Politica
9 Agosto 2018
Vincenzi risponde alle accuse del segretario leghista: "Non conosce la diffferenza tra pubblico e privato. Fuori dal lavoro posso esprimermi come tutti"

La reazione del sindacalista-poliziotto: “Se Lodi mi vuole imbavagliare, allora ha sbagliato repubblica”

di Ruggero Veronese | 3 min

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“Nicola Lodi non riuscirà in alcun modo a imbavagliarmi e limitare l’espressione del mio pensiero. Se è quello che vuol fare, allora ha sbagliato repubblica”. Nel giorno in cui si ritrova al centro degli attacchi del segretario della Lega Nord, il poliziotto e sindacalista della Silp – Cgil Enrico Vincenzi si mostra sereno e pronto a smentire tutte le accuse, da quella di aver scritto contenuti diffamatori verso il ministro Salvini a quella di aver utilizzato i social network per fare propaganda politica in orario di servizio.

“La polizia ha un regolamento molto rigido – afferma Vincenzi -, che conosco meglio di Lodi e che ho sempre rispettato. Bisogna distinguere attentamente i tre ambiti: lavorativo, sindacale e privato. In ambito lavorativo non mi sono mai permesso di mettere in discussione un mio superiore o l’opera del ministero degli Interni, ma come privato cittadino posso permettermi una critica politica. I miei interventi sono valutati anche dal mio sindacato e non ho mai ricevuto alcun richiamo”.

Ma regolamenti e norme a parte, il sindacalista rimanda al mittente anche le accuse di aver usato toni e termini diffamatori: “Non sono mai stato bloccato o segnalato su Facebook e non ho mai valicato il limite della critica personale. Lodi invece più volte sulla stampa e sui social network mi ha offeso, dandomi del burattino e dell’utile idiota”.

Un discorso che di fatto ribalta le tesi di Lodi, mettendo per Vincenzi il segretario leghista nel ruolo di potenziale diffamatore: “Mi tutelerò nei modi e nelle sedi che riterrò più opportune – afferma il poliziotto -: se Lodi mette in discussione la mia condotta sul posto di lavoro si renderà necessaria un’azione legale”.

Secondo il sindacalista, l’operato di Lodi andrebbe in contrasto anche con la linea del suo stesso partito: “Credo sia motivo di imbarazzo questo accanimento personale da parte di un segretario di partito verso una persona e rappresentante sindacale della Polizia di Stato, da parte di una persona che non conosce la differenza tra ambito pubblico e privato. Voglio capire cosa cerca di colpire e per quali ragioni. Dieci giorni fa me lo sono ritrovato a una riunione privata e vorrei capire perché mi sta seguendo. Non credo sia una questione politica, ma più personale”.

E riguardo alla possibilità di un impegno politico e di una sua futura candidatura? Da questo punto di vista Vincenzi non esclude la possibilità di una sua effettiva ‘discesa in campo’: “Se decidessi di candidarmi lo farei con una lista civica, perché mi sento equidistante dalle forze politiche. Ma in quell’ipotesi non è corretto l’iter descritto da Lodi: dopo essermi candidato dovrei segnalarlo ai miei uffici, chiedere un’aspettativa di sei mesi e una volta ripreso il lavoro sarei trasferito in un’altra città per almeno quattro anni. Prima di allora non esprimerò mai le mie opinioni politiche in ambito lavorativo o sindacale, ma posso farlo in quello privato, come ogni altro cittadino”.

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