
Dario Virgili, dirigente della Squadra Mobile
Operatività in strada e gioco di squadra. Sono le due direttrici che hanno guidato l’azione di Dario Virgili, dirigente della Squadra Mobile di Ferrara, in partenza per Rimini, dove prenderà servizio dal 5 settembre.
A Ferrara, la sua città, il primo incarico da dirigente della Mobile…
È stata un’esperienza particolare lavorare nella città in cui sono cresciuto, un privilegio essere il capo della Mobile qui.
Il bilancio di questi due anni?
È altamente positivo. Ho trovato una Squadra Mobile costituita da collaboratori preparati, seri e professionali. Si è fatto lavoro di squadra, io ho cercato di implementare questo patrimonio e ho cercato la collaborazione anche con tutti gli altri uffici, strettissima quella con le Volanti, come dimostra anche l’arresto avvenuto in albergo qualche giorno fa. Ho cercato di caratterizzare la Mobile dal punto di vista operativo, in strada: venivo da Bologna, dalla sezione Contrasto crimine diffuso. Ma in generale abbiamo lavorato in completa sinergia con tutti gli uffici della Questura, abbiamo monitorato le varie zone, coinvolgendo ogni competenza, dall’Immigrazione, all’Anticrimine, dalle Volanti, all’Amministrativa. Abbiamo cercato di condividere le informazioni per avere una conoscenza a 360 gradi dei fenomeni e abbiamo ottenuto enormi soddisfazioni, per questo ringrazio tutti, dai collaboratori ai due questori con i quali ho lavorato.
Lo spaccio al minuto sembra essere più sotto controllo, ma quest’anno ci sono stati importanti sequestri di stupefacenti, un’impennata decisa rispetto al 2019.
Su questo frangente abbiamo ottenuto soddisfazione a tutti i livelli, partendo dalle grandi indagini (Signal, Wall Street, ndr) con la chiusura e consolidamento dell’attività di chi mi ha preceduto, e cercando di mantenere il controllo della città: anche quando i cittadini non ci vedono, noi nelle zone calde ci siamo, ma non solo per il contrasto dello spaccio e dei reati predatori, anche per monitoraggio delle aggregazioni giovanili per cercare di fermare sul nascere quelle condotte che potrebbero avere una escalation. Strategicamente abbiamo cercato di essere presenti in tutti i luoghi critici e attuare un attacco repressivo a tutti i livelli, dal piccolo al grande, dal piccolo spacciatore alla banda specializzata in grossi furti.
Soprattutto durante il lockdown si è assistito anche a Ferrara a un incremento delle violenze nei confronti delle donne e di interventi delle forze dell’ordine
L’intervento immediato previsto dalla normativa sul ‘codice rosso’ e l’ottima collaborazione con la procura e con enti come, ad esempio, il Centro donna giustizia, ci ha permesso di dare risposte rapide. Le vittime vengono seguite lungo tutto l’iter e intervenire subito, con un semplice ammonimento o con l’applicazione di misure restrittive, ci ha consentito di evitare escalation peggiori. Posso dire che i nostri collaboratori della sezione specializzata sono molto formati e ci mettono il cuore e l’anima in quello che fanno e questo consente di portare a casa risultati positivi, anche se è chiaro che l’obiettivo è sempre arrivare a zero casi.
Ha rimpianti? Cosa porta a Rimini di questa esperienza ferrarese?
Non ho nessun rimpianto. Certo, col senno di poi magari qualcosa si sarebbe potuta fare diversamente, ma sono tranquillo perché ho la consapevolezza di aver sempre messo il massimo in tutto ciò che ho fatto. Mi porto via la mia prima esperienza da dirigente della Mobile, le grandi soddisfazioni sia nel rapporto con i collaboratori, che con i questori, che con la cittadinanza. Vado via consapevole di aver trovato una Squadra Mobile in ottima forma, spero di lasciarla al mio successore Davide Lamanuzzi in forma altrettanto ottima, avendole dato quell’impronta di operatività in strada e gioco di squadra con la quale ho cercato di caratterizzarla. Il mio comunque non è un addio a Ferrara, semmai un arrivederci.
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