
Nicola Sartor, rettore dell’Università di Verona
Superare il numero chiuso per i corsi universitari? No: aumentarne l’utilizzo. È una vera e propria contrapposizione accademica quella che vede protagonisti il rettore di Unife Giorgio Zauli e il suo omologo dell’Università di Verona, Nicola Sartor, che sono intervenuti in momenti distinti su Il Sole 24 Ore e Radio 24 mostrando visioni assolutamente opposte di un tema che negli ultimi mesi sta facendo discutere gli atenei di tutta Italia.
“Vorrei capire come farebbe Ferrara a gestire un numero incredibilmente elevato di persone che si dovessero iscrivere. I numeri parlano chiaro”, afferma Sartor sulle colonne del quotidiano di Confindustria, spiegando come mai la proposta di Zauli a suo avviso non è né praticabile né ausicabile. Impraticabile per i problemi legati alle difficoltà organizzative, logistiche e a livello di pubblica sicurezza nelle strutture universitarie; non auspicabile perché occorre continuare a contrastare il “fenomeno dell’esamificio”, puntando più sulla qualità dell’insegnamento che sul numero dei frequentanti: “Vogliamo offrire agli studenti la possibilità di esercitare il diritto allo studio, cosa diversa rispetto al diritto all’iscrizione”, spiega Sartor.
Inizialmente il rettore dell’ateneo veronese non critica direttamente il collega di Unife, ma dopo aver introdotto il proprio punto di vista arriva anche l’inevitabile confronto con la proposta di Zauli. A Verona infatti dall’anno prossimo rimarranno solo due corsi ad accesso libero: Lettere e Arti e beni culturali: “È un percorso partito anni fa, dunque si tratta solo del suo completamento”, afferma Sartor, che elenca le tre principali motivazioni della scelta. La prime due sono legati ad aspetti pratici e organizzativi: “Siamo tenuti al rispetto delle leggi dello Stato, che ci impongono un rapporto minimo docenti-studenti. Se gli studenti superano un certo numero, noi dovremmo garantire un maggior numero di docenti. Non va poi dimenticato che da più di 10 anni gli atenei sono sottoposti al blocco del turn over, quindi nel tempo il numero dei docenti si è ridotto”. In secondo luogo “dobbiamo rispettare la normativa nel campo della prevenzione e della sicurezza dei luoghi frequentati dagli studenti, a partire dalle norme antincendio. Ciò significa che non possiamo avere studenti seduti sui gradini o nei corridoi”.
Il terzo fattore è rappresentato dalla qualità dell’insegnamento: “Gli studenti chiedono di vivere appieno l’università, ma noi abbiamo risorse limitate in termini di aule e di laboratori”, afferma Sartor, secondi cui “gli enunciati sono facili, la concretezza è qualcosa di diverso: o il governo cambia la normativa (e voglio vedere se si può cambiare nel campo di sicurezza, prevenzione e antincendio), oppure ci dia più risorse per aumentare gli spazi e il numero di docenti. Non ci rifiutiamo di avere un maggior numero di studenti, chiediamo che gli studenti possano seguire un percorso di studi che preveda la presenza in aula, l’utilizzo di laboratori e un numero adeguato di docenti”.
Si arriva così a toccare la proposta di Zauli, che Sartor boccia esplicitamente: “Sono fortemente contrario. Con tre esami e la decisione di tre docenti, si stabilisce il futuro della persona”. Il rettore veronese concorda sulla “necessità di ampliare il numero di medici, così come nessun dubbio sulla necessità di aumentare le borse di specializzazione perché è lì che si crea l’imbuto”, ma “se la preoccupazione è aumentare il numero di medici professionisti, innanzitutto va eliminata la strozzatura causata da un numero di borse di specializzazione inferiore al numero dei laureati in medicina e chirurgia. Dopo sei anni di studi, quelle persone sono state più che testate e formate e non c’è motivo di fermarli”.
E guardando alla situazione che si potrebbe creare a Ferrara, conclude: “Vorrei capire come farebbe Ferrara a gestire un numero incredibilmente elevato di persone che si dovessero iscrivere. I numeri parlano chiaro. Prendiamo il caso di Verona: noi possiamo accogliere fino a 200 studenti al massimo, a fronte di 1.500 persone che vengono a fare il test di Medicina. E’ legittimo pensare che, eliminando ogni limite, verranno 1.500 persone ad iscriversi al primo anno di Medicina. Dove li sistemo? Ci saranno studenti particolarmente determinati che si presenteranno alle 5 di mattina davanti all’aula per poter assistere ad una lezione, altri invece che non potranno entrare in aula. Che faranno, studieranno a casa?”.
Grazie per aver letto questo articolo...
Da 18 anni
Estense.com offre una informazione indipendente ai suoi lettori e non ha mai accettato fondi pubblici per non pesare nemmeno un centesimo sulle spalle della collettività. Il lavoro che svolgiamo ha un costo economico non indifferente e la pubblicità dei privati non sempre è sufficiente.
Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci legge e, speriamo, ci apprezza di darci un piccolo contributo in base alle proprie possibilità. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di ferraresi che ci leggono ogni giorno, può diventare fondamentale.
OPPURE se preferisci non usare PayPal ma un normale bonifico bancario (anche periodico) puoi intestarlo a:
Scoop Media Edit
IBAN: IT06D0538713004000000035119 (Banca BPER)
Causale: Donazione per Estense.com