Circa duecento persone hanno sfilato ieri sera (9 luglio) per le vie del centro storico di Ferrara in una fiaccolata carica di rabbia, dolore e determinazione. Un corteo simbolico e vibrante, organizzato da Ferrara per la Palestina e Donne per la Palestina, per ribadire la solidarietà al popolo palestinese e condannare il genocidio in corso nella Striscia di Gaza
Anticipare l’inizio delle attività nei cantieri edili alle ore 6 del mattino nei giorni in cui la temperatura percepita supera i 35 gradi tra le 12:30 e le ore 16: è questo l’invito avanzato dai segretari generali delle categorie edili di Cgil, Cisl e Uil nella conferenza stampa tenutasi alla Camera del Lavoro di piazza Verdi
Le notizie dal mondo darammatiche ed incredibili. Un pugno di uomini indecenti e paranoici fanno tremare l'umanità. Nel nostro angolo di mondo, piccolo e marginale decidiamo di resistere
Dopo anni di segnalazioni e proteste, arriva una prima vittoria per i diritti degli stranieri: il Tar Emilia-Romagna ha stabilito che la durata del permesso di soggiorno deve essere calcolata a dalla data di effettivo rilascio del documento, e non da quella in cui viene presentata la domanda di rinnovo
Una farmacia più vicina ai bisogni del quartiere, con nuovi servizi che trovano casa in spazi moderni e accessibili. Ha aperto il 9 luglio, in via Bologna 133, la nuova "Farmacia Comunale 2 - Estense", che si presenta ora con una veste più accogliente e più funzionale
Mamma: due tenerissime, brevi, struggenti poesie a lei dedicate da Roberto Pavani. Personaggio riservato, poco incline alle varie vetrine “social”, giornali o altro. Poeta vincitore di alcuni prestigiosi premi. Grandissimo amico del nostro vernacolo. Attore in “Straferrara” e “Compagnia del Vado”, regista ma soprattutto presidente de “Al Tréb dal tridèl” (cenacolo di Cultura dialettale ferrarese).
Fondamentale nel salvataggio di tale prestigiosa entità culturale che rischiava, alcuni mesi orsono, di chiudere i battenti. Pavani ne fu tra i soci fondatori nel lontano 1980. Primo presidente il grande Iosè Peverati.
Eccovi le due poesie. Testi non assimilabili all’italica retorica “mammona”, a mio giudizio sono veramente notevoli. Buona lettura e visione/ascolto. Le immagini, che accompagnano le poesie, a dire il vero sono più riferibili a nonni o bisnonni, più che a mamme, ma in sostanza rappresentano un nostro mondo, non così lontano nel tempo.
“ PÀR VÉDR’ INCÓRA”
Adès la tò càmara
l’è cóme prima:
avén purtà vié
càl lèt còn ill spónd
e cal stramàz
divèrs da chj’àltar.
Tut è in órdan:
an gh’è più madgìn,
né flèbo, nè sirìngh
né chì àltar pastròć
ché at duvévi sémpar tór.
An gh’è più nisùn
In tlà tò càmara,
agh són sól mì,
mama,
e anch adès
at zérch int la penómbra
par védr’incóra
s’at gh’à bisógn ad quèl.
PER VEDERE ANCORA (Traduzione)
Adesso la tua camera/ è come prima/abbiamo portato via/ quel letto con le sponde/ e quel materasso/ diverso dagli altri./ Tutto è in ordine,/ non ci sono più medicine,/ né flebo, né siringhe,/ né quegli altri intrugli/ che dovevi sempre prendere./ Non c’è più nessuno/ nella tua camera,/ ci sono solo io,/ mamma,/ e anche adesso/ ti cerco nella penombra/ per vedere ancora/ se hai bisogno di qualcosa.
“FÉRMAT INCÓRA CHÌ”
di Roberto Pavani.
Santà a fiànch dal tò lèt,
at guàrd e a torn’indré putìn,
e at véd incóra là
in cuśina
cóme tuti ill sìr
a punciàr in silénzi.
…At ciàm par fàrat vgnìr a lèt
ma t’an rispóndi più
a la mié vóś.
E at véd incóra
sal mezdì
métar ch’al póch ad magnàr
int i nòstar piàt,
quasi scurdàndat dal tò.
…At ciàm par dàrtin
un póch dal mié
ma i tò òć
j’è sémpar più sarà ché vèrt.
“Aspèta, mama,
briśa andartìn
a gh’è in sla tàula
cal quartìn ad vin dólz
che a bvévan insiém
ògni qual tànt àla dmndga;
férmat incóra chì,
cal vin
an vói briśa
bévral da par mi. “
FERMATI ANCORA QUI (Traduzione) .
Seduto a fianco del tuo letto,/ ti guardo e torno bambino,/ e ti vedo ancora là/in cucina/come tutte le sere/ a cucire in silenzio./ … Ti chiamo per farti venire a letto/ ma non rispondi più/alla mia voce./ E ti vedo ancora / sul mezzogiorno/ mettere quel poco cibo/ nei nostri piatti/ quasi scordandoti del tuo./ … Ti chiamo per dartene/ un poco del mio,/ ma i tuoi occhi/ sono sempre più chiusi che aperti./ “Aspetta mamma,/ non andartene;/ c’è sulla tavola/ quel quartino di vino dolce/ che bevevamo insieme/ alcune volte la domenica;/ fermati ancora qui, / quel vino/ non voglio / berlo da solo.”
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