Politica
12 Febbraio 2020
Carradori contro il punto primo intervento in Giovecca: "Meglio gruppi di medici di base che lavorino h12". Vagnini punta all'ospedale di comunità. Fabbri : "Documento unitario per il confronto in Regione"

“Non abbiamo bisogno di replicare il Pronto Soccorso”

di Elisa Fornasini | 4 min

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Come uscire dall’emergenza di iperafflusso al Pronto Soccorso di Cona? La domanda tiene banco in commissione sanità ma la risposta non è univoca. Mentre il sindaco Alan Fabbri tira dritto sul punto di primo intervento per i codici bianchi all’ex Sant’Anna, il direttore dell’Azienda Ospedaliera Università di Ferrara Tiziano Carradori assicura che “non abbiamo bisogno di replicare il Pronto Soccorso ma che i medici di medicina generale lavorino quanto più possibile in gruppo, per lo meno in h12. La non disponibilità minima del Mmg congestiona gli accessi”.

Anche potenziando il lavoro interdisciplinare nelle case della salute, dotandole delle tecnologie necessarie, “non sono sicuro che questo miglioramento sia talmente significativo da superare la congestione del Ps” mette in guardia il numero uno dell’ospedale di Cona, preoccupatoper il carico di attività e capacità che abbiamo di rispondere all’urgenza” in un momento in cui siamo “a un tasso di occupazione del 101% dei 710 posti letto a Cona, compresi quelli di ostetricia”.

Gli accessi totali al Ps sono passati da 151mila a 160mila (+6% in sei anni), “un aumento impercettibile – osserva Carradori – ma con andamento centripeto: a parità di domanda, si viene di più a Cona”. L’aumento più significativo è avvenuto da parte dei residenti del distretto sud est (+37%), seguito dai residenti esterni alla provincia (+25%), dagli abitanti del distretto ovest (+16%) e centro nord (+6,5%).

Non solo quantità, ma anche ‘qualità’: i codici severi (quelli detti rosso e giallo) sono balzati a +62% (rispettivamente +88% e +59%) rispetto a quanto registrato ai Ps dell’Ausl (+9%) con i ricoveri urgenti passati da 15mila a quasi 18mila con giornate di degenza cresciute da 43mila a 60mila.

L’anticipazione diagnostica per abbattere i tempi di attesa non è sempre riuscita (Carradori cita solo la riduzione di 56 minuti per chi ha un dolore al petto, “ma ne faremo altre”), e tra le più recenti azioni di miglioramento figurano l’istituzione del bed management e di quattro infermieri flussisti. Rimangono 28 i dirigenti medici destinati al pronto soccorso, su 33 totali. Una cosa è certa: “Il personale medico è sotto stress, ma non siamo in condizioni di sfruttamento” garantisce Carradori.

Tra le “strategie Ausl per gestire l’iperafflusso”, come le ha battezzate il direttore generale Claudio Vagnini, rientrano la comunicazione quotidiana dei posti letto disponibili e la riduzione dell’attività chirurgica programmata. Ma il punto focale rimane la medicina generale: alla Cittadella San Rocco sono presenti 14 medici, associati in due medicine di gruppo, nel Comune sono 110 (45 che lavorano da soli, 51 in gruppi e 14 in rete) e 247 in tutta la provincia.

Rendicontando “più di un milione di prestazioni” nel 2019 nella casa della salute di corso Giovecca, di cui 96mila a pazienti residenti nel Comune di Ferrara, Vagnini trova “necessario che almeno altri due punti abbiano l’ospedale di comunità, ovvero Ferrara e Bondeno” perché ad oggi “ci sono solo due strutture per cure intermedie, a Copparo e Comacchio”.

Il presente (e futuro) del San Rocco è un cantiere, “e lo sarà per diversi anni – anticipa Vagnini nell’elencare i lavori fino al 2025 – per riqualificare la struttura in modo definitivo”. E che ne sarà delle famigerate nuove cliniche? “Il piano prevede l’abbattimento, se qualcuno pensa di destinarlo ad altro bisogna spendere tra i 18 ai 24 milioni di euro e si perde la capacità di ricavo da investire in sanità” interviene Carradori che a suo tempo “avevo proposto di trasformarle in edilizia sociale per persone anziane, ma in Regione non è passato”.

Intanto il sindaco Fabbri, in veste di presidente della Conferenza Territoriale Socio Sanitaria, vuole farsi ‘forte’ in Regione. “Mi auguro che si arrivi a un documento unitario che porterò al presidente Stefano Bonaccini per far valere gli interessi del Comune in ambito di programmazione sanitaria regionale, perché ora che gli equilibri politici sono cambiati il voto favorevole non sarà più scontato”, specie nel momento in cui si affronterà l’autonomia regionale e la nomina dei nuovi direttori.

Prioritari, a detta del primo cittadino, “la fusione tra le dirigenze di Ausl e Sant’Anna, la creazione di un punto di primo intervento in centro città e il miglioramento dei servizi di trasporto verso Cona, in modo da “rimediare alle scelte sbagliate messe in atto in passato, prima tra tutte la collocazione del principale polo ospedaliero così lontano dalla città”.

Durante il dibattito, è il presidente della commissione Tommaso Mantovani a chiedere come cambieranno gli equilibri con l’apertura del Pronto soccorso a Santa Maria Maddalena, ed è Carradori a rispondergli: “Viviamo un’anomalia perché il 40% della mobilità passiva è di confine, a Santa Maria o a Porto Viro. Per il Ps dipende, se non è adeguatamente governato è foriero di comportamenti opportunistici, fatti per forzare la capacità di committenza del soggetto pubblico. È ancora presto per valutare”.

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