Politica
10 Settembre 2022
I tre consiglieri presentano il loro nuovo gruppo Ferrara Nostra: “Fedeli al sindaco, ma nella Lega c'è un problema”

Savini, Caprini e Pingatti: “Né dissidenti né ribelli: siamo coerenti”

di Daniele Oppo | 3 min

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Da sinistra: Francesca Savini, Luca Caprini e Catia Pignatti

“Non siamo dissidenti né ribelli, semmai siamo coerenti”. Coerenza, nei confronti delle linee di mandato dell’amministrazione Fabbri e delle promesse fatte ai cittadini, è ciò che rivendicano Francesca Savini, Luca Caprini e Catia Pignatti, i consiglieri fuoriusciti dal gruppo della Lega per fondarne uno nuovo: Ferrara Nostra.

Il nome, è la stessa Savini – che sarà capogruppo – a dirlo è “un richiamo a Italia Nostra, come ispirazione e riferimento culturale e intellettuale”. Il logo è pienamente ferrarese: un cerchio bianco con linee azzurre, il nome del gruppo e un diamante di Palazzo dei Diamanti. Rimane la fedeltà ad Alan Fabbri: “È il nostro sindaco”, rimarca ancora Caprini

Fedeli al sindaco, fuori dal gruppo, ma non dalla Lega: “Siamo tutti formalmente e attualmente tesserati”, afferma Caprini. Ma la consapevolezza che questo dettaglio possa cambiare, magari dopo il 25 settembre, c’è in tutti e tre. L’annuncio della separazione dato il giorno dell’arrivo di Matteo Salvini a Ferrara, assicurano, non è stato una provocazione, anche se, spiega Pignatti: “Se ci avesse ricevuti, non ci sarebbe dispiaciuto”.

Tutti concordano sul fatto “c’è un problema nella Lega”, della quale ambiscono a divenire una sorta di “corrente”. D’altronde le dipartite ormai sono tante e sotto il tappeto non ci stanno più. “Una riunione politica su quello che accade non è mai stata fatta, quello che sappiamo, lo sappiamo dai giornali”. Una situazione che in questi anni è stata la normalità: “Riunioni non ne venivano fatte, parlare dei temi della città all’interno del gruppo Lega non è mai fatto. Ci siamo trovati isolati”.

E proprio qui, le cose ferraresi, sono nati i dissapori. E qui che i tre rimarcano la propria coerenza. “Noi ci siamo sempre riferiti alle linee di mandato del sindaco e FeRis non le segue, per questo ci siamo trovati a essere contrari”, spiega Savini. Anzi, proprio la querelle sul progettone targato Balboni, è stata il punto di non ritorno che ha portato i tre a compiere la scelta dell’autonomia: “Ci ha dato un aiutino e ci ha motivati”, confessa Pignatti.

Ma FeRis è solo il punto più visibile della spaccatura che è più profonda: “Ci siamo proposti come fonte di rinnovamento – aggiunge Savini, riferendosi anche a ciò che ha rappresentato la vittoria del centrodestra alle elezioni – ma abbiamo incontrato difficoltà e resistenze. Noi siamo più coerenti di colleghi e amministratori che non hanno affrontato con determinazione questo cambiamento”. Non su tutto, ma dove vedono continuità – e sembra di capire che sia soprattutto nell’urbanistica e nella pianificazione del territoriale – per i tre fuoriusciti dalla Lega la questione dipende da “una delega molto importante all’apparato tecnico del Comune”, spiega Savini, da parte di alcuni assessori “che non sono politicamente incisivi. E quando abbiamo sollevato questi problemi non siamo stati ascoltati”.

 

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