“L’assistente sociale del bambino strappato per una telefonata è stata rimossa”. Recita così una nota inviata alla stampa da Paolo Roat, responsabile Nazionale Tutela Minori del Comitato dei Cittadini per i Diritti Umani (Ccdu) Onlus, in merito al doloroso caso avvenuto nella provincia ferrarese di un bambino di 3 anni allontanato dalla madre.
Ma, a una verifica dei fatti, la storia sembra un racconto fatto di mezze verità, costruito su una realtà alternativa, apparecchiata non tanto per il bene di un bambino e di sua madre, quanto per rendere veritiero il credo dell’associazione, sfruttando l’empatia delle persone, la stampa e anche la politica (si sono mossi senatori e si è arrivati anche a una interrogazione in Regione sulla questione) per trasmettere un messaggio: la psichiatria è il male.
Il Ccdu è infatti la copia italiana del Citizen Commission on Human Rights, un’associazione fondata dalla chiesa di Scientology come “ente di tutela che indaga ed espone le violazioni psichiatriche dei diritti umani”.
E non a caso, per il caso ferrarese, Roat sostiene che “quest’assistente sociale ha operato in base a obsoleti protocolli e principi psichiatrici che ancora infestano parte della tutela minorile odierna. Alla fine, il Tribunale e le Amministrazioni hanno compreso e stanno correggendo l’errore, ma un bambino di soli tre anni ha sofferto per mesi lontano dalla mamma: un trauma che probabilmente non si rimarginerà mai più. È giusto che chi ha sbagliato paghi e ci auguriamo che venga impedito a questa persona di commettere ulteriori abusi, ma è sempre più urgente una riforma del diritto minorile volta a rimuovere lo strapotere degli psichiatri e delle loro diagnosi – per loro natura arbitrarie e soggettive”.
Ma, come spiega a Estense.com la direttrice dell’Asp Terre e fiumi, Norma Bellini, la realtà del caso in questione appare molto diversa da come la racconta il Ccdu: innanzitutto non c’è stata nessuna rimozione, anche perché non c’era alcun motivo di agire in tal senso. “Le dico subito che è falso, l’assistente sociale non è stata affatto rimossa – afferma Bellini -. Ha vinto un concorso a Piacenza, per un posto a tempo indeterminato, mentre qui era a tempo determinato, e si è dimessa per trasferirsi lì”. E che non si sia trattato affatto di una rimozione, lo conferma il rammarico della presidente: “È una professionista preparata, molto capace, che lavorava con abnegazione. È una perdita per noi”.
Ma c’è di più. Perché l’Asp contesta anche il modo in cui è stata raccontata finora la storia. Se Roat e il Ccdu affermano che “circa un mese fa il Tribunale aveva cambiato rotta stabilendo ciò che l’avvocato della mamma Francesco Miraglia chiedeva da mesi, riunire madre e figlio”, la presidente Bellini offre un’altra versione, che racconta una verità di fatto opposta su come siano andate le cose: “Il tribunale, ed è scritto negli atti, ha ratificato tutti gli atti degli assistenti sociali, che poi hanno relazionato e proposto un tentativo di conciliazione e il tribunale ha ratificato anche questo, tanto che la madre è stata ricollocata insieme al figlio”.
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