Eventi e cultura
30 Maggio 2020
Il provocatorio writer trattato come un grande artista del Rinascimento. I curatori di Metamorfosi: "Mostra non autorizzata con indipendenza critica". Sgarbi: "Omaggio a Farina, ribellatevi alla psicosi Covid"

Banksy, “il Michelangelo” della street art al Diamanti

di Elisa Fornasini | 5 min

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Cos’hanno in comune Banksy e Michelangelo? Entrambi utilizzano l’arte per diffondere un messaggio culturale, sociale e politico. L’ardito paragone tra il re della street art e il simbolo del Rinascimento è alla base dell’analisi critica che accompagna “Un artista chiamato Banksy” in mostra dal 30 maggio al 27 settembre a palazzo dei Diamanti, riaperto dopo il lungo lockdown con tutte le precauzioni del caso: ingressi contingentati (massimo 15 visitatori ogni 15 minuti), obbligo di mascherina, distanziamento sociale e igienizzazione delle mani.

Definito “l’artista più fuori dal mercato e meno musealizzato, un fenomeno mediatico e culturale, il più influente al mondo in termini di diffusione dell’immagine, un critico borghese che non ha noia, rompe le regole e crea controversie”, il percorso espositivo ideato dall’associazione culturale Metamorfosi in collaborazione con Ferrara Arte racconta tutte le sfaccettature del misterioso writer di Bristol attraverso 130 opere originali tra dipinti, serigrafie e stencil, oggetti installativi e memorabilia provenienti da collezioni private che ripercorrono vent’anni di vita, dal 2000 ad oggi.

Una mostra che ha fatto discutere quando lo stesso protagonista l’ha bollata come ‘fake’. “Mostrare opere false è un crimine, ogni opera è certificata da Pest Control con cui ci siamo scambiati diverse email per chiarire questo misunderstanding: lui ha basato il suo lavoro sulle mostre non autorizzate e anche noi rivendichiamo questo aspetto, come fosse una biografia non autorizzata con indipendenza critica” spiega Stefano Antonelli che ha curato l’esposizione insieme a Gianluca Marziani e Acoris Andipa.

Le opere parlano per lui, fatte apposta per colpire e lasciare il segno. Dalla prima sala dedicata ai topi – “il suo animale guida insieme alle scimmie, modello di sopravvivenza ai margini della società” – alle varie battaglie contro il capitalismo, il militarismo, la guerra, le multinazionali e le istituzioni, lasciate sui muri “trasformati in un medium mentre le persone sono i mass media”.

“Non possiamo fare nulla per cambiare il mondo finché il capitalismo non si sgretola. Nel frattempo dovremmo andare tutti a fare acquisti per consolarci” è uno dei tanti aforismi estrapolati dai black books dell’artista-filosofo che costellano il percorso espositivo, a dimostrazione delle contraddizioni del nostro mondo.

Tra i pezzi forti, l’ormai iconica Girl with Balloon – la ragazza col palloncino simbolo della disillusione anche se “c’è sempre speranza”, definita dai curatori la “Gioconda del futuro” – e Love is in the Air, ma anche la più recente scultura scultura Mickey Snake con Topolino inghiottito da un pitone proveniente da Dismaland, il suo parco a tema.

C’è anche un’opera in vendita: Walled Off Hotel Boxset a 130 euro (per fare una proporzione, l’opera meno costosa è una serigrafia da 40mila euro, la più costosa la scultura da 2 milioni di sterline) ma si può acquistare solo in un motel a Betlemme. Gran chiusura, insieme alle copertine dei dischi, con Migrant child with flare ‘graffittato’ a Venezia. Infine nello spazio offside è possibile sbizzarrirsi con gessetti colorati per lasciare il proprio messaggio, ispirato da “If I were Banksy”.

“Aprire una nuova mostra in questo periodo è un rischio ma lo facciamo per amore della cultura: una delle modalità attraverso cui questo Paese può ripartire non è solo la ripresa economica ma anche l’alimentazione spirituale” commenta Pietro Folena, presidente di Metamorfosi ed esponente di spicco della sinistra, nell’accompagnare la stampa a scoprire l'”allestimento che esalta ogni singola opera a livello estetico ed etico, e che a metà giugno verrà arricchito da un’opera inedita“.

“Sono felice di rendere omaggio al maestro Franco Farina, così intuitivo che portò Andy Warhol in questo centro d’avanguardia, ma inauguro questa mostra con amarezza perché la paura è nemica della bellezza” polemizza durante l’inaugurazione pomeridiana, tenutasi in streaming per via delle limitazioni Covid-19, il presidente di Ferrara Arte Vittorio Sgarbi, fortemente contrario all’obbligo di mascherina all’aperto tanto da invitare alla trasgressione.

“L’unica norma che va rispettata è un metro di distanza, il resto è psicosi inquietante che viola le libertà costituzionali. Se mi chiedono di uccidere un ebreo io lo faccio, ma se lo salvo sono un eroe. Magari Hitler pensava di aiutare ma vi incito a essere eroi, a combattere nel nome della verità e non delle regole. In Banksy c’è la parte migliore di noi, la voglia di ribellarsi al potere”.

In attesa di riaprire palazzo Schifanoia lunedì, “con la più bella illuminazione di tutta Europa nella Sala dei Mesi”, Sgarbi non risparmia critiche alla precedente amministrazione – “troppo conservativa, perfino il vero comunista Folena ha elogiato questa amministrazione da alcuni additata come barbara ed espurgo della cultura” – e insieme alle autorità lancia cinque palloncini rossi verso il cielo estense.

“Un segnale di speranza per la ripartenza” conferma l’assessore alla Cultura Marco Gulinelli che apprezza il “carattere internazionale” della mostra. Visitabile al costo di 10 euro più un euro per la prenotazione online, fortemente consigliata, in cui indicare il giorno e la fascia oraria prescelta, dalle 11 alle 21.

Il catalogo – che specifica che “l’artista conosciuto come Banksy non è in alcun modo coinvolto in questa mostra, ma il suo ufficio è stato informato” – è stato “trattato come fosse un grande artista del ‘500, come Michelangelo o Raffaello” ed è in vendita al bookshop, “dove non ci sono oggetti di merchandising perché non vogliamo sfruttare l’immagine“. Banksy è comunque un brand e si vede, almeno fino a settembre quando il Diamanti chiuderà per i lavori di riqualificazione che dovrebbero concludersi nel 2022.

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