
Sandra Rizzo insieme all’ex segretario Cisl Fim Walter Chessa
Si è concluso con una piena assoluzione il processo per diffamazione alla segretaria ferrarese della Cisl – Fim, Sandra Rizzo, sorto in seguito alla bufera mediatica che investì la dirigente sindacale nell’aprile del 2016. A sollevare il caso fu un’e-mail trafugata dal suo computer, in cui la dirigente del sindacato invitava diversi iscritti a tesserare alcuni dipendenti della Vm di Cento, assunti dall’azienda grazie alle segnalazioni del sindacato: “persone – scriveva Rizzo – che ho messo dentro sempre come interinali ma di cui manca ancora la tessera e che dovete organizzarvi per andargliela a fare”.
Dopo la pubblicazione di quella lettera, il quotidiano Repubblica riportò una frase di Rizzo, contattata telefonicamente il giorno prima, in cui la segretaria Fim motivava il contenuto di quella mail parlando di un’abitudine generalizzata tra i sindacati: “Tutti i sindacati fanno così. Segnalano i nomi all’agenzia incaricata dall’azienda di assumere. E qualcuno di quelli che ho segnalato a settembre, oggi è già stato anche licenziato”. Un’affermazione ribadita ma approfondita da Rizzo anche sulle nostre pagine e che sollevò l’immediata presa di distanza di Samuele Lodi della Cgil. Ma non solo: il sindacato Fismic decise infatti di passare direttamente alle vie legali e querelò Rizzo per diffamazione, per poi costituirsi parte civile al processo. Con le sue affermazioni, Rizzo avrebbe infatti leso l’onore e la reputazione dell’intero mondo sindacale.
Dal canto suo la segretaria della Fim, assistita dagli avvocati Michele Chiaromonte e Paolo Picci, si è sempre difesa senza ritrattare la propria affermazione, ma al contrario cercando di motivarla e contestualizzarla, visto che a suo avviso fu riportata in maniera troppo slegata dalla situazione generale. E anche durante l’udienza conclusiva in tribunale ha affermato che nonostante rilasciò un’intervista telefonica di circa 20 minuti al quotidiano Repubblica, l’unica sua frase riportata nel successivo articolo del quotidiano fu proprio quella sorta di ‘così fan tutte’ per la quale è stata imputata, e ha sottolineato che tra i presunti ‘raccomandati’ alla Vm c’erano anche persone che non erano state assunte o che non erano state riconfermate dopo il periodo di prova.
Argomentazioni che potrebbero aver fatto breccia nel giudizio del tribunale (le cui motivazioni verranno rilasciate in seguito, come da prassi), dal momento che dopo il ritiro in camera di consiglio, il giudice Giacomelli ha optato per la piena assoluzione della segretaria Cisl – Fim. Che al termine dell’udienza si è dichiarata felice della decisione del tribunale ma non ha voluto rilasciare ulteriori dichiarazioni, affermando di volersi lasciare presto alle spalle la lunga polemica che l’ha investita negli ultimi tre anni.
“Oggi sono emerse in maniera palese, evidente e chiara due cose – commenta l’avvocato Chiaromonte -: che Rizzo non aveva alcun intento diffamatorio con quella frase riportata su Repubblica, ed è emerso in maniera altrettanto chiara e palese la condotta tenuta da Fim Cisl in riferimento a quella famosa mail pubblicata il giorno prima. Non c’era alcuna attività di raccomandazione, ma solo di assistenza ai lavoratori nell’approccio prima alle scuole professionali, finanziate dall’Unione Europea, e successivamente alle agenzie interinali, dopo che la Vm ha chiesto che i lavoratori passassero per quel circuito. Quindi in quella fase tanti lavoratori anche non iscritti al sindacato chiedevano aiuto per presentare curriculum ad agenzie interinali e scuole professionali, tant’è vero che anche altri sindacati in seguito hanno istituzionalizzato degli sportelli per l’accesso al lavoro, che svolgono proprio queste funzioni”.
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