tentano di rendere normale la richiesta di un pizzo di 5000 euro ai migranti per evitare la detenzione. Che tentano di trasformare i minorenni in maggiorenni per negare loro il diritto di asilo e protezione previsto dal nostro Paese e che prevedono comunque la possibilità di una loro collocazione promiscua nei centri di accoglienza degli adulti.

Che vogliono farci credere di fare i rimpatri mentre l’unico obiettivo è creare clandestini come carne da macello per lo sfruttamento lavorativo.

Questi nostri tristi istinti vengono sollecitati ad arte, in funzione puramente elettorale senza uno straccio di strategia per affrontare un problema strutturale e ormai epocale come quello delle migrazioni.

Ma io credo che esistano anticorpi come quello della solidarietà e dell’umanità che sono ancora più forti e che ci faranno aprire gli occhi sulle alternative possibili, che sono quelle dell’accoglienza pianificata, dell’integrazione e dell’inclusione. Gli strumenti ci sono ancora anche se tutto va nella direzione della loro distruzione, come è stato fatto con il Cpia, la scuola che insegna l’italiano agli stranieri, accampata alla bell’e meglio in attesa di una sede ma niente affatto abbattuta nella propria missione; come si tenta di fare con i centri di accoglienza dei MSNA (minori stranieri non accompagnati) per i quali esistono persone, come la sottoscritta, che si rendono disponibili come tutori volontari; come si tenta di fare con le associazioni del volontariato che vengono private di sedi servizi ma che si uniscono e si rinforzano ancora di più nel mantenere alto il proprio impegno in favore dei deboli e degli ultimi.

La patria è dovunque poso il mio cappello e la famiglia è quella dell’umanità intera, Dio? Sta dicendo “Not in my name”!

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