Tresignana. Non dovevano essere sequestrati perché era tutto in regola. E così 37 chilogrammi di cannabis ‘light’ ritornano al coltivatore di Tresigallo al quale erano stati sequestrati dai carabinieri di Migliarino nello scorso mese di marzo.
L’uomo, Marco Ferrari, 28 anni, assistito dall’avvocato Federico Bolognesi, è potuto tornare in possesso del prodotto che i militari chiedevano invece venisse distrutto, con l’accusa di coltivazione per successiva commercializzazione e spaccio di stupefacenti.
Ma già il pubblico ministero Alberto Savino è stato di avviso diverso: le indagini hanno permesso di appurare che il 28enne avesse acquisito solo semi certificati e coltivato un prodotto che si mantenesse sotto lo 0,6% di principio attivo, come prescrive la norma. Inoltre non c’era alcun comportamento indicativo di una successiva commercializzazione illecita da parte dello stesso: nessun imbustaggio, ad esempio, d’infiorescenze, resina e foglie. Tutto in regola, dunque, tanto che è stato lo stesso pm a chiedere al giudice Vartan Giacomelli di archiviare l’indagine, il quale ha accolto la richiesta rifacendosi in toto alle motivazioni della procura.
“Le polemiche dei coltivatori sono numerose e frequenti e l’indignazione di coloro che si vedono sequestrare e distruggere prodotti legittimamente coltivati è tanta se si pensa che girando l’angolo della strada si possono trovare indisturbati i rivenditori di cannabis light – commenta l’avvocato Bolognesi -. La richiesta e il decreto di archiviazione potrebbero risultare fondamentali per quei coltivatori che stanno subendo ingiustizie, considerato peraltro che la richiesta di archiviazione risolve a favore del coltivatore (in accoglimento delle argomentazioni proposte dalla difesa) le problematiche e i dubbi posti dalla cassazione a sezioni unite del 2019”.
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