Un racconto lungo e doloroso, difficoltoso in sé e perché mediato dalla barriera linguistica e dalla necessità d’inquadrare tutto in un sostrato culturale molto differente da quello a cui siamo abituati. La vittima, parte civile nel processo, ha raccontato ieri al collegio giudicante quei lunghi mesi tra 2018 e 2019 di convivenza forzata con il marito, accusato di abusi, violenza sessuale, maltrattamenti.
La donna, che ha 29 anni, pachistana come il suo ex compagno, con l’aiuto di un’interprete e protetta da un separé, ha spiegato in inglese tutte le sofferenze subite, i rapporti sessuali ai quali veniva costretta, i divieti che le venivano imposti in un ambiente casalingo nel quale doveva convivere anche con i genitori di lui, che la controllavano.
Sentiti anche dei testimoni che la hanno ‘salvata’, andandola a prendere in auto insieme a un parente di lei e portandola via da quella casa.
L’udienza è stata aggiornata al 1° febbraio, quando verranno sentiti dei testimoni della difesa e le parti dovrebbero discutere.
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