Tornano in mostra le copertine che raccontano Ferrara
Dopo il grande successo riscosso a dicembre, tornano in esposizione 34 copertine illustrate di The Ferrareser, che hanno raccontato Ferrara attraverso l’arte, la grafica e la narrazione visiva
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Stefano Lamorgese (foto di Giulia Paratelli)
Un “pensatore”, che ha fatto della comunicazione “sana” il suo pane quotidiano, è pronto a far riflettere anche Ferrara sulle “parole vere e racconti belli” su cui si incardina il nuovo festival “Punto e virgola”. Parliamo di Stefano Larmorgese, prima tra i fondatori di Rainews e oggi redattore di Report, protagonista dell’ultimo laboratorio in programma oggi, domenica 2 dicembre, alle 16 alla Galleria del Carbone.
Cosa l’ha spinta a partecipare a questo nuovissimo festival ferrarese?
Quando si parla di parole in pubblico è sempre utile, per questo ho accettato con piacere l’invito del Gruppo del Tasso. Ormai ci sono poche parole belle e quelle vere vengono contraddette ogni giorno dalla retorica politica. Interpreto questo festival come un rovesciamento della realtà sulla base del desiderio.
Un bel pensiero, in effetti si definisce un ‘thinker’. Pensa che in Italia ci siano pochi pensatori e troppi opinionisti?
È un punto delicato, quando si parla di tempi compressi ed esigenza della tutela della figura pubblica, chi è coinvolto nella macchina della comunicazione impone a esprimersi su tutto, ma è una pratica scorretta e sbagliata. Studiare e meditare di più prima sarebbe una buona prassi. L’obiettivo della comunicazione è occupare uno spazio comunicativo ma spesso chi domina appena l’Abc di un argomento si espone a interventi con poca motivazione, disturbanti, confusi. L’auspicio è di diminuire il volume e la frequenza, per parlare con cognizione. I latini dicevano “Rem tene, verba sequentur”, ovvero possiedi i fatti, le parole seguiranno.
Qualche esempio?
Basta sfogliare i giornali, le parole vere non dette portano alla diffusione delle fake news, notizie false per occupare spazio purché sia e per orientare l’opinione pubblica non su basi oggettive ma sulle opinioni, così torna in campo l’oggetto del desiderio. Basta pensare agli articoli di Lercio, fanno ridere ma a volte le news della realtà superano la fantasia distorta del paradosso come si vede su “Ah ma non è Lercio”. Mi viene in mente il paradosso della satira sulla “amichevole fra razzisti di merda e buonisti del cazzo finisce in rissa”. Ovviamente non è vero ma sintetizza contrapposizioni che viviamo quotidianamente. Ci sono centinaia di esempi anche dal passato, come la storia smontata delle prime parole di Armstrong sulla luna. Il meccanismo di costruzione fallace della realtà non è solo sul presente ma si serve del passato.
A proposito di passato, lei è stato tra i fondatori di Rainews mentre ora lavora per Report, come mai questo cambio lavorativo?
Ho fatto tante altre cose, autore tv per programmi di approfondimento su Rai2 e palinsesto Rai international, insegno a Ferrara al dipartimento di studi storici. Nella comunicazione cambiare spesso fa bene.
Qual è l’inchiesta o il periodo di cui vai più fiero?
È il periodo dal 2010 al 2013, nel quale per RaiNews 24 insieme al vice direttore Roberto Reale ho ideato, realizzato e prodotto “Scenari, inchiesta web” su temi più vari di interesse locale e nazionale solo attraverso fonti open source. Un esperimento mai realizzato prima ma che ha creato un prodotto interessante. Non è necessario seguire la retorica del reporter che consuma le suole delle scarpe a caccia di notizie in strada; nel mondo della telematica è possibile fare ricerca giornalistica su fonti open source. La quantità di informazioni è spropositamene vasta per imbattersi in ciò che si cerca senza chiedere favori o tanti soldi: con questa logica, in totale autoproduzione, con 20-30mila euro l’anno si riescono a fare 50 puntate, viaggiando zero ma navigando nella rete.
È un’esperienza che racconterà al suo laboratorio che individua percorsi inesplorati nella cronaca?
Non ho ancora scelto il punto di partenza, ma non credo che sceglierò un fatto di cronaca recente. Pensavo più alla storia antica (per Newton ho pubblicato il libro “I signori di Roma” che raccoglie 47 biografie dei personaggi che hanno segnato la grandezza della città eterna), perché l’argomento storico letterario è una bella palestra per le parole. Specie se vere e belle.
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