Capo, vice e autista. Tutti parlano, c’è chi nega di aver sfruttato, pur confermando i fatti rilevati dalla procura, e chi offre collaborazione indicando la presenza di una effettiva struttura piramidale. I tre uomini pachistani arrestati dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta sul caporalato sono stati sentiti ieri mattina dal gip Vartan Giacomelli nell’interrogatorio di garanzia.
Colui che secondo la procura era al vertice della struttura, assistito dall’avvocato Darien Levani, ha in sostanza rigettato l’accusa di aver sfruttato i propri connazionali affermando che in realtà si occupava di mediare tra domanda e offerta. “Entrambi i miei assistiti – afferma il legale, che difende anche il terzo arrestato, un giovane che avrebbe avuto il compito di fare da autista, unico a essere posto ai domiciliari e non condotto in carcere – hanno risposto alle domande del giudice, hanno chiarito la propria posizione e offerto qualche spunto investigativo. Si tratta di braccianti, non c’erano posizioni apicali: hanno avvallato la ricostruzione della procura, ma dando un’altra interpretazione dei fatti, loro mettevano in contatto le persone con le aziende, il lavoro nei campi è duro ma non vi era sfruttamento”.
Per gli inquirenti, questa ‘mediazione’ consisteva nel reclutare braccianti agricoli tra i numerosi connazionali in condizioni di bisogno – circa un centinaio quelli rilevati dal 2018 al 2022 -, quasi tutti residenti nel territorio di Portomaggiore, caricarli su dei furgoni e portarli ogni mattina in varie aziende tra l’Emilia-Romagna e il Veneto, trattenendo una parte consistente delle paghe (4 euro all’ora ai lavoratori, 6-8 euro in nero ai caporali).
Diversa, a quanto risulta, la spiegazione di quello che sarebbe il suo vice, assistito dall’avvocato Elisa Cavedagna, che ha ammesso l’esistenza effettiva di una struttura organizzata – “a compartimenti stagni”, spiega la legale – con vertici più alti di quelli noti, di cui non farebbe parte, essendo bensì solo un autista. L’uomo, 36enne, si è detto disponibile a collaborare: “Chiederemo un interrogatorio più consistente – afferma l’avvocato -, il mio cliente non si sottrae alle proprie responsabilità”.
Oltre ai tre arresti, l’inchiesta ha portato anche alla denuncia di 23 imprenditori di 18 aziende agricole, e al sequestro di beni degli arrestati per 80mila euro.
Un quarto soggetto, anche lui con il ruolo di autista, non è stato individuato.
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