Aree interne. Calderoni: “Invertire la narrazione, Ferrara abbia il coraggio di uno sguardo nuovo”
Il presidente di Cia-Agricoltori Ferrara Stefano Calderoni interviene sulle Aree Interne dopo la lettera al Parlamento inviata da oltre 140 prelati
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La sottile linea rossa tra l'ipersensibilità figlia del pregiudizio ideologico e la panofobia più semplicemente definita 'paura di tutto'
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Un piano di rilancio nato senza garanzie formali, continuato tra mille difficoltà e terminato nel peggiore dei modi: con circa 1.900 dipendenti in tutta Italia rimasti da un giorno all’altro – nel senso letterale del termine – senza lavoro, avvisati in piena notte da un passaparola via chat di non presentarsi più nei negozi. Parliamo ovviamente della paradossale e drammatica situazione che stanno vivendo i dipendenti del marchio Mercatone Uno (92 nella sola provincia di Ferrara), che stamattina (30 maggio) hanno organizzato presidi di fronte ai tutti i punti vendita insieme ai rappresentanti di Filcams Cgil – Fisascat Cisl – Uiltucs Uil per chiedere un intervento di tutte le istituzioni per salvaguardare i posti di lavoro da una crisi, che secondo i dipendenti, si stava già profilando all’orizzonte da diversi mesi: “Siamo stati svenduti a una società fantasma”, si legge in uno degli striscioni più espliciti appesi dal personale di fronte alle tre sedi di Ferrara, Comacchio e Mesola.
E infatti oggi a salire a salire sul banco degli imputati, secondo lavoratori e sindacati, sono principalmente in due. In primis la Shenron Holding, che nel luglio scorso acquistò 53 punti vendita Mercatone Uno per proseguirne l’attività, ma senza alcuna fideiussione o altri tipi di coperture economiche per garantire la continuità del progetto. E in secondo luogo il ministero allo sviluppo economico di Luigi Di Maio, che oltre a non aver preteso tali garanzie non ha nemmeno tenuta monitorata la situazione, lasciando degenerare le evidenti difficoltà della holding che a un mese dall’avvio dell’attività aveva già cinque milioni di merce non pagata ai fornitori, e che oggi si trova a bilancio un buco da circa 90 milioni di euro. Lo scarno ‘curriculum’ della Shenron del resto avrebbe dovuto far mantenere alta l’attenzione delle istituzioni: la holding era nata solo sette mesi prima (nel dicembre 2017), con sede legale a Malta e un capitale sociale di appena un milione di euro. Nulla di illegittimo, ma di certo neanche il tipico identikit di chi può gestire un’imponente catena di centri commerciali come Mercatone Uno.
Agli indizi che potevano essere colti dall’esterno si aggiungono i particolari che in questi giorni i lavoratori di Mercatone Uno stanno facendo emergere: primo tra tutti le informazioni e disposizioni diffuse negli ultimi mesi dai loro superiori per non far trapelare la situazione di crisi in cui era ormai precipitata la holding. “Fino a una settimana fa – racconta una lavoratrice al presidio davanti al negozio di Ferrara – ci dicevano che era tutto tranquillo e che dovevamo rasserenare i clienti, vendere tutto quello che c’era e incassare anche se avevamo la merce a disposizione. Ci abbiamo messo la faccia e siamo stati fregati noi per primi, ora cosa dobbiamo dire ai nostri clienti che hanno fatto degli ordini?”. Una sua collega amplia il discorso con un’ulteriore considerazione: “In questa crisi ci sono 1.900 famiglie che rischiano enormi difficoltà e ci serve il supporto e l’interessamento di tutta la collettività, ma se la proprietà se ne lava le mani rischiamo una contrapposizione tra lavoratori, clienti e fornitori, mentre invece dobbiamo restare coesi”.
Nel frattempo le istituzioni locali hanno aperto un tavolo di confronto in Regione, che ha come obiettivo la salvaguardia degli stipendi lavoro e la continuità dell’attività di Mercatone Uno. A fare un resoconto ai lavoratori sull’incontro avvenuto in mattinata è l’assessore alle attività produttive Caterina Ferri, che di ritorno da Bologna raggiunge il presidio ferrarese. per la Regione e i Comuni emiliani coinvolti nella vertenza (oltre a Ferrara anche Bologna, Imola, Rimini e altri Comuni minori) la strada da percorrere a questo punto è una sola: far rientrare i negozi Mercatone Uno sotto la precedente amministrazione straordinaria (da cui furono rilevati da Shernon), mantenerli in attività perchè non perdano valore e attrattività in vista di un nuovo possibile investitore, e nel frattempo attivare la cassa integrazione straordinaria ai dipendenti, che verrà anticipata dalla Regione per non aspettare i tempi tecnici dell’Inps, che potrebbero prolungarsi anche per sei mesi.
Una scelta accolta addirittura dagli applausi dei lavoratori in presidio, ma che al momento rappresenta comunque una sorta di ‘soluzione tampone’, in attesa di capire quali saranno le scelte della Shernon e del Ministero dello Sviluppo Economico che proprio in queste ore hanno in programma un incontro a Roma insieme ai creditori della holding. “Nel nostro incontro in Regione – spiega Ferri – si è parlato di come tutelare i posti di lavoro, ma non siamo potuti entrare nel dettaglio della crisi di Shernon, che è una vertenza nazionale e per questo fa capo al ministero, che in questi mesi ha sottovalutato la situazione e non ha svolto una funzione di controllo, come è prassi in questi casi e in particolare quando una catena nazionale viene rilevata da un investitore poco conosciuto e che non offre particolari garanzie dal punto di vista patrimoniale”.
Nel frattempo anche i candidati sindaci hanno fatto visita al presidio a Ferrara in mattinata e lanciato un appello all’unità politica per risolvere la crisi. Per il candidato del centrodestra Alan Fabbri “Questo non è un tema solo legato ai dipendenti qui presenti, ma una battaglia di principio di tutta la città perché se un lavoratore può essere licenziato, da un giorno all’altro e senza nessun preavviso, vuol dire che è un problema di tutti noi. La politica non può dividersi su questo tema e faremo di tutto per difendere questi posti di lavoro”.
Modonesi dal canto suo afferma che “Metteremo in campo qualsiasi azione per favorire il subentro nell’attività a un altro investitore. Non ci sono scuse che tengano e bisogna tornare all’amministrazione straordinaria il prima possibile per avviare da subito gli ammortizzatori sociali per i lavoratori e dare un segnale di attenzione a clienti e fornitori che rischiano di perdere i propri soldi. Il fallimento di Mercatone Uno è una situazione che il Governo ha ampiamente sottovalutato prima che finisse in un modo assurdo e inaccettabile”.
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