Cronaca
20 Settembre 2022
La donna accusata di aver sfruttato una connazionale risponde alle domande di pm e giudice. Il difensore evidenzia come la parte civile e il suo compagno siano tra i condannati nel processo sullo spaccio nei giardini. Sentenza a ottobre

Prostituzione al Grattacielo, l’imputata nega tutto

di Daniele Oppo | 2 min

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Grattacielo FerraraUn processo per prostituzione al Grattacielo che si intreccia con uno dei processi più grossi, finora il più grosso escludendo quello contro la mafia nigeriana, per lo spaccio in quell’area, quello nato dall’operazione Wall Street.

A rivelare i legami è la difesa dell’imputata, una donna nigeriana di 38 anni accusata di aver sfruttato la prostituzione di una sua giovanissima connazionale nel 2016, quando quest’ultima era ospite nel suo appartamento nella torre B del Grattacielo.

Sia la vittima – parte civile assistita dall’avvocato Enrico Segala – che quello che l’imputata indica come il suo fidanzato, sono infatti tra i condannati nel processo ‘Wall Street’. L’uomo, Jacob Jude, alla pena più severa inferta dal giudice, 7 anni e 15 giorni di reclusione oltre a 26.500 euro di multa. La donna, qui vittima, venne invece condannata a poco meno di un anno.

Il fatto è rilevante in questo processo perché, chiamata a testimoniare, la parte civile ha affermato che si procurava da vivere facendo le treccine, mentre la difesa vuole evidentemente dimostrare il suo collegamento con l’ambiente dello spaccio di stupefacenti e chiedere dunque alla giudice Alessandra Martinelli di valutarne l’attendibilità.

Questo anche alla luce di una versione dei fatti resa ieri mattina dall’imputata – che si è fatta interrogare da pm e giudice, rispondendo a ogni domanda – che contrasta nettamente con quella dei capi d’accusa e della vittima.

Innanzitutto ha negato di sfruttarne la prostituzione: “Mi dava 150 euro ogni mese per l’affitto. Anche un’altra ragazza che viveva con noi mi dava 150 euro, e io pagavo 450 euro di affitto”. In casa erano in quattro, le tre donne e il figlio piccolo dell’imputata. “È stato il suo ragazzo che me l’ha fatta conoscere, lui era molto amico del padre di mio figlio”, ha detto ancora l’imputata alla giudice. “È stata da me due mesi e mezzo nel 2016, lei usciva quasi sempre, poi è andata via perché mi disse che il suo ragazzo aveva trovato una casa. Veniva anche a salutarmi, siamo rimasti in buoni rapporti”. L’imputata ha detto di non avere idea del perché poi sia stata accusata di un reato così grave.

Si torna in aula il 6 ottobre per discussione e sentenza.

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