Scritta sull’autobus: “Magrebini ai forni”
“Magrebini ai forni”. È la scritta comparsa questa mattina su un autobus della Linea 11. Se n'è accorta una signora anziana che ha inviato la segnalazione all'attivista del Pd Diego Marescotti
“Magrebini ai forni”. È la scritta comparsa questa mattina su un autobus della Linea 11. Se n'è accorta una signora anziana che ha inviato la segnalazione all'attivista del Pd Diego Marescotti
Lo hanno sorpreso mentre - con fare sospetto - apriva il cancellino di un'area cortiliva di un'abitazione del centro, per poi entrare in un garage e rubare una bicicletta. È così finito in manette, con l'accusa di furto aggravato, un 30enne ferrarese già noto alle forze dell'ordine
Due gemelli di 18 anni sono stati denunciati per resistenza a pubblico ufficiale; uno dei due è stato inoltre segnalato per uso personale di sostanze stupefacenti. È il bilancio dei controlli quotidiani che, durante la giornata dello scorso 4 novembre, i carabinieri hanno effettuato nella stazione delle autolinee extraurbane di Copparo
Tper ha completato l'allestimento del sistema di videosorveglianza a copertura dell'intera propria flotta di circa 1.200 autobus in servizio nei bacini di Ferrara e di Bologna, una realizzazione finalizzata a migliorare gli standard di sicurezza a bordo e la qualità del servizio offerto ai cittadini
Il 10 novembre si costituisce Confcooperative Romagna-Estense. L’assemblea di fusione tra Confcooperative Romagna, 523 aderenti, e Confcooperative Ferrara con 89 cooperative, darà vita a una delle unioni territoriali più grandi d’Italia, sia per numero di cooperative che per estensione territoriale e comprenderà 4 province: Ferrara, Forlì̀-Cesena, Ravenna e Rimini

(archivio)
Una pena severa, tre anni di reclusione, quella chiesta dalla procura per un’educatrice di 38 anni accusata di aver maltrattato quattro bambini in un nido d’infanzia nel periodo tra 2016 e 2017.
Per l’accusa – sostenuta in aula dalla vpo Shila Davi – sono credibili le testimonianza dei genitori, non essendo possibili quelle dirette dei bambini (ai tempi avevano 2 anni all’incirca): “I comportamenti dei bambini riferiti dai genitori – ha detto la pubblica accusa nella sua requisitoria – sono univoci e portano a dimostrare come fossero vittime di maltrattamenti: schiaffi, colpi sulla testa e sulle gambe”.
Alla procura si sono associate le parti civili che hanno chiesto danni per 100 e 200mila euro, chiedendo altresì la corresponsione di una provvisionale rispettivamente di 40 e 50mila euro.
I comportamenti a cui si fa riferimento sono incubi notturni, ‘sfoghi’ violenti con le bambole, capricci al momento di farsi cambiare il pannolino. In un caso sarebbero stati documentati con fotografia e video lividi nell’interno coscia e sul pube di una bambina. Il condizionale è d’obbligo perché come rilevato dalle difese, foto e video, risalirebbero al 2 febbraio 2017, circa 15 giorni dopo che l’educatrice era stata ormai messa a casa dal nido. Non solo, i genitori che hanno denunciato i maltrattamenti hanno sostenuto che ci fosse anche un video, scambiato anche via Whatsapp, in cui una bambina diceva esplicitamente – a modo suo, ovviamente – che la maestra picchiava i bambini, tale video è però scomparso nel nulla e non mai stato allegato nemmeno alla denuncia.
“Non è emersa l’esistenza della violenza e nemmeno un abuso dei mezzi leciti di correzione”, ha detto con forza l’avvocato Irene Costantino, che difende la legale rappresentate del nido – oggi chiuso – chiamata come responsabile civile.
All’avvocato Denis Lovison, difensore dell’educatrice, che ne ha chiesto la piena assoluzione, il compito di entrare in maniera più analitica sulle singole testimonianze, evidenziando come non siano state seguite le linee guida per ascoltare i minori, anche se in questo caso troppo piccoli perfino per poter essere dichiarati capaci di testimoniare. Secondo il difensore, i genitori hanno ascoltato fin da subito i bambini con modalità “tali da compromettere irreparabilmente la genuinità dell’infante (effetto compiacenza)”, sviluppando anche un effetto a catena tra genitori, condividendo impressioni e bozze delle denunce su un gruppo Whatsapp, per cui alle loro dichiarazioni “non può essere attribuita alcuna rilevanza probatoria, poiché inquinate ab origine”. In ogni caso, per l’avvocato non vi è prova alcuna dei maltrattamenti, essendo i cambiamenti nella personalità dei bambini notati dai genitori compatibili con altri fattori familiari – malattie, spostamenti, distanza di un genitore per lavoro – soprattutto in una fase della vita chiamata “terrible two”.
Il giudice Vartan Giacomelli si pronuncerà il 19 marzo.
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