Politica
11 Settembre 2018
'Ferrara in Comune' e 'Mi Rifiuto' presentano la prima proposta di delibera popolare nella storia ferrarese: ora la palla passa ai partiti

L’alternativa pubblica a Hera arriva in consiglio: per la politica è tempo di uscire allo scoperto

di Ruggero Veronese | 3 min

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Fino a che punto i politici ferraresi sono disposti a mettere in discussione il monopolio di Hera nell’erogazione dei servizi? Per avere una risposta occorrerà attendere qualche settimana. Entro la fine di settembre il consiglio comunale dovrà infatti discutere la prima proposta di delibera di iniziativa popolare nella storia della politica ferrarese, che punta a riportare a una gestione totalmente pubblica il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti a Ferrara.

Una ‘prima volta’ che per l’associazione Ferrara In Comune e il comitato Mi Rifiuto rappresenta già un piccolo successo, visto che gli attivisti hanno trascorso tutti i fine settimana da maggio a luglio a raccogliere le 955 firme (ne servivano 500) dei ferraresi che hanno supportato l’idea. Ora però si passa alla fase successiva, che verrà coinvolti direttamente i partiti politici: associazione e comitato infatti incontreranno i gruppi consiliari che dovranno discutere la proposta in consiglio, per sondare chi è davvero pronto a esporsi in prima persona per una gestione diversa del servizio rifiuti.

Cosa prevede la delibera di iniziativa popolare? L’idea è quella di far finanziare dal Comune uno studio di fattibilità sulle possibili alternative a Hera, per capire i costi di un eventuale ritorno al pubblico della gestione dei rifiuti, attraverso una nuova società pubblica o altre formule che potranno essere presentate e discusse da politici, associazioni e cittadini. Una svolta già compiuta da altre realtà simili a Ferrara, come Forlì, e che secondo gli attivisti potrebbe essere replicabile anche a Ferrara.

Nei giorni scorsi associazione e comitato sono stati ricevuti dal presidente del consiglio comunale Girolamo Calò, che ha anticipato alcune difficoltà tecniche a cui potrebbe andare incontro la delibera. La prima riguarda il ruolo di Atersir, che agisce da ‘ponte’ tra Hera e le amministrazioni comunali e va quindi inclusa nella discussione. La seconda sta nei costi dello studio di fattibilità, che gli attivisti stimavano attorno ai 10mila euro ma secondo Calò si aggirerebbero attorno ai 50mila. E per finire la disponibilità di queste risorse, che andrebbero ‘liberate’ dai vincoli del prossimo bilancio attraverso una manovra ad hoc

Tutte difficoltà affrontabili secondo gli attivisti: “C’è un grande interesse popolare su questa proposta – spiega Corrado Oddi di Ferrara in Comune -, come dimostrano le firme che abbiamo raccolto e pensiamo che i partiti terranno in considerazione questa volontà. Conosciamo il ruolo istituzionale di Atersir, ma la sovranità delle decisioni spetta comunque al consiglio comunale. Riguardo ai costi dello studio di fattibilità possiamo dire che in passato, per questioni come l’acqua pubblica, ne sono stati realizzati a costi inferiori, ma se i costi dovessero rimanere quelli varrebbe la pena effettuare una manovra di bilancio, visto che potrebbe essere nell’interesse di tutti “.

Al di là degli atti formali, l’intenzione degli attivisti è ora quella di raccogliere l’appoggio dei partiti politici attraverso una serie di incontri informali che si svolgeranno nei prossimi giorni: sul calendario delle prossime settimane ci sono i gruppi di Sinistra Italiana, Pd, Gol ed M5S, mentre non hanno ancora risposto alla chiamata i rappresentanti di Lega Nord, Forza Italia e Fratelli d’Italia. Per l’associazione e il comitato, forti delle firme raccolte, sarà il momento per fare uscire i politici allo scoperto e chiedere se sono disposti al braccio di ferro con una società come Hera. “Se dovessimo incontrare ragionamenti e perplessità di carattere non tecnico – afferma Oddi -, li interpreteremmo come non volontà di procedere con questo piano”.

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