Il rettore Giorgio Zauli
“Non verrà ulteriormente tollerata la diffusione di notizie calunniose e chiaramente diffamatorie per tutelare la reputazione mia personale e soprattutto dell’Ateneo, che continuerò a dirigere con disciplina e onore fino al 31 ottobre 2021”. Lo afferma il rettore Giorgio Zauli in una nota pubblicata sul sito di Unife venerdì 6 settembre.
Il riferimento è agli articoli usciti nell’ultima settimana su diversi organi di stampa sia locali che nazionali – da Estense.com a Repubblica, fino a Il Manifesto – in cui si dava conto delle accuse in merito alla correttezza delle sue ricerche scientifiche (circa una quarantina) e al diniego da parte dell’Ateneo estense di rendere note a questo giornale le motivazioni con cui la Commissione Etica ha archiviato la sua posizione su alcune delle pubblicazioni contestate. I vertici di quest’ultima, a fine agosto, hanno presentato le dimissioni in parziale dissenso proprio con la decisione dell’Ateneo.
“Negli ultimi giorni sono nuovamente apparse su alcuni organi di stampa ‘non notizie’ destituite di ogni fondamento relativamente a presunti errori presenti in pubblicazioni scientifiche di cui sono coautore”, afferma Zauli. “L’infondatezza e assoluta pretestuosità di tali non notizie è testimoniata dal fatto che solamente due riviste scientifiche sulle decine di ‘segnalazioni’ inviate loro da diversi bloggers hanno chiesto e ottenuto chiarimenti. In entrambi i casi, gli Editors delle riviste hanno convenuto che si trattava di meri errori materiali, avvenuti nella fase di editing e che nulla avevano a che fare con la validità del contenuto scientifico degli articoli pubblicati. Entrambi gli Editors hanno ringraziato i corresponding authors per i chiarimenti ricevuti ed uno dei due Editors non ha neanche ritenuto di provvedere all’errata corrige. Chiederò ai coautori di tali due lavori il permesso di rendere disponibile riservatamente tale corrispondenza a tutto il personale di Unife, che ne faccia esplicita richiesta nei prossimi mesi”.
Secondo quanto riportato da Repubblica, lo stesso Zauli fino a pochi giorni fa sosteneva che tra le riviste contattate “una soltanto ci ha chiesto spiegazioni” e aveva spiegato che “a volte le imprecisioni sono state del gruppo di ricerca, a volte degli editori: in quell’arco di carriera abbiamo fatto venticinquemila esperimenti, gran parte trasferiti su floppy disk”.
Secondo quanto scrive il giornalista scientifico Leonid Schneider, che è uno dei ‘bloggers’ che ha contattato le riviste (nonché colui che ha portato la vicenda alla notorietà), una di queste, “Blood” ha contattato gli autori della ricerca segnalata ma avrebbe avuto difficoltà a ottenere informazioni più solide. “Tutti questi lavori – ha spiegato a Schneider Dax Bleberg, la data integrity manager dell’American Society of Hematology che pubblica la rivista – hanno un’età compresa tra i 10 e i 20 anni. Anche se questo non significa che i problemi riguardanti le immagini possa essere ignorato, sfortunatamente questo significa che non è realisticamente possibile giungere a una conclusione definitiva sulla natura dei problemi in questione”. Due sono le ricerche pubblicate su Blood tra 2006 e 2009 che presentano immagini ‘ripetute’, una di queste apparentemente presente anche in un’altra ricerca, pubblicata questa volta su Neoplasia nel 2007.
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